Società
Il puritanesimo “new age” intorno all’amore della Boccassini per Falcone
Una donna, ex magistrato, scrive l’autobiografia, “La Stanza N.30”, edito da Feltrinelli, e riserva un capitolo a un amore importante della sua vita. Ma, l’uomo che ha amato e che l’ha amata è celebre, un eroe nazionale, morto ammazzato dalla mafia. Era anche lui un magistrato. Un cosiddetto “servitore dello stato”, integerrimo e coraggioso e chissà quant’altro, che assurge, ormai, a immagine iconografica della storia contemporanea della nazione. Ecco, l’amato e l’innamorato in argomento, oggi, è il complesso delle rappresentazioni che lo interessano a livello figurativo, non una persona che ha vissuto la propria esistenza, mosso da sentimenti, tensioni, slanci, emozioni. L’opinione pubblica, nelle sue diverse sfaccettature, sa compattarsi a meraviglia quando c’è da considerare forme di relazioni che si prestano al giudizio del moralismo comune, obbedendo ai dettami del moderno fariseismo. E, chi, dunque, rappresenta l’archetipo dell’onestà, fino a morire nell’esercizio del proprio dovere da compiere, non può e non deve innamorarsi di un’altra, che non sia la sua legittima sposa. Peggio ancora, la donna che ha amato un uomo del genere non può permettersi di rivelarlo pubblicamente, tra le pagine di un libro.
Vi può essere mai dissolutezza, o qualcosa di irriguardoso nella rivelazione di un amore? Il silenzio reclamato da più parti intorno a un sentimento vissuto con consapevolezza non costituisce, forse, una sorta di omertà, nemmeno tanto diversa da quella denunciata dallo stesso magistrato durante la sua attività? Via, siamo seri: un Giovanni (Falcone) innamorato di Ilda (Boccassini) non ridimensiona affatto il ricordo magnifico e il rispetto emozionale che tutti noi ne abbiamo. Pertanto, una donna innamorata che racconta di un viaggio in aereo con il suo amato, o di un bagno al mare alla scogliera dell’Addaura, strappa una perla dal suo collo per regalarla a un pubblico di lettori, non per buttarla ai porci! Quale orribile meschinità e forma di cattivismo pervadono l’animo di chi riesce a grugnire di momenti semplici, gesti quotidiani, cortesie usuali che avranno portato alla relazione sentimentale tra due notevoli magistrati dei nostri tempi? Eppure, riappropriandosi dell’umanità perduta si potrebbe pensare, in una visione sensibile, all’unicità di un legame distintivo, caratterizzato da una linea finissima di demarcazione tra amicizia e amore, dove la considerazione per l’altro arriva a toccare punte di massima stima, nel decoro di un’infinita amorevolezza. Forse, esistono forme alte e sconfinate d’amore, non solo rare, ma anche difficili da comprendere. Oppure, semplicemente, si è persa la grazia per contemplarle.
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