Grandi imprese
Ecco a voi…la Tv!
Nata 70anni fa, tra lo scetticismo e la diffidenza di molti, la Tv italiana è considerata il fenomeno culturale tra i più significativi della società contemporanea. I primi rudimentali esperimenti in Italia di trasmissione a distanza delle immagini risalgono al 1929, ma la televisione inizia a trasmettere ufficialmente alle ore 14,30 del 3 gennaio 1954, con una rubrica settimanale di interviste a famosi personaggi in arrivo o in partenza dall’Italia. Momenti musicali, il pomeriggio sportivo, film-documentario sul Tiepolo, il telegiornale, una mezz’ora di curiosità culturali, commedie di Goldoni e intrattenimento di musica leggera si sono poi aggiunti alla programmazione giornaliera dei pochi spettatori che possedevano il tubo catodico. Il cartellone continuava con programmi di divulgazione scientifica e letteraria, opere di prosa e di lirica, sceneggiati che reinterpretavano romanzi classici, inchieste che affrontavano problematiche attuali, corsi di alfabetizzazione e di istruzione, contenuti mirati a promuovere la cultura tra la popolazione, tra cui c’erano molti analfabeti.
È nell’ottobre del ‘53 che andrà in onda in Tv la presentazione dei programmi attraverso la voce e il sorriso di Nicoletta Orsomando, annunciatrice televisiva per ben 40 anni. Il volto televisivo nazionale era originario di Lavello, in provincia di Potenza, suo padre, Giovanni Orsomando, era direttore della Banda Musicale del comune e non mancava occasione in cui Nicoletta ricordava il suo legame con la Basilicata, rimarcando le sue origini meridionali. Nei primi anni televisivi sono poche le famiglie che si possono permettere questo apparecchio destinato a diventare il primo intrattenimento immediato e spensierato degli anni a venire. Le prime televisioni e il loro costo, circa 250.000 lire, considerato l’esiguo stipendio di un operaio che si aggirava intorno alle venti-venticinquemila lire mensili, non consentiva l’acquisto ai più ma era già il mezzo aggregante nei locali “laddove era esposto un televisore” per vedere i quiz , il festival di Sanremo o le partite del cuore e per vedere e ascoltare alcuni fra i personaggi che hanno fatto la storia della televisione: Mina, Il quartetto Cetra, Totò, Walter Chiari, Pippo Baudo, Corrado, Enzo Tortora, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Raffaella Carrà.
La popolazione segue con interesse ed euforia i concorrenti e la loro formidabile memoria con cui partecipano ai telequiz al punto tale che le sale cinematografiche il giovedì interrompevano la programmazione per trasmettere il telequiz Lascia o raddoppia?, condotto da Mike Bongiorno. Altri quiz lasciano il segno nella storia della nascente tv, come il Musichiere, Telematch che si collega alle piazze della provincia dove il nome di un oggetto misterioso da scoprire diventa il tormentone della settimana. Campanile sera, propone già le prime sfide fra un Comune del Nord e uno del Sud, convogliando nelle rispettive piazze tutti gli abitanti, pronti a farsi immortalare dalle telecamere e pronti a biasimare o a esaltare i protagonisti locali a seconda della risposta data ai quiz. Presto si faranno strada i palinsesti che propongono satira politica dove il linguaggio televisivo è serio, vengono censurate parole ritenute troppo ardite e viene esercitato un severo controllo sull’abbigliamento, che si richiedeva castigato e non talvolta immorale come oggi assistiamo. Immancabile “Carosello” con lo sfondo delle piazze o dei monumenti più o meno celebri d’Italia e i due minuti di storia trasmessa subito dopo il telegiornale. Negli anni Settanta nascono in modo incontrollato e avventuristico le prime televisioni private commerciali dislocate nelle diverse regioni d’Italia.
Il piccolo schermo diventerà l’amico di tante famiglie, il posto dove imparare a leggere e a scrivere, il ritrovo dove evadere dalla quotidianità, e in seguito il mezzo per incentivare gli italiani all’acquisto di quel “nuovo elettrodomestico” che avrebbe cambiato completamente, a loro insaputa, nel giro di pochi anni, usi e abitudini quotidiane. L’offerta televisiva si ampliò in breve tempo anche a seguito del tasso di analfabetismo che negli anni ’60 in alcune aree superava il 50% al punto che la Rai pensò di mandare in onda un programma dal titolo “Non è mai Troppo Tardi” condotto dal Maestro Manzi che, nel tardo pomeriggio, insegnava l’italiano ai telespettatori, una Tv che inizialmente ebbe un ruolo essenzialmente pedagogico, istruttivo e sociale fino ad assumere le sembianze e la fruizione che malvolentieri conosciamo e le novità che probabilmente non sono ancora finite in questa rivoluzione del contenitore Tv.
