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Benvenuti nel 2050! (ma non a tutti)
Non sono certo che, tra trent’anni, potremo dire di Cristina Pozzi quello che abbiamo detto di Nicolas Negroponte: «aveva visto giusto: chapeau!».
Negroponte è diventato famoso anche perché le sue previsioni del futuro spesso si sono avverate: negli anni ’90 del secolo scorso, disse che avremmo avuto la possibilità di comprare libri e riviste on line, e oggi è davvero così; nel 1985, disse che le TV sarebbero diventate oggetti capaci di dialogare con un computer, e oggi è davvero così.
Cristina Pozzi, brillante under 40 e unica italiana tra i Young Global Leader 2019 (una delle community promossa dal Global Economic Forum), in Benvenuti nel 2050 (Egea, 2019) propone una serie di visioni per il 2050, che spaziano dalle nuove frontiere uomo-macchina alla trasformazione della democrazia, dall’evoluzione delle dinamiche politiche ai cambiamenti delle modalità per innamorarsi, stare insieme e avere figli.
Sono però certo di una cosa. Anche se sono una piccola parte delle previsioni di Cristina Pozzi si avvererà, avremo un mondo con alcuni fattori di rischio, che è bene tenere in considerazioni fin d’ora e provare a gestire
Una società con troppi esclusi
Lungo tutto il libro di Cristina Pozzi, c’è un richiamo (quasi ossessivo) al fatto che solo i ricchi (lucky few) potranno compiutamente cogliere i vantaggi delle innovazioni che generano benefici alle persone (dalle meraviglie della nanomedicina ai prodotti salubri, dalla qualità dell’aria ai servizi per vivere serenamente la quarta età).
È un tema già attuale, che impone ai policy makers di impegnarsi per realizzare una vera società inclusiva, che permetta al maggior numero di persone possibili di avere le risorse materiali e cognitive per accedere ai benefici che il progresso renderà disponibili.
Senza inclusione, salta il banco.
Una società demograficamente sbilanciata
Oggi, si discute molto della crescita della popolazione mondiale e della sua diversa composizione per classi di età nelle varie parti del globo.
A partire da queste analisi, si ragiona sull’impatto che essa ha sulla propensione all’innovazione (nei territori e nelle imprese), sulle traiettorie degli investimenti, sulla sostenibilità dei sistemi di welfare e sulle direzioni dei flussi migratori.
Nel giro di qualche decennio, il tema chiave sarà un altro: complice anche il miglioramento generale delle condizioni di vita, a livello globale si invertirà il rapporto tra under 25 e over 65 nella popolazione mondiale, che passerà da 20%-7% a 17%-20%.
Progettare (fin d’ora) le modalità per supportare le attuali generazioni giovani nel prolungamento del ciclo di vita professionale in condizioni decenti è un esercizio necessario.
È un tema strategico per il sistema scolastico e universitario e per tutte le istituzioni coinvolte nei percorsi di formazione continua e ricorrente.
Una società in affitto
La crescita demografica, lo sbilanciamento tra classi di età e la pressione sulla razionalizzazione nell’uso delle risorse, porterà verso una società in cui l’affitto diventa preferibile alla proprietà (a volte, per le cose dette sopra, l’affitto è l’unica modalità per accedere a un bene o un servizio il cui costo supera le disponibilità).
Su questo fronte, la società contemporanea sembra aver già imboccato la strada giusta: basta vedere ai progressi che si stanno facendo con la diffusione di pratiche e comportamenti ispirati alla circular economy, alla sharing economy e alla on-demand economy.
Una società alla ricerca di nuove forme di responsabilità
In alcuni punti, il mondo che ci prefigura Cristina Pozzi fa rizzare i capelli.
Un paio per tutti.
I progressi dell’intelligenza artificiale, i metodi per la misurazione della reputazione on line e i social network rivoluzioneranno il funzionamento delle democrazie, con il rischio di escludere molti dalla possibilità di partecipare alla pari alle competizioni politiche. Progressi della genetica e intelligenza artificiale permetteranno ai genitori di combinare a piacimento embrioni e geni, per far nascere solo le persone che “piacciono di più”.
È uno scenario che, prima che ci sfugga di mano, reclama progressi radicali sul fronte dell’etica e delle forme di responsabilità.
* Leggi un estratto del libro qui
** La foto di copertina è di Massimo Greggio Photographer
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