Partiti e politici
La fantapolitica non appassiona più
“L’agnello domenicale sfregola nel suo grasso.
Il grasso
immola la sua opacità”.
Essere nel presente significa oggi non poter scegliere di non possedere un telefonino smart, o di non collegarsi ad un social. Chi opera questa scelta è fuori, fuori tempo, fuori luogo, fuori di testa perché è persino impossibile immaginare una vita in cui si è disconnessi da ciò che ci accade intorno. Ciò che ci circonda passa sempre più su un social, attraverso di esso al punto che più che un mezzo attraverso cui veicolare le nostre idee, è diventato il riflesso delle nostre vite, un modo di stare al mondo e nel mondo.
Tutti i campi dello scibile, dai vaccini alla formazione della nazionale di calcio, sono oggetto di discussione dell’uomo comune, la sua parola ha acquistato la forza di un dogma ed è tenacemente convinto che ogni sua dichiarazione abbia un carisma e una performatività tale da dire la verità anche se non ha nessuna attinenza con il reale.
La politica attiene alla realtà? La sfera politica è oggi più che mai una caverna, e qui è d’obbligo richiamarsi al mito platonico della caverna, raccontato nella Repubblica. Un mito celebre secondo cui tutti coloro che ci abitano credono che ciò che vedono sia vero. Alcuni riusciranno ad uscire da questa caverna e a scoprire che ciò che tutti prendono per vero, è solo un’ombra di ciò che sta fuori di lì. Lo svelamento della verità induce i filosofi a ridiscendere nella caverna, ma il loro racconto sulla verità e sulle ombre non verrà creduto. Nessuno crederà a ciò che non vede se ciò che vede gli farà credere il contrario.
Questo ritorno nella caverna per partecipare la verità corrisponderà ad una discesa agli inferi.
La politica siede su poltrone comode, ha dimenticato la strada, le piazze, che vuol dire battersi per un diritto, toccare con mano l’indigenza, abbracciare i problemi di chi non crede più nella giustizia di uno Stato assente, che spesso delinque perché imboccare strade alternative è l’unico modo per poter migliorare il proprio tenore di vita. Chi proviene da un ambiente disagiato sogna che un figlio possa riscattarsi dalla miseria, che si evolva culturalmente e soprattutto sia capace di avere quelle opportunità che la vita non ti presenta se non appartiene ad un ceto sociale che ti mette in contatto con persone che hanno potere economico.
Essere influente significa avere potere economico, è questo il messaggio che in politica passa, e questo è il motivo di tanta disaffezione alla politica, troppo distante dal mondo reale, impegnata a dibattere nei talk show, a commentare post su internet, ma che non emoziona perché non coglie più i bisogni reali. La politica non ascolta, dibatte, si urla addosso. È innamorata del potere e si arroga il diritto di non restituire più la parola a chi quel potere glielo ha consegnato. Un tempo l’impegno politico era una scelta dettata da una profonda convinzione della capacità di poter apportare un cambiamento, un progresso, la finalità del politico era quello di migliorare il mondo.
Non saprei dire se oggi l’impegno e l’assunzione di responsabilità politiche possa avere un riscontro sul piano pratico oltre che ideologico, ma credo che ogni presa di posizione politica può definirsi come onestamente disinteressata nella misura in cui cerca semplicemente di opporsi ai peggioratori del mondo.
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