Costume

Voglia di incontri “a caso”: immaginando un’eredità post-Covid

15 Marzo 2021

Entriamo in questo primo giorno di lockdown completamente diversi rispetto a un anno fa. Sono trascorsi mesi straordinariamente intensi, nonostante l’immobilità. Una trasformazione però tutta interna, poco visibile nelle sue conseguenze comportamentali. Mentre si moltiplicano le ipotesi su come sarà il futuro facciamo fatica a comprendere quello che sta succedendo adesso. Cosa leggiamo oggi dai dati di opinione raccolti a una campione rappresentativo di italiani? (cfr. La misura delle cose, metodologia). Colpisce innanzitutto la traccia puntuale del clima ‘da ondata’, nello specifico la terza, che si esprime con il volto inconfondibile del pessimismo. Nonostante la speranza nei vaccini, la fiducia in Draghi, la primavera in arrivo, prevale un senso di sconforto e abbattimento che sembra quasi inconsolabile. Dobbiamo guardarci fuori e affidarci al nuovo, con tutta la sua carica di mistero, per cercare un’idea di futuro. Nelle case degli italiani, tra mura e schermi, non c’è.

Siamo ben lontani da una ripresa di normalità, qualsiasi cosa questo significhi nelle pratiche del quotidiano. Solo la vita domestica mantiene un minimo grado di attività, ma proprio questo non riesce più a effondere gioia di vita. Mancano all’appello i rapporti sociali, le relazioni, gli incontri.

Le interazioni protette hanno l’aspetto di una catena che si dipana per anelli di scambio duale. Ma abbiamo anche chiaramente il bisogno di spezzare questa catena e riunirci mescolando le carte. Tra le cose che mancano di più, gli intervistati indicano proprio il frequentare altre persone ‘tutte assieme’.

Il famoso assembramento vietato. I rituali delle serate fuori con amici. Con il crollo di questo pilastro della nostra vita, che ci porta a riunirci, è difficile cominciare a disinfettare le ferite e curare il trauma della pandemia. In positivo, e ci sono tanti fattori positivi se si comincia davvero ad aprirsi al futuro, c’è proprio l’elevarsi della consapevolezza affettiva e relazionale. Cresce il riconoscimento dell’importanza degli altri e paradossalmente, proprio nell’isolamento si rompe il guscio dell’individualismo spinto che ha caratterizzato le nostre vite e il nostro modello di sviluppo. Tutto fa pensare che torneremo a frequentarci con questa fame in incontri a geometria variabile, disgiunta e finalmente libera.

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