Costume
weekend al mare? No, si vota
Elezioni Europee 2024, è iniziato il count down, dovremmo essere felici, si va a votare, è un nostro diritto, a mio avviso anche un dovere, l’unico mezzo in nostro potere per tentare di cambiare ciò che non ci piace, non basta lamentarsi di ciò che non va. Se chi dovrebbe rappresentarci non ci soddisfa, l’unico mezzo in nostro potere per cambiare qualcosa è il voto: usiamolo, non andare a votare non è la soluzione. Le elezioni non ci affascinano, quelle europee ancora meno, lo dimostrano i dati:
Alle elezioni del 2019 ha votato poco più di un elettore su due, un dato che rischia di abbassarsi ancora al voto dell’8 e 9 giugno, visto il recente precedente negativo delle elezioni politiche del 2022.
Ancora una volta la tendenza ad interpretare, sia da parte dei partiti sia dell’elettorato, le elezioni europee in chiave nazionale, rappresenta un freno al processo di integrazione politica; i leader cercano la conferma delle loro posizioni, le questioni da affrontare saranno molte e una prova di consenso dopo quasi 20 mesi di attività per il governo potrà essere d’aiuto, così per l’opposizione, un’occasione per misurare i rapporti di forza al suo interno. Domani si vota per la formazione del nuovo parlamento europeo, è su questo che ci si dovrebbe concentrare. Il Parlamento europeo adotta leggi che riguardano tutti: grandi paesi e piccole comunità, società potenti e giovani start-up, la sfera globale e quella locale. L’Europa si dovrà occupare della maggior parte delle priorità delle persone: l’ambiente, la sicurezza, la migrazione, le politiche sociali, i diritti dei consumatori, l’economia, lo Stato di diritto e poi sfide globali che nessun paese dell’UE potrà affrontare con successo da solo. Come si muoveranno le alleanze dei nostri partiti in Europa? Quali saranno i loro programmi? Su questi temi dovrebbe concentrarsi un dibattito politico che invece risulta asfittico, molto concentrato sul nostro paese, poco sul futuro, questo crea una disaffezione verso la politica. L’elettore non si sente rappresentato da ciò che vede, ciò che sente e ciò che legge, la rappresentazione mediatica del dibattito non è esente da colpe quando va in profondità su certi elementi della politica italiana, dormienti finché ad amplificarli sarà l’ennesima campagna elettorale. Una campagna nella quale la preoccupazione maggiore è la verifica dei rapporti di forza tra i vari partiti, all’interno della maggioranza e fra le opposizioni, verrà ricordata per affermazioni quantomeno bizzarre; “sono la str.. della Meloni”, “al vostro segnale scateneremo l’inferno”, “sovranità Ue? Allora Mattarella si deve dimettere”, “la Decima Mas” ecc…
L’unica certezza è che da sabato 8 giugno si vota, la campagna elettorale è finita, possiamo prenderci una pausa, non lunga però, altre elezioni saranno sempre in agguato. Riflettiamoci, il voto è importante, non andare a votare significa lasciare agli altri la scelta del nostro futuro.
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