Governo

Il rapporto Asvis 2019 e la mutazione dei Governi Conte

6 Ottobre 2019

Venerdì 4 ottobre è stato presentato il rapporto ASviS 2019 sullo stato di attuazione dell’Agenda 2030 in materia di sviluppo sostenibile. L’evento, oltre ad essere un’occasione per comprendere il nostro futuro, è anche una platea di interlocuzione tra il governo e un pezzo influente della società civile. Osservare gli interventi del 2018 e 2019 aiuta a comprendere le differenze tra i due esecutivi guidati da Giuseppe Conte. I maggiori cambi di marcia si registrano tra le priorità governative e il modo di comunicare dei ministri dell’Economia. Se il tecnico Giovanni Tria ha usato un linguaggio politico il politico Roberto Gualtieri si è presentato come un tecnico.

Nell’ultimo anno lo sviluppo sostenibile è diventato talmente centrale nel dibattito pubblico che il portavoce di ASviS Enrico Giovannini ha espresso parole di velluto sulla classe politica. Se la neo presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen appare come il punto di riferimento principale, sono state pure apprezzate le parole del nuovo governo italiano. Lo scorso anno, malgrado i tentativi di una parte del M5S, il feeling tra Asvis e istituzioni appariva sfumato. Il medesimo evento fu presenziato dalla vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, anziché dal presidente Roberto Fico.

In questo contesto, l’allora Ministro dell’Economia vestì l’abito del sarto, con il quale cercava di ricucire le distanze e legittimare sia l’azione dell’esecutivo che la sua presenza nella compagine di governo. Ne scaturì una sorta di lectio magistralis sul rapporto tra economia e società, un discorso di alto livello che esponeva il funzionamento di quel lavoro di mediazione che dovrebbe essere il fulcro dell’azione politica.

Utilizzando un tono pacato e suadente, Giovanni Tria affermò come non sia possibile affrontare i dogmi economici, ad esempio il taglio del debito, senza considerare la tenuta sociale del paese. Ovvero senza prevedere politiche rivolte all’incremento del benessere della collettività. Al tempo stesso, ribadì come non sia possibile ottenere il benessere senza seguire le regole di bilancio.

Dopo aver esposto l’importanza di tale equilibrio, propose poche soluzioni concrete a fronte di una profonda analisi in merito a una delle cause del ritardo italiano, ovvero la scarsità di investimenti pubblici. Tria puntò il dito sul deficit di progettazione, proponendo la costituzione di una centrale in grado di facilitare la presentazione dei progetti da parte degli enti locali. Sfortunatamente, di tale idea rimane solo una fumosa previsione nella legge di bilancio 2019.

Roberto Gualtieri, pienamente legittimato dalla luna di miele tra governo e sviluppo sostenibile, ha invece dettagliato ciò che ha intenzione di fare. Con voce veloce e toni accesi, ha evidenziato che dalle parole l’esecutivo passerà ai fatti stanziando 50 miliardi di euro a favore del green new deal, emetterà green bonds (obbligazioni destinate a finanziare solo investimenti sostenibili), mentre il CIPE dovrà privilegiare i finanziamenti a interventi in linea con l’Agenda 2030.

Il nuovo Ministro dell’Economia ha quindi proposto un programma ambizioso sottolineando che potrà avere attuazione solo se sarà coinvolta la società civile, per cui Asvis avrà un ruolo determinante. Nell’elencare la lista di interventi, Gualtieri appariva come colui che cercava di dismettere le vesti di professore di storia in modo da illustrare le sue capacità tecniche che gli permetteranno di risolvere i problemi.

Non posso che augurarmi che riuscirà nel suo intento, ma per attuare la sua agenda non potrà dimenticare la lezione del suo predecessore in merito al lavoro di mediazione che precede l’attuazione stessa degli interventi.

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