Costume

XAV-ON

15 Gennaio 2022

Da tempo accarezzavo l’idea di fare la mia prima intervista, ma indugiavo, perché volevo che fosse qualcosa di inconsueto e originale, non la solita sequela di domande e risposte. Insomma, cercavo un esordio ad effetto e dunque un tema caldo.
Al contempo avvertivo un fastidio spontaneo ed epidermico per la dabbenaggine che pare ormai aver intriso irrimediabilmente il mondo della comunicazione. Sono insofferente alle banalità dilaganti e mai come in queste settimane mi sento travolto e disturbato dal riverbero concentrico delle voci univoche e dalle cantilene monocordi dell’ossequio alla paura.
Possibile che il mondo che tanto mi appassionava si sia ridotto ad un coro informe di odi alla guerra antivirale 20-21 ed ai suoi improbabili eroi?
Dopo due anni di torture subliminali ed esplicite ero deciso a irrompere in quell’ordinato plotone di portatori d’acqua con qualcosa di diverso.

Dovevo, dunque, rinunciare a diversificare il tema; impossibile suscitare un qualsiasi interesse senza occuparsi dell’invisibile e terrifico leviatano. Nemmeno uno snuff-movie firmato da Epstein e consorte può avere una chance contro la psico-narrazione sanitariamente corretta.
Prince Andrew docet.

Mi sono detto, quindi, che avrei sparigliato le carte con il soggetto.
Dovevo scegliere con attenzione chi intervistare e volevo che fosse un campione del mondo di sotto, quello dei riottosi e dei renitenti, divenuti (o prossimi a divenire) reietti e reprobi.
Il solo identikit di cui disponevo era quello, qualunquista e presuntuoso, apparso nei giorni scorsi su fonti mediatiche più o meno blasonate che hanno tutte liquidato l’articolo con la spocchia autoreferenziale di cui sopra. Mi provoca l’orticaria, a prescindere.
La puerile e presupponente riduzione del mondo dei dissidenti etico-sanitari ad una pletora di semi analfabeti indigenti, senza lavoro e senso civico è del tutto insufficiente e certamente inesatta.
Le stesse norme che li vorrebbero costringere alla sottomissione salvifica sono destinate proprio ad una platea di donne e uomini adulti e certamente dotati di un sicuro lavoro e della connessa autonomia economica.
Quanto all’alfabetizzazione, le riserve sul suo coefficiente trovano spazio equivalente da una parte e dall’altra, a mio avviso.

