Famiglia

In un paese senza figli: Il padre d’Italia

12 Luglio 2019

Ci sono le parole, ci sono i fatti e in mezzo ci sono i bambini che nasceranno.

Sono loro i grandi assenti e, nemmeno l’aver fermato i barconi o varato il reddito di cittadinanza, ha invertito il rapporto in Italia tra i nati e i morti, facendo del nostro paese l’ultimo in Europa per tasso di natalità.

Sarà colpa dei gay, dei mutui inaccessibili, della prima casa o forse della seconda… chi lo sa? O forse sarà anche per lo strano caso dei nostri due Presidenti putativi, così simili all’idea distorta di genitore uno e genitore due tanto temuta dal loro Ministro della famiglia.

Basta però uscire dai confini nazionali per vedere sui marciapiedi delle capitali europee i passeggini ergonomici spinti avanti da questa generazione di trentenni tatuati, connessi e precari.

Qui abbondano i tatuaggi e scarseggiano i passeggini, scarseggia la voglia di fare futuro, manca un’idea di felicità.

Eppure c’è una cosa più importante della felicità, e questa cosa è la possibilità di essere felici.

È un cosa che dovrebbero profondamente comprendere i nostri genitori uno e due, i nostri Presidenti putativi, che forse, scambiandosi tra le elezioni politiche e quelle europee anche il loro peso politico, hanno generato una certa confusione.

Comprendere che creare condizioni di benessere emotivo è più importante che creare condizioni di benessere economico significa, sostanzialmente, realizzare che un paese non è un pollaio dove a fine giornata si contano le uova.

Per questo suggerirei di guardare con attenzione il film necessario di Fabio Mollo, “Il padre d’Italia”.

La storia di due ragazzi che non trovando la strada si perdono in questo delicato road movie che macina chilometri e senso.

E poco importa se lui è un orfano che esce da una lunga relazione gay che non è sfociata in nessun tipo di famiglia e se lei è quel tantino troppo tossica e sola per essere incinta e soprattutto per essere così allegra e bellissima. Poco importa se le condizioni di partenza sono un furgone che si scassa, un abito da sposa rubato, amanti cronicamente infantili, famiglie rancorose o assenti. Poco importa se poi dal disastro nasce il miracolo.

Vedere questo film giusto per ricordarci che i nostri bambini si meritano qualcosa di meglio della paura dei barconi o del miraggio delle social card.

 

 

 

 

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