Partiti e politici
Il suicidio è indolore
Comunque si concluda questa guerra – e non può in ogni caso concludersi bene – lascerà ai sopravvissuti il ricordo indelebile della miseria umana di chi se n’è fatto promotore nel nome di astrazioni retoriche ottusamente contrabbandate per Nobili Principi.
Di feluche in pensione, figli di papà, celebrità o aspiranti al successo, bottegai e professionisti in panfilo che hanno fatto a gara nel cantare l’eroismo di un “Popolo” inventato a bella posta ed esistente solo sulle pagine dei giornali e di cui non hanno mai saputo, né voluto sapere, nulla prima del marzo di quest’anno.
Queste pantegane da chiavica hanno saccheggiato i magazzini dei Sacri Principi e dei Valori Eterni dello Occidente – purché nessuno di essi confliggesse con il più assoluto e sacro di tutti: quello del Mercato Globale, del Sacro Diritto alla Proprietà e al Profitto.
Potrebbe sembrare un arcano inspiegabile ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti: in prima linea, nella razzia, si sono distinti proprio i nostri carissimi progressisti.
Quei medesimi progressisti che, nelle loro camerette, tengono, fin dalla più tenera età, i poster del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King e ogni volta che in una manifestazione un cristo esasperato spacca una vetrina saltano sulla sedia per l’indignazione e agitano le ampie capocce facendo risuonare i sonagli: “Violenza? Mai!” – e per attestarlo, magari, invocano la polizia di stato. Grazie ad una pratica del potere ormai pluridecennale, la loro ferocia nel sostenere il massacro non ha avuto, bisogna pur riconoscerlo, confronti.
Perfino guerrafondai di lungo corso come Edward Luttwak sono sembrati – a paragone di mezzemaniche da segreteria come Andrea Romano, gagà da cartolina come Antonio Caprarica e ciucciacanditi da scuola materna come David Parenzo – dei boy scout in gita parrocchiale al santuario di Tindari.
Quando gli si chiede di chiarire quale sarebbe, alla fine della fine, la meta che realmente si prefiggono ingozzando di armi chi, ingozzandosi, ne chiede sempre di più, in prima istanza non ti rispondono affatto.
Poi, se proprio insisti, ti svelano con sussiego che Putin sta bluffando e che non oserà mai usare le armi nucleari. Cioè la stessa cosa che dicevano a proposito dell’invasione dell’Ucraina – e s’è visto com’è finita.
Ora, fomentare una guerra che vede contrapposti due blocchi che detengono enormi arsenali nucleari, basandosi sul principio che uno dei due – anzi ambedue – stanno bluffando è qualcosa che soltanto in un cervello totalmente rincitrullito può aver corso.
D’altra parte, fomentarla sapendo perfettamente che l’unico esito possibile è un conflitto nucleare ma non dichiararlo e anzi continuare a dichiararsi “per la pace” è, oltre che da minchioni, anche da ipocriti.
Ed ecco perciò la spiegazione di quello che sembrava un arcano.
Rincitrullito e inarrivabilmente ipocrita è, infatti, il ritratto perfetto del progressista medio italiano.
Questa guerra, i posteri lo riconosceranno di sicuro, è stata proprio la SUA guerra.
E rientra perfettamente nel profilo ciò che abbiamo visto nel corso della campagna elettorale e che stiamo vedendo proprio in queste ore sui banchi del parlamento: suicide is painless.
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