Famiglia

Il disagio di essere normali

15 Febbraio 2017

Fatto: un ragazzino 16enne viene beccato a scuola con una “modica quantità di hashish”. Poca roba, si dirà.

Succede ogni giorno in quasi tutte le scuole superiori  d’ Italia che dei  giovani siano nelle medesime condizioni.

Potrebbe succedere come al solito che la roba sia sequestrata ed il ragazzo segnalato alle autorità.

Ma stavolta la cosa va oltre: i finanzieri chiedono al ragazzo, che ammette di  avere altra roba in casa.

La storia è nota: perquisizione, ritrovo di altri 10 grammi di stupefacente ed improvviso suicidio del ragazzo con lancio dalla finestra di casa .

Peggio di così non poteva finire, neanche Murphy con le sue leggi del cavolo sarebbe stato così pessimista.

Ma cosa è successo? Ci sono stati comportamenti che hanno in qualche modo portato ad un risultato così catastrofico?

Mille domande assillano la mia mente di genitore, e centomila martorieranno le menti dei genitori del ragazzo, assieme ad una rabbia muta contro un destinatario certo.

Una cosa mi sento di dire, il mondo adolescenziale richiede un approccio ed una sensibilità vicina a quella che usiamo per  il mondo infantile. La vulnerabilità in quel periodo della vita è estrema, ben poco occorre per destabilizzare un ragazzo.

Molti di noi  hanno ancora memoria di quei periodi così difficili e intensi. Altri hanno rimosso tutto il pacchetto.

Una formazione specifica per chi deve operare con tale fascia di età è auspicabile, succede già con gli insegnanti per esempio.

L’alternativa è usare uno stesso sistema di intervento per tutte le fasce di età. La cronaca ci dice che ciò non è sostenibile.

Al di là delle verità che ci consegnerà la storia e al netto del senso di incredulità che ci restituisce l’accaduto, bisognerà continuare a cercare il modus operandi  meno dannoso, cambiando tempi, modi e regole.

Il perché rimane un puro formalismo giudiziario.

 

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