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In Ricordo di Pietro Mennea
Il 21.03.2013 ci lasciava Pietro Mennea.
A Città del Messico alle Universiadi il 12 settembre del 1979 consegue il record del mondo dei 200 metri in 19,72”, ancora oggi record europeo.
Nell’anno successivo alla Olimpiadi di Mosca otterrà la medaglia d’oro.
Il record di Città del Messico è rimasto inviolato ed imbattuto fino al 1996, quando Michael Johnson lo porterà a 19”66.
L’uomo più veloce del mondo nell’intervista a caldo volle sottolineare con orgoglio e commozione che era di Barletta, dove non c’era neppure una pista per correre e quando doveva allenarsi gareggiava contro cavalli e autovetture vincendo sempre ogni corsa.
Mennea aveva i muscoli di seta, ma come hanno sottolineato i suoi preparatori ed allenatori, la sua dote tipica era la costanza, la pervicacia di una volontà inflessibile ad allenarsi 12 ore al giorno, anche durante le feste comandate con Carlo Vittori, suo maestro e primo allenatore, nel centro di Formia: a Natale ed a Pasqua gli facevano compagnia i camerieri.
Voleva vincere sempre, ad ogni costo.
Pietro Mennea era un atleta esemplare, rigoroso ed ha rappresentato per generazioni il modello da seguire; nato da una famiglia povera ha voluto portare a compimento il destino che era stato scritto per lui: correre, solo correre, perché dotato di uno scatto fulminante nella corsa breve dei 100 e 200 metri.
Come dicono gli esperti nei 200 metri era il più grande velocista al mondo, perché nel secondo tratto- quello dopo la curva- aveva una marcia in più, tirata al massimo come evidenzia il ghigno e la smorfia a Città del Messico nel conseguimento del record mondiale e soprattutto nella finale alle olimpiadi di Mosca.
Gianni Minà con Paolo Frajese era lì a Città del Messico e ricorda nella sua telecronaca che Mennea nella progressione del rettilineo correva come una libellula, anche con uno stile composto di movenze ieratiche.
Il doping non c’entra, solo durissimo lavoro.
Volle vincere anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca e ricordiamo il commosso commento di Paolo Rosi nella sua telecronaca:”Mennea recupera, recupera svetta nella curva nell’ultimo tratto e brucia Allan Wells”.
Con l’indice robusto e fermo taglia il traguardo per ricordare che era il primo, il migliore.
Ha conseguito anche tre lauree ed è stato candidato per elezioni politiche europee.
Lo si ricorda per l’umiltà: “la mia crescita sportiva è stata lenta e costante, ma da ragazzo del sud nel ’72 sono dovuto emigrare. Al centro federale di Formia: 350 giorni di allenamento all’anno. Stavo lì pure a Natale e Pasqua. Da solo. Vent’anni ad acqua minerale, e nemmeno gassata, il professor Vittori non voleva. Il complimento più bello me lo hanno fatto i vecchi custodi, la famiglia Ottaviani, che ha dichiarato: ce n’era solo uno che in tuta entrava al campo di mattina e usciva di sera”.
Sempre nei nostri cuori indelebile è la “Freccia del Sud”.
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