Società
Il movimento anti-establishment: dal No GreenPass al Si-Putin
Fra gli effetti della globalizzazione che si sono maggiormente affermati, in particolare presso le fasce sociali più deboli delle società liberal-democratiche occidentali (i cosiddetti “perdenti della globalizzazione”), si registra da qualche tempo una sorta di avversione sistematica verso tutto ciò che ha a che vedere con le scelte maggioritarie di cittadini e opinione pubblica, che si sostiene vengano di fatto veicolate dai “poteri forti” e dall’establishment politico-economico.
Un aspetto al quale, nell’emergenza sanitaria procurata dalla diffusione del Covid19, si è aggiunta una maggiore propensione a livello governativo a prendere decisioni restrittive per tutelare la salute pubblica, con il supporto di organi tecnici che hanno giustificato questi interventi con la necessità di contenere il diffondersi del contagio. E ora, con la guerra condotta dalla Russia in Ucraina, questo latente disagio presente in un’area significativa della popolazione rischia di sommarsi a una nuova situazione di emergenza, con evidenti conseguenze soprattutto su aspetti della vita quotidiana (inflazione, costo della vita, prezzo dei carburanti e dei generi alimentari ecc.), che potrebbe originare una crisi sociale ed economica in grado di avanzare una sfida ancor più impegnativa per le nostre democrazie.
La verticalizzazione del processo decisionale prodotta dall’emergenza sanitaria ha favorito la formazione di movimenti “anti-sistema” che hanno fatto del rifiuto della vaccinazione e della contestazione del GreenPass la loro bandiera. Si tratta peraltro di un fenomeno che viene da lontano e che trovava prime forme di manifestazione già negli anni precedenti la pandemia, come dimostra il caso italiano dei Forconi, guidati dallo stesso Pappalardo protagonista oggi della contestazione al GreenPass, e quello francese dei “Gilet Gialli”, movimento nato per protestare contro l’aumento dei prezzi dei carburanti e l’assenza di misure sociali di sostegno ai soggetti più colpiti dalla crisi economica.
Le manifestazioni dei No GreenPass, presenti in molte città italiane (ed estere) per molte settimane, hanno coinvolto solo qualche migliaio di persone. Ma le loro proteste hanno alimentato un latente scetticismo in diversi settori dell’opinione pubblica, oltre che sui social media, in molte testate giornalistiche e trasmissioni televisive, che hanno contribuito a diffondere dubbi e incertezze rispetto all’efficacia delle campagne di vaccinazione e di altre misure di prevenzione, quale appunto il GreenPass.
E se dunque non sono (stati) molti coloro che si sono mobilitati “fisicamente”, per i costi della mobilitazione, dietro quei pochi attivisti vi sono milioni di italiani che, in qualche modo, la pensano più o meno come loro, considerando il Green Pass, così come le altre misure di prevenzione del contagio, “misure esagerate, che violano la libertà di chi non vuole farsi vaccinare e mirano a restringere gli spazi di agibilità dei cittadini, prefigurando una forma strisciante di dittatura”.
Alcune indagini effettuate sia nel nostro paese che in altre democrazie occidentali (sia in Europa che oltreoceano, in particolare in Canada) mostrano evidenze incontrovertibili della sovrapposizione tra il “popolo dei No GreenPass” o dei “No-Vax” e quello dei “Si-Putin”: oltre l’80% di coloro che si dichiarano contrari al Certificato verde sono infatti dell’opinione che non debba esserci coinvolgimento militare dei paesi Nato e che le misure economiche adottate contro la Russia siano piuttosto eccessive.
Con studi più approfonditi (insieme a Luciano Fasano, al prossimo convegno di Comunicazione Politica) si cercherà di evidenziare come questi “individui in rivolta” possano essere la punta dell’iceberg di un’ondata di crescente profondo dissenso, con la quale occorrerà confrontarsi seriamente, per evitare che quell’iceberg emerga in maniera ancora più evidente nel mare della nostra società, mettendo in discussione alcune premesse fondamentali della nostra forma di convivenza democratica. E come questo fenomeno, anche a seguito della guerra intrapresa dalla Russia in Ucraina, cioè nel momento in cui si profila un confronto fra autocrazie e democrazie a livello globale, possa rappresentare una seria criticità per il supporto alle democrazie occidentali e alla loro cultura politica.
Università degli Studi di Milano
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