Società

DOPO UN ANNO, GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA: UN’ARANCIA SPACCATA

21 Marzo 2021

Ci hanno detto di stare lontani, di non toccarci, di non baciarci, di non accarezzarci: sono le regole della quarantena, dell’isolamento, della forzata solitudine, ma valgono anche per gli incontri casuali, conoscenze inaspettate. L’interlocutore non lo si può neppure guardare in faccia, perché le fattezze sono coperte dalle mascherine. Dobbiamo stare attenti anche a computare bene la distanza per parlarci.

Le mani devono sempre essere pulite, adamantine e non possono neppure sfiorare le altre.

Gli amanti non godono dell’intreccio, dell’abbraccio, non si può dire che siamo un corpo ed un’anima sola.

La più significativa legge dell’amore viene tradita e disattesa: non si può più stare insieme, ma forzatamente appartati, i corpi devono severamente essere separati.

Non possiamo nemmeno salutarci. Al massimo con il tocco del gomito. Siamo tutti dei potenziali untori.

La regola, dunque, è quella del cuneo divisorio, del diaframma, della separatezza.

La pandemia dopo un anno è ancora lì, a mietere  vittime, ad uccidere l’economia; neppure i vaccini sono sicuri: gli effetti collaterali potrebbero essere devastanti.

Cosa resta per amarci? Per sentirci vicini anche se lontani?

Lo sguardo degli occhi, forse.

Come se lo sguardo toccasse, parlasse, sfiorasse, blandisse.

È solo lo sguardo, neanche più la parola, a superare la gelida, fredda e bronzea legge dell’isolamento. Perché la parola infetta, si deve parlare senza abbassare la mascherina.

E con lo sguardo su una foto, o su una cosa che lei ha toccato, un mio vestito, la mia cravatta, forse la boccetta del mio profumo che tanto le piaceva sentire chiudendo gli occhi, solo così si può ancora pensare al nostro etereo e smozzicato amore.

La pandemia ha smaterializzato l’amore, come se fosse solo spirituale, un incontro di anime fuggevoli in una pianura con un cielo terso: come due fili d’erba che si intrecciano: li muoverà solo il vento.

È così impensabile di non sfiorare un corpo, di sognarlo solo, di immaginare di disobbedire con i soli maneggi della fantasia. Ma ci dobbiamo rassegnare. Non ti tocco più. Questo ci è rimasto. Una vita a distanza.

Un’arancia spaccata.

Biagio Riccio

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