Società
Il declino delle sinistre e la crescita delle disuguaglianze
Il risultato elettorale e il profilo dell’opinione pubblica nelle settimane successive all’esito del voto del 25 settembre hanno messo in evidenza vari dati che un analista sensibile come Carlo Trigilia aveva in gran parte colto con largo anticipo e che ora riprende in questo suo libro.
Scriveva Trigilia allora all’indomani del risultato elettorale del 4 marzo 2018 che almeno due erano i dati che si dovevano ricavare da quel voto.
Per la precisione:
1. solo in Italia formazioni politiche che manifestano una critica radicale al sistema politico, all’establishment e all’Unione europea superano insieme il consenso della metà dei votanti.
2. drastico indebolimento della principale formazione di centrosinistra, il Partito democratico.
Ma anche aggiungeva che quel voto era la spia di una crisi profonda che non si limitava al quadro politico italiano pur coinvolgendolo direttamente in prima persona ad assumere la sfida strutturale di questo nostro tempo. Ovvero, scriveva:
«Oggi a essere messo in questione non è più soltanto il «compromesso socialdemocratico» tra capitale e lavoro dipendente, travolto dalle trasformazioni della tecnologia e dell’economia, ma la stessa democrazia liberale. […] In questa situazione c’è in gioco molto di più del destino di un partito o di un gruppo di dirigenti. A essere in pericolo sono gli stessi valori di libertà, eguaglianza ed equità che costituiscono l’eredità più duratura della modernità politica.»
Il fatto che nei quattro anni successivi questi tre dati siano rimasti al margine della discussione pubblica forse ha reso più eclatante il dato elettorale di 5 settimane fa, ma esso esprime un dato di lungo periodo e indica che gli effetti altrettanto saranno di lungo periodo.
Al centro sta un dato che giustamente e opportunamente è al centro di questo nuovo libro, agile, pungente, prezioso, quanto per certi aspetti urgente: Le disuguaglianze sono molto cresciute nelle democrazie avanzate.
Allo stesso tempo le classi deboli si stanno allontanando dai partiti di sinistra, un dato che in Italia è vero nel mondo del lavoro dipendente dalla metà del decennio scorso. Cui segue la domanda: La sinistra di oggi saprà contrastare le disuguaglianze e difendere la democrazia?
Che cosa favorisce questo spostamento? In prima battuta la domanda di sicurezza che non significa rifiuto del welfare, ma significa richiesta di protezione non universalistica, ma “nazionale”.
Tema dirimente e su cui il libro di Trigilia se anche acutamente registra la tendenza, per certi aspetti richiederebbe un aggiornamento a partire da un dato che egli paventa.
Infatti tra la stesura finale del testo e la sua uscita in libreria quel dato è già divenuto realtà. Ovvero il fatto che quello che egli intravede come possibile, ma non probabile, è in realtà avvenuto proprio in quell’area del nord Europa fondata sul modello della crescita inclusiva.
Modello che si basa tanto su una redistribuzione estesa che riduce le disuguaglianze senza frenare la crescita, quanto su politiche della formazione e dell’innovazione che la sostengono.
Il riferimento è il rovesciamento dei rapporti di forza elettorali e politici n Svezia, paese da novanta anni a guida socialdemocratica (eccetto il periodo dell’occupazione nazista tra 1940 e 1944) e oggi a guida di una colazione di destra con il partito di maggioranza relativa che su sollecitazioni dei suoi alleati, che non è entrato al governo, limitandosi a un appoggio esterno, proprio per la sua natura politica di essere vicino a una matrice neonazista che lo rende «non presentabile» (ma evidentemente votabile da un buon quinto dell’elettorato svedese).
Il dato di fondo comunque è che le disuguaglianze sono molto cresciute nelle democrazie avanzate.
La sinistra europea e quella italiana si trovano così ad affrontare una nuova sfida, decisiva non solo per il loro futuro, ma anche per quello del capitalismo democratico. L’elettorato popolare, che ne costituiva il fulcro, alimenta infatti l’esodo verso l’astensionismo e verso la nuova destra radicale, attratto dalla protesta e dal populismo.
A fronte del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, vecchi e nuovi gruppi più a disagio non si sentono oggi rappresentati.
Come reagire?
Trigilia invita a riflettere almeno su tre dati.
Primo dato. Occorre cambiare visione e politiche di Welfare, non più solo assistenziale, ma soprattutto volte alla formazione, incrementando la spesa di politiche attive, volte a favorire l’inserimento al lavoro di donne e giovani, e a sostenere la formazione, la riqualificazione e l’innovazione, che in Italia è la più bassa nel contesto europeo.
Secondo dato. Come si compongono alleanze politiche e come si innalza o si sollecita la partecipazione a fonte di un processo di «fuga dall’urna» che rende l’astensione il primo partito.
Questo dato riguarda soprattutto le elezioni locali dove va avviata la costruzione di una coalizione elettorale per via sociale, basata sui rapporti con le componenti più dinamiche della società civile (dal mondo del lavoro e delle imprese, al terzo settore, all’ambientalismo).
Terzo dato La lotta alle disuguaglianze che non risulta efficace se perseguita attraverso prospettive di «terza via» debitrici all’immaginario aperto da Tony Blair più di un quarto di secolo fa. Nota infatti Trigilia e forse questo politicamente è il punto discriminante, che è impossibile che un partito di sinistra possa risollevarsi e recuperare il suo elettorato popolare con una prospettiva di questo tipo.
La sfida dunque sta nel proporsi e nel perseguire e proporre programmi. Comunque non solo accreditandosi come partito dei diritti, seguendo il modello americanon di partito catalizzatore dei movimenti della società civile, ma anche, e forse soprattutto, come partito di contrasto alle disuguaglianze crescenti.
Ma su questo secondo aspetto è una cultura complessiva che va concretamente impiantata più che essere evocata. La sfida per rispondere alla disuguaglianza crescente e recuperare l’abbandono dell’elettorato (sia che abbia trovato rifugio nell’astensione, sia che abbia varcato le soglie della parte politicamente opposta), è qui sottolinea Carlo Trigilia.
Difficile dargli torto.
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