Società

L’ascesa di Coprìope, musa della Trashedia

30 Maggio 2021

La musa Coprìope – da kόπρος (kòpros), “sterco, merda, concime” e όψ, οπός (ops, opòs), che significa “voce” quindi “voce di merda” – era rimasta segregata per millenni. Le sue nove sorelle olimpiche l’avevano messa in punizione. Anche Apollo l’aveva rinnegata perché stonava sempre, d’altro canto il suo nome non era foriero di doti canore e in quel perpetuo e perfetto consesso di danze, di canti e di suoni era sempre fuori posto.

Era nata prematura, sempre da Zeus e Mnemosyne, e aveva dato subito dei problemi coi suoi vagiti osceni. Zeus, si sa, aveva un caratteraccio e non volle più vederla. Anche perché lui metteva incinte le sue ninfe e poi passava ad altro. Mmemosyne, dotata di una memoria di ferro, non ricordava di aver mai sentito dei suoni così sgraziati  ma era pur sempre sua madre e quindi voleva trattarla al pari delle sorelle. Nonostante l’avesse affidata a Calliope, che invece aveva una bella voce per genetica, per cercare di farle migliorare con qualche lezione almeno l’intonazione, non aveva fatto altro che incrementare la sua predisposizione naturale all’orrendo, pur cercando astutamente di camuffarlo, e la tecnica vocale insegnatale dalla sorella maggiore lei la sfruttò realizzando esattamente il contrario. Con risultati eccellenti, dal suo punto di vista, anche per una sua caparbietà innata.

A un certo punto risultò impossibile per le sorelle fare qualsiasi cosa perché, appena Coprìope apriva bocca, i divini ricami che ognuna di esse, nella propria specialità, tesseva, si contaminavano: buchi, macchie, strappi repentini. Nulla. Ne parlarono con Zeus, che però non diede alcun seguito alla cosa perché tanto lui era sempre in viaggio e le cose di donne le lasciava alle donne. La madre, esasperata, invecchiata di almeno dieci secoli tutti d’un botto, si guardò allo specchio e si disse che non poteva permettersi ancora un simile scempio. Così fece finta di non ascoltare il consesso delle nove figlie insieme ad Apollo, in cui fu deciso di isolare Copriope su un’isola disabitata, non distante da quella delle Sirene, dove poteva cantare tutto il giorno senza nuocere. Anche gli uccelli volavano al largo da quel posto, spaventati da quegli strani versi. Apollo, il dio del Sole, per non vederla dall’alto copriva sempre di spesse nuvole quell’isola che quindi era sempre in ombra. Ogni tanto qualche naufrago incappava nell’isola ma rifuggiva subito dopo a nuoto o su una zattera perché il soggiorno lì era peggio del peregrinare in mare.

Dopo molti secoli di isolamento, la democrazia moderna, cosa ben diversa dall’antica ateniese, le ha spalancato le porte perché si è ritenuto giusto dare spazio anche a lei.

Da quando Coprìope si è presentata nel mondo contemporaneo, ha avuto un successo dopo l’altro, sembrava che non si aspettasse che lei. I primi passi, dopo tanti anni di buio, furono difficili, abbagliata com’ella fu dall’improvvisa luce. Ma poi la venerazione e le infinite possibilità che inaspettatamente le si stavano offrendo hanno avuto la meglio. L’avvento di internet è stata una fortuna insperata per lei: in brevissimo tempo è stata invocata tante di quelle volte che ha dovuto assumere molto personale per sbrigare la burocrazia e poter accontentare tutti. La quantità di trash da lei generosamente ispirato ha riempito il mondo: la decima musa ha strizzato l’occhio a Nemesi che, per amor di giustizia, ha dovuto riparare alla segregazione plurisecolare. E la sua esuberanza, nutrita da un reale altruismo e una voglia di inondare il mondo colla sua spazzatura, ha fatto della Terra il suo dominio incontrastato. Nulla da fare, il suo potere è diventato talmente esuberante che le sorelle e Apollo stesso sono rimasti impauriti e scioccati da una tale popolarità e sono andati forse a nascondersi in qualche selva ancora intatta e senza contaminazioni di immondizie mortali.

L’immondizia di Coprìope invece si è sparsa a macchia d’olio, ovunque e in tutti i campi, tanto che spesso ormai gli umani la corteggiano senza più rendersi conto di cosa stiano facendo. E i misteri copriopini sono celebrati ovunque.

Gli snob la dileggiano perché alla fine i suoi prodotti hanno spesso anche un lato comico, forse meglio dire grottesco. E di certo offre ai tanti pupilli delle sorelle démodé, almeno in questo periodo, occasione di scandalo per i più intransigenti e di parodia per i più burloni. Alla fine Coprìope porta il sorriso anche dove c’è troppa serietà.

A volte la sua immondizia è talmente tanta che si fa fatica a seguire il filo del discorso principale, sia essa musica, cinema, televisione e, sopra ogni cosa, letteratura. La quantità di spazzatura stampata o anche in formato digitale appare talmente sovrabbondante da spingere alcune persone a ricercare altri pianeti abitabili nel cosmo, dove forse ritrovare le sorelle di Coprìope, magari su altri Monti Parnasi; sulla Luna ne manca uno, per esempio, o forse sarà sulla faccia nascosta, luogo ideale per le altre muse onde non essere importunate dai suoni osceni che la sorella produce senza sosta sulla Terra. Su Marte c’è un Monte Olimpo, forse staranno tutti lì; certo, è un surrogato ma è pur sempre un rifugio.

Coprìope è anche sinonimo di rivincita, molto democratica, perché attraversa indistintamente tutte le classi sociali e spesso si esprime anche meglio dove ci sono più possibilità e denaro. Un noto viveur della Costa Smeralda, nell’antica isola Ichnussa (Ιχνούσσα), non perde occasione di celebrare Coprìope. Cosa non esce da quella bocca, dalla musa ispirato… trash puro.

La trashedia che la musa opera quotidianamente senza riposo avviene attraverso riti iniziatici che hanno cominciato ben presto a essere adottati nelle famiglie, dopo il suo risveglio. Tramite l’aiuto delle Menadi, i suoi riti sono diventati immantinente davvero indiavolati e il pervertimento del gusto, come da programma copriopesco, si è espanso senza incontrare ostacoli tra i mortali.

All’Olimpo non è ancora giunta perché sa che lì incontrerebbe qualche ostilità e sente che non è ancora il momento. Ma un giorno arriverà anche lì e saranno cazzi.

 

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