Famiglia
Mito e realtà dell’inverno demografico
La Giornata Internazionale della Famiglia e gli Stati generali della natalità, a distanza di pochi giorni, contribuiscono a mostrare che la questione degli andamenti demografici ha ottenuto l’attenzione che merita nella riflessione e nel dibattito pubblico. Certo a volte questa enfasi eccede in toni da “battaglia del grano” o per “l’oro alla Patria”, ma il tema muove evidentemente sensibilità anche fortemente contrastanti che occorre tenere in conto.
Proprio per osservare tali differenti sensibilità, sottoposte a mutamenti anche profondi in questi anni, AreaStudi Legacoop e Ipsos hanno dedicato un approfondito Report FragilItalia alla Crisi demografica italiana: famiglia, denatalità, figli.
Il quadro che ne deriva mostra alcuni elementi prevedibili, come per esempio che per 2 italiani su 3 famiglia è ormai laicamente unione di due persone, anche dello stesso sesso, che “condividono un progetto di vita”, e che la denatalità è un problema urgente per il 74% delle persone, ed è dovuta a stipendi bassi e mancanza di servizi.
Nondimeno, vi sono anche elementi per certi versi più originali e imprevisti, come che nonostante tutto 7 giovani su 10 vorrebbero almeno due figli, e il 25% ne vorrebbe fino a quattro. Voglia di famiglia, quindi, che contrasta con i vincoli della vita quotidiana: inquietante, che quasi l’80% delle donne mentre coltiva l’aspirazione ad avere figli, continui a temere ripercussioni negative per il proprio lavoro.
In sintesi, quindi, FragilItalia mostra che per il 64% degli italiani la famiglia è un’unione tra due persone che decidono di convivere per perseguire un progetto di vita comune, a prescindere che siano di sesso diverso o dello stesso sesso. Unione che per 7 su 10 (il 71%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto a due anni fa) dovrebbe essere sancita con il matrimonio e le cui basi affettive sono minacciate, per più di 8 italiani su 10, da egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi responsabilità, incapacità di affrontare sacrifici e di adattarsi all’altro. Con un altro problema che assume carattere di urgenza per più di 7 italiani su 10: quello della denatalità, le cui cause principali vengono indicate negli stipendi bassi, nella precarizzazione del lavoro, nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli, dalla mancanza di servizi diffusi e accessibili a tutti.
Un aspetto rilevante messo a fuoco è quello della denatalità, uno degli elementi centrali della crisi demografica che investe il nostro Paese, con effetti negativi, anche in prospettiva, sulla vita economica e sociale.
La denatalità è un problema avvertito come urgente dal 74% degli italiani (41% abbastanza urgente, 33% molto urgente) e si scontra con il desiderio di avere figli, manifestato chiaramente anche dai giovani: 7 su 10 ne vorrebbero almeno due, quasi un terzo tre o più.
Le principali cause del problema vengono indicate negli stipendi bassi e nell’aumento del costo della vita (70%), nell’instabilità lavorativa e nella precarizzazione del lavoro (63%), nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (59%), nella mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (57%) e dalla paura di perdere il posto di lavoro (56%, il 61% tra le donne). Il problema viene avvertito anche dagli under 30, pur con un livello di urgenza inferiore rispetto alla media del totale (66% rispetto al 74%), ma comunque, come detto, con un desiderio di avere almeno due figli dichiarato da 7 giovani su 10 (e il 25% fino a 4). Riguardo alle cause del problema denatalità, anche gli under 30 indicano al primo posto gli stipendi bassi (63%, una percentuale inferiore di 7 punti al dato totale). Al secondo posto, ex aequo, l’instabilità lavorativa e la precarizzazione del lavoro (56%, -7 punti rispetto al dato totale) e la paura di perdere il posto di lavoro (56%, stessa percentuale del totale), seguite, al quarto posto, dalla mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (52%, -7 punti sul totale del campione) e, al quinto posto, dalla mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (45%, 12 punti in meno rispetto al totale del campione).
Tornando ai risultati relativi alla percezione della famiglia, la visione più “aperta” viene espressa dal 64% (71% delle donne, 56% degli uomini), mentre la visione più “tradizionale”, che la concepisce solo come l’unione tra un uomo e una donna uniti in matrimonio civile o religioso, è appannaggio del 22% (32% nelle isole, 27% nel ceto popolare). Soltanto il 14% la considera come l’unione tra due persone dello stesso sesso.
Riguardo alle funzioni più importanti della famiglia, il 49% indica l’educazione dei propri figli (55% per gli uomini); il 47% il sostentamento ed il mutuo aiuto tra i suoi componenti e il 44% il supporto psicologico per far sentire i componenti accettati e protetti (53% per le donne). Tra le cause di fragilità dei legami affettivi, ai primi posti si collocano (con percentuali tutte superiori all’80%) egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, scarso spirito di sacrificio e incapacità di affidarsi all’altro. Rispetto a 2 anni fa, cala il peso di difficoltà comunicative, insicurezza, assenza di progettualità, impegni lavorativi e perdita dello status sociale. In crescita il desiderio di nuove esperienze e la maggiore libertà individuale.
Valori che registrano alcune significative differenziazioni nella percezione degli under 30. In questa platea sale al 73% (dal 64% del campione totale) la percentuale di chi considera la famiglia un’unione tra due persone che decidono di convivere per perseguire un progetto di vita comune, a prescindere che siano di sesso diverso o dello stesso sesso, mentre la visione più “tradizionale” (unione in matrimonio tra uomo e donna) scende dal 22% al 12%. In riferimento alle funzioni della famiglia, gli under 30 collocano al primo posto il supporto psicologico ai componenti del nucleo (58%), al secondo l’educazione dei figli (46%) e al terzo posto il sostentamento e il mutuo aiuto (37%). Difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità e insicurezza guidano la classifica delle principali fragilità dei legami affettivi per gli under 30 che, rispetto alla media, hanno più paura del tradimento.
In conclusione è evidente che la questione demografica si è collocata come merita ai primi posti dell’agenda dei problemi di questo paese. Del resto, è una questione strutturale che ha radici profondissime e che richiede di comprendere l’intreccio di ragioni economiche, sociali e culturali che muovono la vita e le scelte delle persone e trasformano la società italiana.
L’analisi dei trends che attraversano la nostra società mostra con chiarezza tutto il groviglio di vincoli e preoccupazioni che gravano sulle nuove generazioni e specialmente sulle donne, e che si riflettono direttamente all’interno delle famiglie italiane. Deve essere questo il target delle politiche pubbliche: il compito collettivo è diminuire o almeno alleviare questo groviglio garantendo lavoro, redditi e servizi. Solo così si combatte l’inverno demografico.
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