Religione
La lezione di Bensoussan: “L’islamofobia non esiste, il razzismo anti-Arabo sì”
Densa e profonda conferenza quella dello storico Georges Bensoussan, ieri sera alla Scuola ebraica di Milano, su “il nuovo antisemitismo e il futuro degli ebrei d’Europa”. Una lunga analisi della grave crisi europea, francese in particolare, che ha tra gli aspetti più preoccupanti la terribile realtà delle comunità ebraiche minacciate dalla nuova ondata di intolleranza e antisemitismo (in Francia è appena stato pubblicato il suo L’histoire confisquée de la destruction des Juifs d’Europe).
Dice a un certo punto Bensoussan, uno dei massimi studiosi della Shoah e del pregiudizio antiebraico nonché responsabile editoriale del Mémorial de la Shoah di Parigi, «l’islamofobia non esiste». Secondo lui, uomo di sinistra, sbagliano la gauche europea e molti media ad agitare uno spettro inesistente. Rimango colpito dalla sua affermazione, forse perché anche io ho spesso sottolineato il pericolo di una deriva islamofobica negli slogan e nel sentire dei populismi odierni. Bensoussan si spiega: in sostanza, afferma, in un Paese laico è più che lecito criticare una religione e/o molti aspetti di una fede, si può farlo con l’islam, con il cristianesimo, con l’ebraismo, con il buddismo eccetera. Ecco che cosa vuol dire, penso io, l’essere cresciuto in una cultura nazionale veramente e profondamente laica! Dal punto di vista filologico il suo argomentare non fa una piega, però non mi convince fino in fondo.
Allora, gli chiedo, che termine userebbe per indicare il pregiudizio, la crociata carica di odio nei confronti dei musulmani tout court agitata quotidianamente da trumpisti, lepenisti, leghisti e fascistoidi di ogni genere? «Semplice», è la risposta, «razzismo anti arabo. Questo è razzismo bello e buono e va denunciato e combattuto». Di nuovo: non fa una piega. Eppure non sono convinto. Noi, se non sbaglio, chiamiamo antisemitismo il pregiudizio e la “critica” nei confronti dell’ebraismo. O no?
Credo sia un tema su cui meditare con attenzione. Perché ci interroga su dilemmi dirompenti: che cosa sia la laicità, che fare con l’islamizzazione del radicalismo e del terrorismo, come rispondere e sconfiggere le paure che portano consenso e voti ai vari Salvini&C.
E non sono domande da poco, dalle risposte che sapremo dare dipende il nostro futuro di mondo democratico e civile.
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