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Dolenjska, terra di acqua, boschi e storia
Maja Slivnjak è consulente per la Lovely Trips, azienda di promozione di realtà turistiche slovene e mitteleuropee. Il post è sponsorizzato da:
La Slovenia, si sa, è un paese piccolo. A riguardo fioriscono anche le barzellette: cosa succede quando uno sloveno si fa un tuffo in piscina? Schizza d’acqua un triestino; perché i bambini sloveni stanno molto attenti quando giocano a calcio? Il pallone potrebbe finire in Croazia, o in Austria… Battute a parte, a dispetto delle sue dimensioni la Slovenia è una terra variegata; un’Europa in miniatura, come suggerisce qualcuno. Dalla costa adriatica alle cime delle Alpi, da grotte come quelle di Postumia e San Canziano alle città d’arte, passando per laghi, pianure, sorgenti d’acqua termale e densi boschi, la Slovenia offre quasi ogni tipo di paesaggio ed ecosistema naturale. Manca soltanto il deserto…
Tra le regioni slovene più significative, dal punto di vista naturalistico e ambientale, c’è senza dubbio la Dolenjska (in italiano Bassa Carniola). Si tratta di un territorio incontaminato, dove i boschi si alternano alle colline e ai vigneti, e dove abbonda l’acqua dolce. Qui, nella parte più sudorientale della Slovenia, sopravvivono sacche di foresta vergine, e prospera una fauna di orsi, cervi, lupi, cinghiali e camosci. Non a caso uno dei simboli della Dolenjska è il “re del Kočevski Rog”, un maestoso abete vecchio di mezzo secolo alto ben 51 metri, e con una circonferenza di quasi 6 metri.
Arterie della regione sono due fiumi assai importanti: il Sava, che è uno dei maggiori affluenti del Danubio, e il Krka, a sua volta tributario del Sava. Ancora, è un fiume, il Kolpa, a fungere da confine tra questa verde porzione di Slovenia e la Croazia, che si estende a sud. E proprio sul Krka sorge una delle maggiori attrazioni della regione: la cittadina di Novo mesto. Non fatevi ingannare dal nome: anche se in italiano vuol dire “Città nuova”, in realtà Novo mesto era un centro di rilievo già nella preistoria, dato che sorgeva su un terreno collinoso, ricco di boschi, assai facile da difendere, e per giunta bagnato dal Krka (si ricordi che per millenni i fiumi furono le “autostrade” di chi abitava in zone lontane dal mare).
Antica tappa della Via dell’ambra che collegava le coste del Mar Baltico con i floridi porti del Mediterraneo, Novo mesto è sempre stata una protagonista della storia slovena. Per secoli nota con il nome di Rudolfswerth, fu un baluardo contro gli attacchi delle truppe ottomane, e un importante snodo commerciale. Oggi è una cittadina pittoresca con un bel centro storico medievale, ed è famosa tra i viaggiatori per la chiesa di San Nicola, con una tela del Tintoretto; per un monastero francescano; ma soprattutto per il Museo della Dolenjska (in sloveno, Dolenjski muzej).
Ho già scritto un post sul tema qualche tempo fa, ma come si dice in latino, repetita iuvant. Il Museo è una delizia, traboccante di tesori culturali, artistici e storici. Si pensi soltanto alla sua collezione archeologica, che comprende situle magnificamente decorate, elmi greci in bronzo, capolavori come la statuetta di Ercole del III o del IV secolo d.C., e soprattutto stupendi monili in ambra. Non bisogna dimenticare, del resto, che Novo mesto è capitale dell’anno dell’ambra 2017, e per questo motivo il Museo ha allestito non una ma ben tre esposizioni diverse: una sulle collane e i gioielli in ambra rinvenuti in Slovenia; un’altra su quella che fu probabilmente l’ottava meraviglia del mondo, la Camera dell’ambra di Caterina di Russia; il design in ambra della Polonia contemporanea. Davvero incantevole!
Un’altra esposizione interessante del Museo è quella dedicata al bucchero, dal titolo “Black”; incentrata sulle magnifiche ceramiche nere dell’istituto, rimarrà aperta sino a dicembre. Non è tutto, il Museo custodisce anche una pletora di opere d’arte: da nature morte del XVII secolo a capolavori d’arte sacra, dai dipinti di artisti locali a sculture moderne. Né bisogna perdersi la mostra di storia contemporanea, con reperti e testimonianze della Seconda Guerra Mondiale e della lotta partigiana, o gli spazi dedicati alla Dolenjska e alle sue genti.
A un tiro di schioppo da Novo mesto, poi, c’è un altro luogo interessante: il Castello di Otočec, costruito su un’isoletta in mezzo al fiume Krka. Il Castello, che nel XVI secolo fu residenza del temibile generale uscocco Ivan Lenković, oggi è un hotel di lusso con ristorante e campo da golf, ma rimane uno dei simboli dell’identità regionale. Si pensi che il noto scrittore Ivan Tavčar scelse proprio il Castello come ambientazione di due suoi romanzi. Per chi ha voglia di rilassarsi Otočec è una buona meta. Il paesino è piccolo, circa 700 anime immerse nel verde, e l’isoletta dà una sensazione di grande lontananza, quasi di remotezza. Il già citato ristorante è eccellente (fanno un ottimo gelato, che piacerà anche i più esigenti palati italiani – lo dico per esperienza), e nel fiume sguazzano anatre e cigni, creature così rilassanti!
Ho parlato dei fiumi. Ma la regione è anche ricca di sorgenti termali. Nel 1797, per esempio, furono scoperte le sorgenti calde di Čatež, che diedero origine all’omonimo stabilimento (oggi uno dei maggiori complessi termali e acquatici della Mitteleuropa, e il più grande della Slovenia). La presenza delle fonti di acqua termale contribuisce a spiegare il successo turistico di Čatež e di tutta la regione: sono molti, infatti, i vacanzieri diretti in Croazia che fanno tappa proprio a Čatež, per riprendere fiato e godersi un po’ di frescura. E sguazzare nell’acqua calda, come le anatre e i cigni che ci sono a Otočec.
La foto in copertina è stata scattata da Matej Vranič, archivio www.slovenia.info. Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è consulente per la Lovely Trips, azienda di promozione di realtà turistiche slovene e mitteleuropee.
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