Roma

La Pecora Elettrica, angolo di certezza in un mondo instabile

7 Novembre 2019

Ho conosciuto La Pecora Elettrica grazie a Marina, un anno esatto fa, durante una meravigliosa ottobrata romana. La prima volta ci sono entrata da sola, mentre aspettavo che mi raggiungesse. “Aspettami alla Pecora Elettrica”, mi aveva detto lei, “siediti, prendi un tè e rilassati”. Ho preso un caffè, ho lavorato un po’ e mi sono goduta la pace tra gli scaffali, le sedie colorate e un gruppetto di giovani. Ci siamo tornate la sera successiva per un aperitivo sui tavoli all’aperto, con una bella atmosfera di tiepido autunno. Mi è bastata la semplicità di pochi momenti e qualche passeggiata a Centocelle per capire, anche grazie alla mia guida, che quel posto che abbraccia un angolo di quartiere era (ed è) vissuto come un punto stabile in un mondo incerto. Solo due mesi dopo Marina ha trovato casa lì a fianco, tra un bisogno di cambiamento e la ricerca di un posto sicuro, conosciuto, vicino all’atmosfera che serviva a lei, ad un quartiere e ad una città. Era come dire che si, anche lì era possibile partire dalla cultura per favorire un incontro. Io che ho le radici nella piccola Mantova e ho scelto la grande Milano ma non conosco così bene Roma ho intuito senza difficoltà cosa volesse dire scegliere di vivere di fianco alla Pecora Elettrica, ai suoi libri e alle sue persone. Ero felice per lei e per il suo gatto rosso, per quella ricerca andata a buon fine, per quel simbolo di vicinato che aveva un senso puro di amicizia e futuro.

Quattro mesi dopo l’odore di bruciato ha avvolto Marina, Centocelle, Roma e tutti noi. Se sono bastati un caffè e una serata per farmi sentire a casa posso solo immaginare cosa sia stato assistere alle fiamme, all’invadenza del nero, ai libri improvvisamente tutti uguali e senza più parole. Grazie a Marina e al suo impegno che rendevano il mio sguardo privilegiato ne scrissi su Corriere Buone Notizie, perché volevo che anche un incendio vile e devastante fosse una notizia buona, volevo che chi tra quelle pagine cercava il bello lo trovasse anche in questo angolo di Centocelle che non aveva intenzione di piegarsi. La voglia di ricostruzione, il crowdfunding, la vendita delle pagine bruciate: niente era morto, tutto era l’inizio di qualcosa di diverso, difficile e doloroso. Ma era in inizio, ed era il 25 aprile.

Ho iniziato a vederci non solo più un luogo d’incontro ma il potere della scelta, che da sempre passa anche attraverso i libri, simbolo di potere per qualsiasi lettore che compra, prende in prestito, consiglia un autore, una storia e un mondo intero. In una parola, democrazia allo stato puro, con un senso più sociale che politico di estrema e doverosa libertà. Chi brucia questo diritto di scelta si mostra incapace di vivere in un contesto sociale, mostra di temere la libertà dell’altro al punto da sentirsi vittima impotente anche della propria libertà. Se non sai cosa fartene e come esercitarla, insomma, fai prima a distruggere anche quella degli altri, che sta in ogni luogo di cultura, in ogni libreria, biblioteca, museo. Posti di dannoso contagio, minaccioso incontro, pericoloso pensiero.

La primavera e l’estate alla Pecora Elettrica sono stati costruttivi, pieni di musica, parole, nuovi arredi, nuovi amici. Non avevo più seguito la sua storia fino a quando non ne ho letto il nuovo baratro, scoprendo nello stesso istante che era pronta a riaprire, profumata di nuovo e di rivincita.

Philip Dick con “Do Androids Dream of Electric Sheep?” (sullo schermo il “Blade Runner” di Ridley Scott) prende il 1992 e ci immagina una Guerra Mondiale che uccide milioni di persone e condanna all’estinzione intere specie, costringendo l’umanità a colonizzare lo spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente, e si producono copie incredibilmente realistiche di gatti, cavalli, pecore. I replicanti, uomini duplicati, sono simulacri perfetti e indistinguibili, e per questo motivo sono banditi dalla Terra. A volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici e di far perdere le proprie tracce. A San Francisco vive un uomo che ha l’incarico di ritirare gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano spesso il suo crudele cammino, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano.

Alzi la mano chi non se lo sta chiedendo anche adesso, in quello che è in teoria un tempo di pace.
Può un libro su un mondo cupo che getta sul futuro più domande che risposte dare il nome ad un angolo di Roma che queste risposte le sta aiutando a trovare? Può eccome, perché queste ore, queste strade gremite, dimostrano che ad ogni attacco la Pecora Elettrica torna ad accendersi di più.

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