Società
Cronache dal greenpass
Primo impiego post laurea, per un centro medico. Un punto prelievi per tamponi COVID-19 nel posteggio di un centro commerciale. Anche senza prenotazione.
Una donna le chiede che sostanza le iniettano nel naso. Ovviamente nessuna, è un prelievo. “Sì, sì, voi siete complici. Per guadagnare alle spalle della gente.” Faccia carica d’odio durante il tampone. Poi chiede se ci sia un abbonamento, per un certo numero di tamponi, visto che il regime la costringe a farlo per continuare a vivere. No, mi dispiace. “Sì, si dispiace, come no” chiosa sprezzante, e aspetta il responso con la gambetta che sbatte come un colibrì.
Un altro entra brillante senza mascherina. Lei è bardata, come da copione, e lo invita, mentre attende il suo turno, a mettersela. “Neanche per sogno. Lei faccia il suo lavoro”, dice. Allora deve uscire. “E chi lo dice, lei?” Intanto impreca, a bassa voce, ma che si senta: “Questi bastardi…” Deve mettersi la mascherina, per favore. “Lei è vaccinata? E allora non si preoccupi.” Un signore in attesa fuori, sull’uscio, lo invita con calma ad ascoltare la dottoressa. Al sentire quella parola il tizio inizia un terzo grado sugli studi che ha fatto, questa dottoressa. E quando lei si qualifica ‘biotecnologa’ confeziona un’espressione vuota e spregiativa. Non sa cosa sia, e allora svia, e impone una sua verità: “Quindi dovrebbe saperlo che l’erreenneti è un veleno, che cambia il codice genetico”. RNA, lo corregge lei. “Si, non faccia la saputella.” A quel punto è il suo turno. Lei ribadisce che senza mascherina non glielo può fare. “Ma tanto le serve il naso, no? Come faccio a coprirlo?” E lei sfinita, lo fa sedere, e gli fa il tampone. L’uomo la guarda fissa negli occhi mentre esegue. Per due volte si tira indietro, e bisogna riprovare. Fuori si è fatta un piccola fila. Uno scuote la testa. L’espressione del “come siamo messi!”. Un altro commenta a favore, invece: “Però il signore ha ragione.”
Quando arriva a casa, la giovane donna racconta questa giornata. E dice di essere preoccupata dei giorni a seguire. Dopo aver visto le aggressioni varie alle manifestazioni, ha paura che arrivi qualcuno ancora più fuori di questi due, e magari dovrà chiamare la polizia. La rassicuro. Per dovere del mio ruolo. Ma non è che lo escludo.
Però è innegabile che questo greenpass sia una cosa facilona dal titolo fighetto. Che ha dato ai rancorosi all’erta un motivo in più per essere contro, mettendosi però la maschera buona: difensori di un valore libertario. Che poi a soffiare sul fuoco di piazza e social siano i partiti pieni di stagionati balilla fa ridere. O schifo. A piacere.
Ma anche la sinistra laterale, quella da manuale, ne smonta l’utilità e la forma. Lo fa però impegnandosi di più: al posto di slogan a casaccio e sangue agli occhi, snocciola analisi e argomenti.
La regola è sempre quella del genitore: comunque la fai, la sbagli.
Faccio una ipotesi: toglierlo, questo greenpass. Così, secco. Far sparire la crosta da grattare. E tamponi a dieci euro. Stessa spesa del cinema, che tanto non ci va più nessuno. Se gli togli il rancore, le persone ammansiscono. E magari vanno alla chetichella a vaccinarsi. Questa è la versione ottimista. Provocatoria ma ponderata. (Sul fatto che abbiamo solo il vaccino per venirne fuori invece non discuto. Non mi incazzo. Non vuoi vaccinarti, parliamo d’altro. Punto.)
L’altra è aspra e puramente immaginaria. Da vignetta. Un bel ponte aereo, all’incontrario, che i novax combattenti li spedisca in braccio ai talebani. Anche loro vietano e disprezzano i vaccini. Alla pari dei fascistozzi di casa nostra. Cosi saremmo tutti contenti.
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