Relazioni

Dormono sulla collina

4 Marzo 2024

ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere  (De Andrè, Smisurata preghiera)

Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield nell’Illinois.

Sono i due villaggi che hanno fornito le biografie di uomini e donne protagoniste dell’antologia di poesie di Edgard Lee Master intitolata Spoon River.

Un libro, come ha scritto la sua prima curatrice italiana, Fernanda Pivano, che “l’autore definiva [come] qualcosa di meno della poesia e di più della prosa”.

E’ proprio necessario un codice adeguato per raccontare vite originali.

Spoon River è un libro dal linguaggio e dagli argomenti del tutto analoghi ad uno uscito in questi giorni per mano di un autore italiano: Niccolò Zancan, Antologia degli sconfitti, Einaudi. La materia biografica sta tutta nelle periferie delle grandi città della penisola, ma anche nei paesi della campagna, in ogni spazio dove ha cittadinanza una vita alla deriva, un dolore, una morte, un lampo di splendore insolito.

Il sottotitolo precisa il linguaggio: cronaca quasi poetica del presente.

Un racconto per esempi. Storie di vita vere, urticanti, commoventi, divertenti.

Anzitutto capaci di dare un volto e un nome alle statistiche sulla povertà in Italia: dietro i numeri ci sono persone, vite umane: la negoziante che deve abbassare la saracinesca per la crisi dopo 23 anni, il senza casa che dorme in macchina, la prostituta nigeriana di Castel Volturno, il rider nella tempesta…

Ma poi capaci anche di dare un corpo e una parola alla storia di altri sconfitti e marginali: la pacifista cui danno della pacifinta, il pensionato che al terzo giorno di pensione viene abbattuto dall’infarto e quindi niente più balli con la moglie, l’assistente sociale assistito…

La sequenza non può risparmiare anche storie dell’attualità tecnologica: l’impiegato al call center della Deutsche Bank, la ragazza di OnlyFans….

Storie da leggere, ma soprattutto da spremere. Per trovare il succo della dignità e della bellezza, proprio dove meno ti aspetti di trovarla. Perché un ordine e un senso c’è quando c’è umanità.

L’autore è uno scrittore e un giornalista de La Stampa in qualità di inviato speciale.

E trova un modo per farci sapere che le sue storie hanno un titolo: le cose non sono andate come dovevano andare.

Ma nella galleria ci colloca anche il sistema della stampa per cui lavora. Un mondo alla deriva in cui i dati di vendita in caduta libera parlano di un mondo avviato alla fine.

Insomma ci si colloca anche lui tra gli sconfitti.

Ci fa sapere che lavora in un quotidiano che ha licenziato un direttore, Giulio Anselmi, “come succede a quelli più bravi”.

E poi via, licenziati tutti i correttori di bozze, rinunciando “all’unico strumento che avrebbe dovuto salvarci nell’indistinto caos della comunicazione odierna: la cura…già erano diventati una rarità i fotografi per un reportage. Stavano finendo anche i giornalisti: un’assunzione ogni tre uscite. Ma togliere i correttori a un giornale equivaleva a un taglio di salute pubblica. Come chiudere una scuola o una biblioteca. Ci penso sempre. Nulla mi sembra più metaforico della cacciata dei correttori di bozze. Tramonto occidentale: che luce struggente! Dovevamo vincere. Avremmo dovuto”.

Io penso che l’agonia della carta stampata racconti l’apocalisse, cifra vera del nostro tempo.

Ci salveremo solo se, come di nuovo torna a raccontare questo libro, coltiveremo lo sguardo giusto, quello che ha cantato ad esempio Fabrizio De Andrè, uno che per coloro che dormono sulla collina del cimitero di Spoon River aveva una competenza speciale: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

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