Diritti
Diario di un’accoglienza
Alfredo Corticelli fa il Cardiologo all’ospedale di Desio, in provincia di Monza e Brianza. È responsabile dell’ambulatorio dello scompenso cardiaco.
Nato nel 1982 a Milano, è sposato con Teresa, ed ha cinque figli: Giovanni, Francesco, Samuele, Lorenzo e Miriam.
Il 27 Marzo del 2022 la sua vita e quella della sua famiglia è in qualche modo cambiata. Grazie ad un avvocato di Monza, Agostino D’Antuoni, in città arrivano diversi rifugiati ucraini in fuga dalla guerra.
Alfredo, profondamente cattolico e appartenente alla comunità di Comunione e Liberazione decide con sua moglie di ospitare qualcuno di questi rifugiati. In un primo momento pensa ad una donna con i figli.
L’uomo propone e Dio dispone. In poco tempo accade che le persone che avrebbero dovuto compartecipare all’accoglienza di questi profughi, si assottiglia. A causa del Covid, soprattutto, che suggerisce di evitare contatti.
Alfredo non ci pensa due volte. Ne discute con la moglie e poi con i suoi figli; che accettano con gioia. Da sette, diventeranno undici, in famiglia. A loro si uniscono Oleksandr e Mariia, con i due figli Matvii e Barbara. Oleksandr fa il minatore nel Donbass, la moglie si occupa dei figli.
Da questa storia Alfredo trae spunto per farne un libro, appunto: “Diario di un’accoglienza” (Europa edizioni)
È il racconto di una conoscenza, di uno scambio d’amore, di una reciprocità che si è fatta tenerezza nello scambio e soprattutto nella fede. La famiglia ucraina è cristiano ortodossa. Alfredo nel suo libro propone diversi momenti in cui la fede è il viatico per scelte altrimenti considerate irrazionali.
Non nasconde le preoccupazioni dei suoi stessi genitori, allarmati dell’eventuale presenza di un uomo straniero nella sua famiglia. Narra del sorriso di sua moglie, in una condivisa appartenenza di valori, quando insieme decidono di accogliere tutta la famiglia ucraina.
Soprattutto però Alfredo costella di momenti significativi questa pacifica ed arricchente convivenza. Dagli sguardi dei suoi figli, che riconoscono in una delle figlie di Oleksandr la presenza di una malattia a causa della mancanza di capelli; a quella della presenza di Dio quando, guardando il papà ucraino appena arrivato, Alfredo rivive la sua esperienza emotiva nell’incontro avuto nel 1998 con Papa Giovanni Paolo II che, racconta, “mi fece sentire autentico e vivo l’incontro con Cristo.”
Nell’intervista che trovate qui sotto c’è il racconto di quei momenti ma soprattutto il senso dei valori di cui Alfredo si sente parte. Anzitutto il dono: il dono della vita ma anche il dono come senso della vita. E poi ancora l’idea che la vita non possa – attraverso il lavoro – essere solo “profitto e consumo” ma qualcosa di più: esperienza manifesta che la logica del cuore può prevalere sull’idea del consumismo, della prevaricazione e della guerra. È l’idea del dono e della sua testimonianza.”
Per tutta l’intervista Alfredo ripete che la famiglia ucraina è uguale a tante famiglie italiane che abbiamo come vicine di casa: persone semplici. “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato: come potevo dirgli di no?” – scrive.
Essere testimoni: questo è l’indice delle scelte condivise con la sua famiglia e con sé stesso. Testimoni che qualcosa d’altro deve esserci. In un capitolo del suo libro lo racconta chiaramente. Quando i profughi sono arrivati a Monza e si sono incontrati tutti insieme in una sala messa a disposizione dalla curia l’avvocato che è stato protagonista di quest’avventura, Agostino d’Antuoni, ad un certo punto racconta: “sento che se siamo qui tutti insieme è per qualcosa che va oltre noi stessi”.
“Tu e la tua famiglia siete nostri amici per sempre” scrive Oleksandr in una citazione riportata ad inizio del libro.
Ottanta pagine più avanti Alfredo scrive: “Amico è chi condivide con te il destino”.
Diario di un’accoglienza è una storia d’amore “che brucia nel viversi così forte da averne sempre più bisogno”
Ecco l’intervista con Alfredo
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