Internet
Covid-19: forse c’è una buona notizia per l’informazione (e per la democrazia)
Sta succedendo qualcosa di strano in rete. Per anni internet è stato il terreno di un’informazione anarchica, di fake news, chiacchiere tanto al kilo, articoli discutibili postati e ripostati, anche a distanza di anni, per avallare le tesi che non trovavano spazio nei media nazionali. Lo sa bene il M5S che della rete aveva fatto, soprattutto all’inizio, un baluardo di democrazia partecipata. Video che raccoglievano migliaia di visualizzazioni perché ben fatti, accattivanti, amichevoli e con personaggi marginali improvvisamente esplosi e diventati famosi nel giro di 2-3 anni. Di Battista e Di Maio su tutti. Ma anche i tre ex semi sconosciuti del sovranismo italiano: Borghi, Rinaldi e Bagnai, anonimi fino al 2011-12 e oggi tutti e tre famosi e seguiti da migliaia di follower, oltre ad essere ora ben pagati neo deputati o eurodeputati della Lega. Chi meglio di loro ha sfruttato la rete?
Video caricati su Youtube, spezzoni di monologhi in trasmissioni (alle quali venivano invitati man mano che aumentavano le visualizzazioni), video di dibattiti tagliati a dovere, sempre esaltanti le proprie considerazioni e derubricando la risposta, la critica e le analisi dissenzienti. Tutto montato e condiviso da chi aveva capito la forza dello strumento, dei numeri, delle visualizzazioni.
Beh, sembra che oggi questo fenomeno avanguardista stia trovando una nuova e forte concorrenza. È come se il mondo accademico, politico e culturale avesse scoperto, grazie alla pandemia, i nuovi mezzi di informazione, le video conferenze con ospiti di spessore, le call su tematiche importanti, ed è come se ne avessero deciso, finalmente, una larga diffusione grazie alla rete. È come se avessero scoperto “la radio” del XXI secolo e avessero iniziato a prenderci gusto.
Aprite facebook o twitter e troverete dibattiti di campioni dell’economia, della finanza, della cultura, dello spettacolo e dello sport. Docenti di ogni estrazione politica dibattono e disquisiscono in felpa, dal salotto di casa e con davanti un caffè fumante. Uno tsunami di pillole, di discussioni e di chiacchierate on demand, registrate e lanciate non più solo da chi non trovava spazio negli studi televisivi e nei giornali, ma da circoli, gruppi informali, associazioni o addetti ai lavori, purché forniti di un account. La quantità di tempo a disposizione e l’impossibilità di muoversi da casa sta generando una massa di nuova informazione, di nuovi “salotti” e forum. What’s up Economy, con i suoi 38.500 iscritti, è un piccolo esempio di successo di tutorial dedicato all’informazione economica. Alcuni video, come quello sul Debito Pubblico italiano, pubblicato un anno fa, ha raggiunto le 300.000 visualizzazioni e si avvicina ai video sovranisti su questo argomento, pubblicati in occasione della crisi economica del 2012. Ma ci sono poi giornali nazionali e Fondazioni di ogni genere, Università e Centri Studi, tutti intenti a lanciare e a condividere attraverso i social dibattiti che fino a ieri erano relegati a una piccola parte dell’audience televisivo.
Ciò non significa che siano finite le bufale e che non si siano registrati molti tentativi di rompere questo fenomeno. Le news di strana provenienza, come i video e gli articoli prodotti in Russia e girati su whatsapp nei giorni scorsi ne sono un esempio.
Sembra iniziata però una nuova fase anche per l’informazione. Nei prossimi mesi vedremo se questa discesa in campo della classe dirigente del paese proseguirà; oppure se sarà stato un fuoco di paglia prodotto da questo virus.
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