Musica
La ragazza di Galway, la più bella del mondo
Lui è un cowboy triste, uno di quei ragazzi che hanno fatto fortuna con la musica country – tutta uguale, che se cambi qualcosa non ti ascolta più nessuno. Quando decide di diventare musicista, Steve Earle sceglie Nashville, e quindi è obbligato non solo al country, ma anche al bluegrass. Ci arriva a 19 anni, nel 1974, e i tempi belli, laggiù, sono già finiti: i grandi eroi sono scomparsi, la Nitty Gritty Dirt Band ha già registrato “Will the circle be unbroken”, che è una sorta di testamento della storia musicale della città.
Ma Steve ha successo, perché i bar ci sono ancora, ci sono ancora i turisti attratti dal nome di Nashville, e con quattro accordi in croce puoi sbarcare il lunario. Per otto anni si tiene a galla con quella robaccia, finché incontra i ragazzi di Area Code 615, che avevano suonato sia per la Nitty Gritty, sia per Joan Baez e gli altri giganti. Gli dicono che le sue canzoni folk sono migliori, e lui registra un album che sembra il primo Bob Dylan, ed ha un successo travolgente e nazionale.
Nasce suo figlio, ma la moglie lo abbandona, e lui è disperato: la casa discografica preme, gli avvocati vogliono soldi per il divorzio, lui beve troppo. Gli amici gli dicono: vattene in Irlanda, come fa Sean Thornton (John Wayne), pugile americano che ha smesso perché ha ammazzato un avversario sul ring ed ha promesso di non voler mai più combattere. John Wayne va sull’isola, si innamora di Maureen O’Hara, la sposa, celebra una delle più famose scazzottate della storia del cinema, e diventa più irlandese dei nativi. Così Steve: si mette a girare con la chitarra in spalla, suonando nei bar, ed arriva a Galway, che è una delle città più entusiasmanti del mondo. Qui tutto è esagerato: la bellezza, la passione, la birra, il nazionalismo – e si dice che ci siano le ragazze più belle della terra.
Per strada incontra Joyce Redmond, un’attrice cresciuta a Galway, che lo riconosce e gli chiede cosa mai ci faccia una folkstar mondiale a suonare per pochi spicci all’angolo di una strada. Joyce è un fulmine, un uragano di forza, bellezza, intelligenza, una donna sicura di sé e che si basta da sola. Passano tutta la giornata e la notte a parlare. La mattina dopo lei scompare, è tornata a Dublino per lavoro, non gli ha lasciato né un numero di telefono, né un addio.
In “Norwegian wood” dei Beatles, John Lennon decide di bruciare la casa in cui hanno passato la notte. Steve decide di girare il mondo intero per trovare un’altra ragazza così. Alla fine si sposerà sette volte, e sarà sette volte infelice. Joyce l’ha incontrata una volta sola ancora, 20 anni dopo, perché lei è venuta a trovarlo dopo un concerto. Due saluti ed un nuovo addio.
Joyce Redmond nel 2015 con il chitarrista James Gallagher
Steve scrive la canzone “Galway girl” e racconta la sua delusione, il suo amore per l’isola, e la sua venerazione per Joyce. Per rendere la canzone il più irlandese possibile si fa aiutare da Sharon Shannon, che è la più di tutti, un monumento della musica gaelica. Lei è una donna minuta e sempre sorridente, ed insieme al marito adotta Steve, che per un periodo va a vivere da loro. Poi esce la canzone, e tutto cambia di nuovo.
Gli irlandesi impazziscono, e portano il brano al primo posto nella versione originale e, più tardi, anche in versioni cover. La ballata del cowboy triste diventa l’inno della città più irlandese del mondo, e lui ne diventa cittadino onorario. Nel 2016, mentre Steve è in ospedale, più che sessantenne, per pagare il dazio per una vita di eccessi, Galway lo saluta suonando il brano in strada. C’è Sharon, e c’è tutta la città, a cantare ed applaudire il canto in cui tutti loro si riconoscono, ed è diventato anche l’inno della locale squadra di calcio.
Io ci sono stato a Galway, e so bene quanto sia forte la sua attrazione. All’inizio ti senti spaesato ed estraneo, ma poi conosci per caso qualcuno, ed allora andarsene è difficile e doloroso. Da allora, ogni volta che penso a Galway, canto questa canzone, per raccontare a me stesso la falsa favola che recita che anch’io, se avessi voluto, avrei potuto restare per sempre – e che anch’io cerco da sempre la mia ragazza di Galway, e non l’ho incontrata mai.
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