Assistiamo oggi all’abbondanza delle fiction, i reality show da C’è posta per te fino al Grande Fratello, quest’ultima trasmissione, andata in onda nel 2000, ha incontrato da subito i consensi del pubblico soprattutto dei più giovani a cui piace il voyerismo, spiare le vite nascoste di big o sconosciuti costantemente ripresi in una casa i cui inquilini pernottano per mesi e mesi, rilevando confidenze, rapporti interpersonali, amicizie, emozioni, attriti e relazioni del gruppo. Spettacoli dal linguaggio banale, spesso grossolano, che non temono di presentare situazioni del tutto improbabili a volte anche volgari, ma che indubbiamente, visto il loro successo, piacciono a molti.
Con il tempo, la Tv ha innescato alcune dinamiche comunicative mirate ad “alzare la temperatura” dei programmi per acquisire audience: assistiamo ad una tv urlata, una tv spazzatura, la spettacolarizzazione della realtà della vita privata come gli ultimi eventi dei Ferragnez, che sbandierano case-crisi-storie e scandali per i propri lauti guadagni e che forse un domani sostituiranno Beautiful. Ma la Tv va anche in guerra e grazie alle immagini trasmesse ci rendiamo conto delle terribili realtà di fame e morte che ci circondano da lontano, con la speranza che qualcuno, messo di fronte alle sofferenze prodotte dai conflitti, si assuma le proprie responsabilità, si ponga interrogativi etici e si adoperi per la pace. I filmati si soffermano su lunghe file di fuggitivi, su macerie fumanti, sul volto ormai familiare dei corrispondenti che diramano bollettini di guerra e notizie su esplosioni, tragiche esecuzioni e atrocità come nel caso dei conflitti tra Russia e Ucraina e israelo palestinese, talvolta con immagini la cui realtà si mescola alla falsità di scene manipolate perché la buona televisione si mescola alla cattiva televisione. E non ultime, in tema di importanza, le tragedie quotidiane trasmesse che si consumano dentro casa: i femminicidi. Episodi gravissimi, casi di violenza ed abusi, una piaga che se anni addietro è sempre stata arginata, fingendo non esistesse, è ormai uno sciagurato fenomeno in aumento con fatti di cronaca a cui assistiamo sgomenti in cui c’è da domandarsi “C’è ancora spazio per la speranza che chi compie tali gesti efferati torni alla ragione non commettendo più crimini sulla pelle delle donne?”.
Oggi grazie alla televisione siamo tutti spettatori della globalità vicina e lontana, dei differenti contesti e dei drammi dell’umana sofferenza, e il fatto di poter vedere le immagini in Tv consente di poter prevenire taluni gesti perché non possiamo più farci scudo dell’ignoranza di un tempo e perché la ragione non dovrebbe consentire di emularne i contenuti. Per la molteplicità di stimoli che offre, la Tv influisce certamente sugli stili di vita e sul mondo dei valori, ma non bisogna dimenticare che è indispensabile evitare un sovradosaggio televisivo e gli effetti deleteri a cui sono più esposti bambini e adolescenti che potrebbero consumare il medium senza il filtro della famiglia.
Sulla televisione, di ogni genere è stato scritto: è la catena a cui l’uomo moderno è legato dalla testa ai piedi, è ladra di tempo, emerita bugiarda e cattiva maestra, ma da 70anni quasi ogni famiglia, poche sono le eccezioni, si siede a tavola con la televisione oppure conclude la sua giornata davanti ad essa. La televisione è amata, odiata, criticata, accusata più o meno giustamente, spesso le si addebitano colpe di altri, eppure un’occhiata allo schermo durante la giornata, i più, la danno. Entrò nelle nostre case come un elettrodomestico, su cui poggiare un soprammobile, alla pari del frigorifero e della lavatrice, ma oggi è diventato qualcosa di più, un mezzo di comunicazione, di informazione e di intrattenimento ma bisogna sfogliare le sue pagine con occhio attento e critico.
E se di notte dormi male
o ti svegli urlando
per sogni non voluti,
ricorda, li hai veduti
all’ultima edizione
del tuo telegiornale.
Buona visione a tutti!
Attenzione, però: in Ucraina non c’è un conflitto, ma è in atto un’invasione da parte di Putin.
Chiamarlo conflitto, magari appellandosi alla volontà di pace delle fazioni, come ha fatto il papa, perennemente in tv e grande assente nell’articolo, è intellettualmente disonesto e fa il gioco di Putin, unico responsabile, criminale di guerra a pieno titolo