Famiglia

GenGle, il primo social per genitori single… modello Giuditta

4 Maggio 2017

Che cos’è il genio?, si chiedeva il fiorentinissmo conte Mascetti, alias Ugo Tognazzi,  in Amici miei. E la voce fuori campo del Perozzi (Philippe Noiret) spiegava: “È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”.

A Giuditta Pasotto, 36 anni, direttore creativo freelance, fiorentina come i protagonisti del film di Monicelli, il colpo di genio è balenato nel luglio del 2014. Mamma separata, era in vacanza in Puglia, a Gallipoli con i suoi due figli piccoli. Il bambino più grande voleva arrampicarsi sugli scivoli dell’Acquapark, il più piccolo aveva paura a farlo. Giuditta, per accontentare il primo, ad ogni giro chiedeva a uno dei bagnini di dare un occhio al pargolo più piccolo. Fino a quando non ha incrociato una signora nelle sue stesse condizioni, due figli piccoli anche lei. Le due mamme single hanno fatto fronte comune, scambiandosi la cortesia di guardare i bambini più piccoli. A un certo punto la signora appena conosciuta, dice a Giuditta: “Certo che ci vorrebbe qualcosa che aiutasse noi genitori single nella gestione quotidiana…”.

La scintilla era accesa. Tornata a Firenze, Giuditta per due mesi coltiva l’idea, prende la decisione e a settembre mette online GenGle, il primo social network per genitori separati. Nel primo mese gli iscritti sono trecento, oggi, hanno superato quota diecimila. E Gengle non è più solo un social network ma è diventato anche una onlus.

Giuditta, sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco, GenGle non è un sito di incontri.

«Assolutamente no, non lo è. L’idea alla base del social, che poi si è rivelata vincente, è stata quella di creare una rete dove genitori con figli separati, che vivono le stesse problematiche quotidiane, possano scambiarsi consigli e aiuti, anche pratici. Se io ho un appuntamento di lavoro e nessuno a cui affidare i miei bambini in quelle ore, chiedo un aiuto, che ricambierò in futuro. In Gengle ognuno mette a disposizione le sue competenze per gli altri iscritti. In quest’anno e mezzo si sono sviluppate forme di aiuto anche per papà separati iscritti che avevano perso il lavoro e magari ha trovato qualcuno che ne aveva uno da offrirne. O anche qualche genitore in difficoltà economiche che non poteva rinnovare il guardaroba ai suoi figli, necessità alla quale hanno provveduto gli altri iscritti».

GenGle organizza dei raduni mensili. In cosa consistono?

«Il primo lo abbiamo fatto a Venezia nell’ottobre 2015, poi è diventata una consuetudine. Ci si ritrova, si fanno delle gite, pic-nic, si visitano mostre, si sta insieme. Uno degli obiettivi di Gengle è proprio questo: se io sono appassionata d’arte e c’è una mostra di Goya a Bologna che mi interessa, nel social non cerco soltanto chi magari può tenermi i bambini avendone magari della stessa età, ma chiedo se qualche altro iscritto è interessato alla mostra e ha voglia di venire con me. Si va anche per affinità di interessi: all’interno di Gengle si sono formati i gruppi di scambialibro, trekking, mosaicisti…”.

In questi due anni e mezzo tutti i genitori single iscritti a GenGle sono rimasti single?

«Ovviamente sono nate delle storie d’amore, ma genitori single con figli si rimane anche quando si decide avviare una nuova relazione. A dirla tutta, il fatto che ad ogni nostro incontro ci siano in media una cinquantina di persone, fa sì che la storia si sviluppi in maniera più “morbida” per i figli, ai quali non è necessario presentare da subito il nuovo lui o la nuova lei come “il nuovo compagno della mamma” o “la nuova compagna del papà”».

Come funziona GenGle?

«Il sito è stato pensato per essere il più elementare possibile dato che non tutti sono pratici di internet. La registrazione si fa in pochi passi semplici, anche utilizzando l’account di Facebook volendo. Una volta entrati è possibile vedere le proposte degli altri utenti, suddivisi per città, aderire all’iniziativa (una pizza, una gita, qualsiasi cosa), chiedere informazioni, e cliccare su “partecipo” oppure sulla bacheca della propria regione è possibile scambiarsi opinioni e confrontarsi. Alcune sezioni specifiche sono state create per dare un ulteriore supporto agli utenti. La sezione “Avvocato” mette a disposizione un legale per un primo consulto in ogni regione, e la stessa cosa avviene con la pagina “Supporto genitori” dove mediatori familiari, psicologi e coach possono dare un primo supporto agli iscritti. E’ molto intuitivo

Sul sito ci sono a disposizione gruppi di esperti in ogni settore che mettono gratuitamente a disposizione il loro sapere e le loro conoscenze dagli avvocati agli psicologi, agli specialisti per chi ha figli con problemi di dsa, a chi cerca lavoro e vuole parlare con dei veri cacciatori di testa per capire come migliorare, fino ad un coach per chi ha problemi di peso per se o per i figli, e settimana prossima inseriremo un’esperta in problemi adolescenziali (una psicologa) e uno psicologo dedicato ai papà e alla democrazia affettiva.

Chi sono gli iscritti a GenGle?

«Il target di GenGle è molto ampio: genitori single molto giovani con figli molto piccoli ma anche nonni con figli grandi che si sono separati dopo tanti anni di matrimonio».

Ma per incontrarsi non bastava cerare un gruppo su Facebook?

«Gengle offre la possibilità di creare rapporti quotidiani e soprattutto reali, al contrario di Facebook, dove tutto è virtuale. Con GenGle, il web è solo uno strumento. Poi le persone si vedono davvero e si scambiano esperienze: chi vive nelle tue stesse condizioni può darti una grossa mano. Amo dire che GenGle è uno strumento virtuale per un sostegno reale».

Dal 25 febbraio 2016 Gengle è diventato una onlus. Perché questa scelta?

«Gli obiettivi che mi prefiggo sono diversi e ambiziosi, primo tra tutti riuscire a creare una rete di sostegno non solo psicologico e legale».

www.gengle.it

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