Partiti e politici
In merito al merito secondo Meloni: il suo, in realtà, iniziamo a valutarlo ora
“Tutti allineati alla partenza: tutti sulla stessa linea. Ma all’arrivo no”. Nella schiettezza e nell’incisività dell’argomentare, il Presidente Meloni ha definito il concetto di merito, così come deve essere e come lo vogliamo oggi, e come mia madre lo voleva per me. Perché allora mi è venuto da ridere? Mi è venuto da ridere perché ho visto lo striscione di arrivo sulla terza media, o sul diploma di istituto tecnico cui è arrivato il presidente Meloni.
Diciamola tutta. Quando abbiamo sentito parlare di “merito” quello che ci ha fatto ridere e accapponare la pelle allo stesso tempo è l’associazione con il termine “istruzione”. A me ha fatto ridere perché la prima domanda che mi è venuta in mente: ma allora merito all’università, no? Nella pubblica amministrazione no? Nel lavoro no? Perché gli striscioni di arrivo del merito sono nella ricerca, nella pubblica amministrazione e nel lavoro.
Noi nell’università selezioniamo: selezioniamo all’ingresso, selezioniamo in uscita. Tanti giovani che sono arrivati al grado di istruzione del Presidente Meloni si presentano per accedere ai nostri corsi di laurea triennale e non tutti riescono a entrare, e a uscire. Tanti studenti di laurea triennale si presentano per intraprendere studi di laurea magistrale e solo una parte di loro ce la fanno, e pochissimi di quelli che escono dalla laurea magistrale riescono ad accedere al dottorato.
Questi sono i traguardi, questa è la corsa a tappe dell’istruzione, e potremmo fare la stessa descrizione per una vita di lavoro. E la linea di partenza è alla fine della scuola dell’obbligo o della scuola superiore. Presidente Meloni, è su quella linea di partenza che vogliamo vedere tutti allineati, tutti con le stesse possibilità. Per questo avremmo voluto vedere il termine “merito” attaccato a quello di ogni dicastero, meno che a quello dell’istruzione, l’istruzione è un diritto e i diritti non si “meritano”.
Sulla stessa linea dritta tracciata dal Presidente, anche con la retorica delle mani, vogliamo vedere i figli degli immigrati cui lei e il partito di quel professore di diritto cui ha affidato la scuola hanno da sempre negato la dignità di partire da quella stessa linea. Quelli che devono correre di più per arrivare al traguardo. A questo proposito, l’abbiamo sentita dire, quando ancora era all’opposizione: “se lo devono meritare”.
In conclusione, il Presidente Meloni non sa cosa sia il merito, perché in generale non sa dove sia la partenza e dove sia l’arrivo. Sa cosa sia la competizione: quella che l’ha portata a rivendicare il proprio merito. Ma anche nella sua rivendicazione di “underdog” che ce l’ha fatta, ha confuso il suo traguardo di vita personale con la linea di partenza dalla quale la storia discuterà del suo merito. La partita per rivendicare il merito di un politico, e ancor di più di uno statista, comincia con il governo: le urla e gli sguardi torvi da posseduta l’hanno solo portata alla linea di partenza.
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