Diritti

Il video di Follonica? E’ collegato alla cultura dello stupro

7 Marzo 2017

Tre persone ne rinchiudono altre due perché stavano frugando tra i rifiuti del loro negozio. Solo che i tre carcerieri sono uomini italiani e le due vittime sono donne rom. E gli uomini italiani filmano tutto, lo postano su Facebook e ottengono migliaia di like e di commenti insultanti all’indirizzo delle “ladre”.

Già, i “particolari” della vicenda, accaduta a Follonica, ribaltano la prospettiva: non parliamo di persone che, arbitrariamente, sequestrano altre persone più deboli e povere, ma di un atto di “giustizia” verso una minoranza etnica contro cui tutto sembra lecito. Perché si sa, tutti i Rom rubano, anche se si tratta di rifiuti, oggetti che, come dice la parola, non sono più voluti da chi li getta via. E tutte le donne quando subiscono un’aggressione, sicuramente se la sono cercata – ogni riferimento alla cosiddetta cultura dello stupro è puramente voluto.

Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio, che si occupa di difendere i diritti di Rom e Sinti e il benessere dei loro bimbi, nel suo blog ha bollato apertamente l’episodio di Follonica come “razzista e sessista”.

Cos’ha provato quando ha visto il video?

Profondo disgusto ma soprattutto preoccupazione, prevedendo quello che sarebbe stato l’utilizzo strumentale del video e le conseguenze che ne sarebbero scaturite. Stiamo vivendo un momento storico molto pesante; basta una scintilla per provocare ondate di odio come quella che ha seguito i fatti di Follonica.

Perché c’è ancora così tanto odio in Italia contro i Rom?

L’antiziganismo è un termometro del livello di odio e conflittualità presente nel nostro Paese. Il problema è rappresentato da chi quest’odio lo cavalca e da quei politici che irresponsabilmente si trasformano in “piromani”.

Cosa risponde a chi sottolinea che ancora troppi Rom vivono di rovistaggio nei rifiuti, accattonaggio molesto, criminalità o, peggio, sfruttamento dei minori?

I fenomeni citati sono legati alla povertà e non all’etnia delle persone, cioè non solo i Rom fanno questo, ma tutti coloro che sono tenuti ai margini della società e ciò avviene in tutto il mondo. Certamente rovistaggio, accattonaggio eccetera sono in aumento anche in Italia perché la miseria sta aumentando. Occorrono azioni di contrasto alla povertà, politiche ad hoc che non vengono fatte perché si predilige sempre l’approccio sicuritario, che però è dimostrato che non porta a nulla.
Lei nel suo blog ha scritto che lo Stato da tempo non fa passi avanti nel processo di inclusione dei Rom: quali iniziative dovrebbe prendere per invertire la tendenza?

Basterebbe applicare la Strategia nazionale di Inclusione per Rom, Sinti e Caminanti per poter avviare un reale processo inclusivo. Purtroppo questo per manifesta volontà politica tarda ad essere realizzato. Le recenti dimissioni del direttore dell’Unar (l’Ufficio nazionale anti-discriminazione raziale, travolto recentemente da uno scandalo relativo ai fondi elargiti; Ndr) e lo svuotamento del ruolo dell’ufficio stesso hanno scritto di fatto la parola fine a ogni tentativo istituzionale di ricondurre la questione Rom a un tema di inclusione sociale.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.