Scuola
La scuola, porta aperta sul reale
“Una sola certezza, la presenza dei miei allievi dipende strettamente dalla mia: del mio essere presente all’intera classe e a ogni individuo in particolare…..per i cinquantacinque minuti in cui durerà la mia lezione”
Cosa resta della scuola dinanzi alle storture del reale? Scoprire invece che coprire è oggi più che mai necessario, usare un codice che arriva agli studenti che sono interlocutori attivi perché portano sulla loro pelle le esperienze che vivono nell’extra scuola, negli ambienti che frequentano, le vicende che li riguarda quando sono per strada, quando, privi del ruolo che attribuisce loro le pareti scolastiche, sono semplicemente ragazzi che sperimentano un mondo sempre più complesso.
Un mondo in cui non è facile seguire una pista tracciata da chi li ha preceduti perché il mondo che li ha preceduti non esiste più, si è dissolto sotto i colpi della tecnologia, di un tempo che richiede competenze da acquisire in modo sempre più veloce e la capacità di essere aggiornati. L’attualità ci assale molto più di un tempo perché le notizie rimbalzano da un social ad un altro in tempo reale, un tempo che è denso di cambiamenti. Fino a poco tempo fa, l’omosessualità veniva taciuta, bisognava reprimere la propria natura, soffocare il proprio istinto, inventandosi una vita che non temeva la riprovazione sociale; era impossibile pensare che un personaggio pubblico potesse fare outing, a limite era concessa una vita parallela. Era impensabile accettare un cantante che giocasse con l’abbigliamento senza che venisse tacciato di omosessualità, oggi i Maneskin fanno scuola, e a scuola si manifesta per la parità di genere indossando gonne.
Un tempo si taceva, le molestie subite da parte di preti erano nascoste, i tradimenti accettati perché rientravano nell’ordine normale delle cose, la disabilità conosceva le classi differenziali perché non si considerava l’abilità da potenziare, ma l’handicap da confinare, tutto si muoveva nel solco di quanto predisposto, la devianza era arginata.
Qualche giorno fa, grazie alla battaglie portate avanti dall’ Associazione Coscioni, Mario, tetraplegico da 10 anni, può scegliere di porre fine alla sua vita, sentenza che rappresenta un successo sul tema del fine vite dopo che Cappato ha subito un processo per suicidio assistito di DJ Fabo.
Niente è più un dogma, neppure le restrizioni della chiesa che spesso rallentano processi di riconoscimento di nuove istanze e bisogni sociali.
La scuola è ossigeno, vive di racconti, di narrazioni. La parola apre a mondi nuovi, lo fa con formule chimiche, attraverso la poesia, un quadro, poiché le parole non sono solo il veicolo della comunicazione, esse sono carne, sangue, bucano lo stomaco. Un fatto si intride di parole, prende corpo attraverso la scelta di quelle che usiamo. Esse possono avere un effetto generativo, suscitare interesse, attenzione, passione o il loro contrario.
I commenti sessisti e la pacca sul sedere ricevuti dalla giornalista mentre intervistava tifosi dopo la partita Empoli – Fiorentina sono purtroppo episodi ancora all’ordine del giorno. Altrettanto grave è l’esortazione del conduttore dallo studio durante il collegamento a non prendersela poiché si cresce anche attraverso le esperienze.
Le esperienze di cui il conduttore parlava sicuramente erano riferite alle sue di esperienze, che riguardano un tempo in cui un uomo poteva commettere qualsiasi abuso e la donna doveva tacere, conservarlo nel suo bagaglio in modo che se si fosse nuovamente verificata una vicenda simile avrebbe, dopo aver cicatrizzato la ferita, potuto sentirsi meno offesa, più duttile nell’incassare il colpo. Esperienza, dal verbo latino “experiri” “provare, sperimentare”, riconducibile alla radice indoeuropea “per” “tentare, mettere alla prova”, radice che ritroviamo in “esperimento, esperto, pericolo”, sono tutte parole che rimandano alla natura polivalente dell’esperienza. Provare implica un’apertura alla novità, e quindi anche un’esposizione al rischio: quello di voler cambiare una mentalità retrograda che ancora considera alcuni ambienti riservati solo ad un pubblico maschile, dei quali le donne capiscono poco e devono giocare il ruolo della controfigura, perché la figura è il suo corpo, la sua estetica.
Ē quasi automatico quando si dice ad esempio che sei portata per le lingue e studi le lingue, cadere nella facile battuta che si lavora con la lingua. La lingua è sineddoche, indica un tutto che coinvolge il corpo, la fisicità.
Tanti sono gli eufemismi che si riferiscono al sesso e al corpo che non sono altro che versioni edulcorate delle parolacce, surrogati verbali che servono a mistificare per motivi di etica o del politicamente corretto. Alcuni afferiscono al campo semantico dei vegetali come capperi, corbezzoli, cavolo, cacchio. Tutti si riferiscono all’attributo maschile.
Cacchio, cavolo, capperi ad esempio sono sinonimi relativi a un termine agricolo che indica i germogli della vite o di alcune piante rampicanti e infestanti.
Corbezzoli, proviene da corbelli sinonimo di scatole nel senso di testicoli, è un arbusto sempreverde che produce frutti a bacche simili a ciliegie.
Carramba che sorpresa scoprire i significati di queste versioni addolcite delle parolacce, ma persino la Carrà si meraviglierebbe scoprendo che carramba è la versione spagnola dell’attributo maschile; del resto la tanto vituperata Azzolina ha avuto l’onore di vedersi appellare in modo dispregiativo col suo cognome che ben si presta all’associazione con l’organo. Nonostante l’assonanza risulta sgradevolmente cacofonico.
In foto: G. DE Chirico
Il bagnante solitario
illustrazione per Mythlogie
di Jean Cocteau, 1934
litografia
Roma, collezione privata
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