Giustizia

Il primo maggio nella camera iperbarica

1 Maggio 2023

Pare che il 30% degli abitanti del pianeta – concentrati essenzialmente nella sua porzione occidentale – ne detenga il 97% della ricchezza. Il che vuol dire che il 70% rimanente deve sopravvivere, o sarebbe meglio dire “adattarsi a crepare”, con il 3% di risorse che gli resta. Un pugno di persone (poco più di 2000) possiede, da solo, la metà della ricchezza del pianeta. Anche in Italia, terzo paese d’Europa, non ci si fa mancare niente: è il 20% della popolazione a possedere il 70% della ricchezza e la forbice continua inesorabilmente ad allargarsi a favore dei più ricchi.

Sono numeri che testimoniano un crimine davanti al quale tutti i precedenti, compresa la Shoah, diventano roba da dilettanti.

Ma sono e restano solo numeri.

Non tolgono il sonno a quell’allegro 30% (o 20% per cento, da noi) che se la spassa e che, un tempo, avremmo definito “borghesia” – ma che oggi non si sa più come chiamare.

E’ un insieme estremamente composito. Ne fanno parte esemplari di ogni genere: imprenditori di lungo corso e di giornata, operatori di borsa, banchieri, finanzieri giù giù fino a colletti bianchi d’alto e medio livello, influencer, bagasce da esportazione e da importazione, accademici, pennivendoli editoriali e da gazzetta, guitti e miracolati mediatici, bottegai da bancone in qualunque settore – dalla sanità ai salumi – politicanti, venditori di fumo…Solo una cosa li accomuna, sono loro a gestire e amministrare lo status quo. Loro che ne garantiscono la tenuta e l’apparente, eterna giovinezza, derivante da quotidiane, accuratissime, procedure d’imbalsamazione.

Della vecchia borghesia questa corte dei miracoli non presenta però più alcun tratto di signorilità – quella signorilità che un sociologo della congrega, di recente, ha definito addirittura “di massa”. L’ha bellamente sostituita con quella che chiama “immagine” e che, sostiene, “è tutto”.

Quest’accozzaglia è, per definizione, “pluralista”.

Vi si trova di tutto: dal progressista al nostalgico, dal pacifista al guerrafondaio, da chi propugna il “fai da te” a chi invece è per il welfare (ma senza esagerare…) da chi tiene in casa il busto del duce a chi festeggia il venticinque aprile. Solo una cosa li unisce, appassionatamente e senza distinzione: la difesa dei loro privilegi.

Eppure se glielo fai notare ti prendono per matto: quali privilegi?

Solo i più lucidi infatti arrivano ad essere consapevolmente ipocriti. Gli altri si mantengono in un gradevole stato di ebetudine che gli consente di godersela senza conflitti di coscienza. Vivono in una specie di comodissima camera iperbarica di dimensioni (quasi) planetarie. Un gigantesco aggeggio che garantisce condizioni stabili di occultamento e autoassoluzione. Un marchingegno che li protegge da quella che ai bei tempi si chiamava “realtà”; distillandola attraverso il filtro dei mass media e trasformandola in un narcotico in grado di fargli dimenticare se stessi e qualsiasi dato eticamente imbarazzante.

Fuori da quella camera iperbarica se un individuo potesse permettersi molto più del superfluo e un altro, al suo fianco, non avesse di che sopravvivere, ciascuno saprebbe che bisogna togliere il superfluo al primo e sopperire immediatamente ai bisogni del secondo.

Ad ogni costo.

Nella camera iperbarica, al contrario, i privilegi del primo si accrescono ogni giorno e le possibilità di sopravvivenza del secondo diventano sempre più esigue.

E non solo a nessuno, tutto questo, suscita la nausea ma chi si permette di rilevare l’indegnità di questo stato di cose viene, prima che represso, sbeffeggiato e irriso come uno spostato accecato da furore ideologico.

Così i numeri di prima, da crimine contro l’umanità che renderebbe comprensibile un bagno di sangue di proporzioni ben superiori a quello agevolato dal dottor Guillottin e motiverebbe una nuova Norimberga, diventano innocuo oggetto di interessanti statistiche, grazie alle quali qualcuno del club – proponendo “soluzioni” che, attentissime a lasciare le cose come stanno, non risolvono niente – vincerà un Nobel per l’economia. Ed è proprio da questo club di parassiti – ormai incapaci perfino di capire chi sono e cosa sono diventati – che ogni primo maggio scaturiscono fiumi di vergognosa retorica per fare la festa ai lavoratori.

Effetti della camera iperbarica.

Buon primo maggio a tutti.

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