Infine, ho trovato Il mio uomo. Mi è stato indicato e poi presentato come l’interprete di qualcosa di più dello scetticismo irresponsabile e a buon mercato con cui qualcuno vorrebbe liquidare il fenomeno.
Niente rituali esoterici e neppure sorpassate divagazioni new-age. Inizio ad essere curioso.
Lo incontro per strada, necessariamente giacchè non merita ospitalità neppure al banco di un bar, e ne sono colpito subito: non credo che rientri nell’età dell’obbligo (quello dell’epifania appena passata, intendo) e di sicuro sa come prendersi cura di sé e del suo aspetto, misurato ed elegante, credo che abbia pure di che vivere più che dignitosamente, a giudicare dai dettagli.
Niente pugni chiusi o rachitici movimenti di gomito con lui, mi tende la mano con decisione e non mi lascia scelta, la afferro e ce la stringiamo alla vecchia maniera. Devo ammettere che è una bella sensazione.
Passeggiamo, e la mia prima domanda mi sembra a questo punto banale: “chi siete davvero? Voi che ancora resistete?”
La risposta me la fa rivalutare: “Non posso dirti chi siamo, sarebbe impossibile anche per me che faccio parte di questo mondo e sarebbe stupido; proprio come lo sono le ricostruzioni dei giorni scorsi che ci hanno provato dall’esterno”.
“Posso dirti, con più convinzione chi di sicuro non siamo”.
“Non siamo diventati così come siamo per il Covid, lo eravamo già e lo abbiamo compreso, accettato e manifestato con il Covid”.
Prima che possa sottolineare quella raffinata assonanza, mi precede: “Si. Ho usato i termini “per e con” esattamente come ha fatto finora la narrazione dei nani e delle ballerine del caravanserraglio di stato per contare malati e morti”.
Poi sottolinea “finora”.
“A breve vedrai gli attori cambiare trucchi e fare qualche difficile acrobazia, mentre dietro di loro i tecnici si affretteranno a cambiare lo sfondo e gli arredi di scena”.
“Noi non siamo spettatori, non lo siamo mai stati”.
“Ci siamo accorti presto che era una farsa, una rappresentazione teatrale costosa e ben orchestrata e quando ci è stato chiesto di applaudire, non abbiamo potuto farlo”.
“Siamo uomini e donne di un’altra specie, apparteniamo ad un’umanità antica e al contempo modernissima, siamo protagonisti e non comparse. E sappiamo che dobbiamo salvarci da soli.”
Gli chiedo. “Salvarvi ? E da cosa ?”
Immagino che abbiano anche loro paura di questa maledizione planetaria e quindi credo di conoscere la risposta.
Arriva immediata e mi fa sentire quasi ridicolo.
“Non da cosa, ma da chi”. “Da due diversi tipi di uomini e donne. Da altre forme di umanità”
“Intorno a noi, amici, familiari, capi e subalterni, professori e alunni, maestri e discepoli sono in preda al sonno profondo e inconsapevole dell’ignavia e si dicono felici di essere obbedienti.
Poiché è ovvio per loro che si obbedisce al bene e alle sue leggi e giammai al contrario di essi, sanno di essere dalla parte giusta. Senza sapere nulla, ovviamente, senza chiedersi nulla, senza mettere in discussione alcunchè, nel pacifico e tiepido mondo del sonno ad occhi aperti”.
“Noi non li consideriamo nemici, sebbene ci trattino come tali e ci vogliano eliminare senza alcuno scrupolo. Non sanno davvero quello che fanno, hanno vissuto secondo regole precise che hanno condiviso e rispettato, a volte, e che, altre volte, hanno creduto inique e dunque le hanno aggirate, eluse e frodate. Mai le hanno denunciate come ingiuste e mai hanno agito a viso aperto per cambiarle. Sopravvivevano e si dicevano di essere vivi, riempiendo il vuoto con le cose, il denaro, le etichette e i ruoli”.
“Questa umanità è destinata a cambiare o ad estinguersi, inevitabilmente, perché ha rinunciato addirittura a proteggere la sua stirpe, a risparmiare i suoi stessi figli”.
“Non intendiamo convincerli e neppure giudicarli. Del resto non potremmo farlo per la stessa struttura delle nostre idee e per la natura delle nostre scelte che comportano conseguenze – come ogni scelta – per noi e solo per noi. E spero che questa conversazione non debba includere scempiaggini come il costo collettivo del rischio che corriamo, giacchè nessun rischio in più riteniamo di correre rispetto ai troppi che hanno creduto di essere salvi e si sono comportati come se lo fossero. Senza esserlo mai stati.”
“Sono stati ingannati, è vero, ma si sono lasciati ingannare docilmente”.
“Noi non possiamo esserlo”.
“Perché non potete essere ingannati ?”, gli chiedo prima di rimanere ancora senza parole ad ascoltare quello che doveva essere il mio intervistato e adesso sembra avermi rubato la scena.
“E da chi ?”, aggiungo svelto.
“Dall’altro genere umano, o disumano. Quelli che stanno sopra di noi e dei nostri fratelli dormienti”.
“A questi però non credo di poter dedicare molte parole, non capiresti, tuo malgrado”.
“Ti ho detto che siamo un’umanità antica e quindi ho risposto in parte alla tua prima domanda. Ci ricordiamo di chi siamo già stati e abbiamo già incontrato quelli che adesso stanno conducendo il mondo dove credono sia più utile per loro”.
“Li abbiamo già sconfitti, e questa volta non sarà diverso”.
“Allora torneremo tutti donne e uomini uguali e saremo ancora una sola umanità”.
Si ferma improvvisamente e mi tende ancora la mano, me la stringe e mi saluta: “ci rivedremo presto, quando questo sarà finito”.
“Prima che possiamo dimenticarlo ancora”.

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