Società
Covid, ovvero la guerra batteriologica
La Storia Militare, così poco diffusa in Italia perché le anime belle pensano che se non si parla di guerra la si esorcizza (tipico esempio di “pensiero magico”), ci insegna moltissimo sia sul piano teconologico e scientifico, che su quello politico, economico, sociale, psicologico. Ma soprattutto ci offre modelli estremamente complessi ed efficaci transitabili anche in altre situazioni di realtà. Ora quello che succede con il Covid può essere anche interpretato da un modulo militare che riguarda la possibilità della guerra batteriologica. Negli anni della Guerra Fredda, gli Stati Maggiori iniziarono a prendere in considerazione la triade ipotetica della guerra ABC cioè atomica, batteriologica, chimica.
Di conseguenza si iniziarono a costruire procedure tattiche nella prospettiva dell’utilizzazione di una o più di queste modalità. Inoltre tutti i mezzi corazzati che ormai diventavano, a seconda delle diverse tipologie, i veicoli standard di tutte le specialità degli eserciti come per le navi da guerra, per i box di protezione di aerei e missili, furono dotati di filtri protettivi contro la radioattività, contro gli aggressivi chimici (i precursori dei quali furono i gas della Prima Guerra Mondiale) ed infine nei riguardi di batteri letali diffusi con varie modalità tecnico-militari. Questo fatto spiega l’ipotesi, non suffragata da prove, che il nostro Covid sia stato creato per scopi bellici in un laboratorio cinese e quindi sfuggito al controllo (ed è probabile che molti Stati, forse anche il nostro abbiano simili laboratori). Anche la Difesa Civile cercò di preparare procedure relative alla protezione della popolazione ma, probabilmente con un certo pessimismo sulla possibile efficacia. E quindi possiamo, anche costruire un modello analogo della diffusione del Covid e dei suoi effetti.
Molti film, cosiddetti catastrofici, hanno costruito scenari apocalittici sul seguito di eventi totalmente distruttivi, ma in genere i protagonisti, poveri superstiti avevano a che fare con i postumi di una guerra atomica, con relative reciproche responsabilità politico-militari. Ma qui il Covid non è apocalittico: come la diffusione di un batterio militare produce nel tempo la sua azione di penetrazione letale, così il nostro virus ha i suoi tempi, anche se piuttosto ridotti, data la straordinaria velocità di diffusione. E poi non si riesce ad identificare il malvagio nemico che ci sta propinando questa terribile aggressione. Se almeno avessimo a che fare con un potere politico si potrebbe sempre venire a patti. Ma anche se antropomorfizziamo la brutta creatura, questa non segue i nostri itinerari di pensiero ma proprie leggi fisio-chimiche che sono del tutto impersonali. In questo si distingue dalla guerra batteriologica: ma non nei suoi effetti.
La rapidità del contagio, l’incapacità terapeutica dei nostri rimedi, la paralisi progressiva delle attività collettive, economiche sociali. Lo sviluppo di una paranoicità e di una ipocondria sempre più crescente. Il senso di oppressione rispetto a qualcosa di immanente al quale non si può sfuggire. La claustrofobia del confinamento casalingo. E la disidealizzazione di politici e scienziati che si rivelano impotenti. E poi, scendendo in qualche esempio più banale e magari anche divertente (si fa per dire), cosa succede se il lockdown diventa totale? Non più villeggiature, week-end e viaggi. Non più gioiose movide giovanili e appassionati cori negli stadi. E gli adulteri e gli altri amatori extrafamigliari, dove potranno incontrarsi? E le allegre conversazioni con amiche e amici, sui luoghi di lavoro, nelle scuole. Per non parlare di noi psicoanalisti ed affini costretti a ripiegare su discutibili video trattamenti mediante cellulare. E tralasciamo funzioni religiose ed altre serie cerimonie.
Tutti chiusi in casa, davanti a schermi di vario tipo e messaggi e conversazioni con altri che sappiamo non essere lì presenti. Quando ero bambino, ho vissuto con un ricordo ben preciso gli anni della guerra: c’era, a prescindere dai pericoli e dai disagi, un analogo senso di oppressione rispetto a qualcosa che dominava tutto. Ma per lo meno si sperava che la guerra finisse. Anche questa guerra batteriologica, si spera, finirà. Ma come nel dopoguerra ci saranno molte rovine, reali e psicologiche. E oltre alle conseguenze politiche, economiche e sociali, cosa cambierà del carattere? La prospettiva di questo uomo “novus” é indecifrabile.
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