Costume
That’s entertainment!
Non sorprende, ma resta pur sempre rimarchevole, la rapidità e la flessibilità con cui il signor Volodymyr Zelensky si è calato nel personaggio che l’“Occidente” – qualunque cosa sia ciò che i giornali definiscono in questo modo – ha predisposto per lui nella rappresentazione in corso.
Non sorprende perché, com’è noto, l’uomo è un teatrante e come tale avvezzo al cerone e al travestimento.
Rimane tuttavia rimarchevole se consideriamo la sua levatura attoriale, diciamo così, modesta e una presenza scenica non esaltante.
Ma l’uomo ha fatto – e questo gli viene riconosciuto da tutti – molto di più di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
Da qui la pioggia di consensi da parte del pubblico pagante e le recensioni dei critici teatrali, quasi unanimemente entusiastiche.
Mi fa pensare, Zelensky, a quegli attori che sono universalmente ritenuti dei cani ma che, direi proprio per questo motivo, quando riescono ad arrivare in fondo al copione senza impappinarsi fanno tirare a tutti un sospiro di sollievo e finisce che strappano l’applauso a scena aperta.
Un’acclamazione liberatoria, ma questo per il botteghino è irrilevante.
Posso affermare con sicurezza – ma non citerò la fonte – che ad Hollywood si sta già approntando una riduzione cinematografica della pièce e probabilmente anche un serial televisivo (con sequel ma senza il prequel che potrebbe risultare imbarazzante…).
Non sarà nemmeno necessario cambiare il protagonista: due piccioni con una fava.
E la cosa davvero decisiva, ciò che fa sentire gli investitori in una botte di ferro, è che gli introiti saranno garantiti comunque si mettano gli eventi.
L’unica cosa di cui la produzione deve preoccuparsi è che il cartellone tenga più a lungo possibile.
Perciò siamo già arrivati a cento giorni di repliche ed è un buon traguardo, ma non basta. Ad oggi – traggo i dati dalle cronache teatrali de “La Repubblica” – sono morti cinquemila civili, tredicimila soldati russi e ventimila soldati ucraini.
Un prezzo assai ragionevole anche in proiezione: se nei prossimi cento giorni ne crepassero altrettanti la produzione potrebbe ritenersi assolutamente soddisfatta.
Si tratta di comparse, una vale l’altra e tutte sono rimpiazzabili: la maggior parte, per di più, non chiede neppure la diaria e si accontenta del cestino pranzo.
I protagonisti invece, e soprattutto la primadonna, sono perfettamente in salute e se ne stanno sempre al sicuro.
Anzi, va detto che il signor Zelensky è decisamente ingrassato – evidentemente la cucina da campo è ottima.
Perciò a quanto pare la CIA – che ultimamente si occupa molto, oltre che di teatro, anche di questioni mediche e ha diagnostico più di un cancro in fase terminale a Putin – ha già provveduto al dietologo.
Gli incassi infatti andranno pure oltreoceano ma la parcella è a carico di quei minchioni della UE che si sciropperanno pure l’incendio del teatro e le spese di sistemazione per quelli che, per adesso, ammontano a sei milioni di profughi…e allora perché non approfittarne?
Continuiamo pure, dunque, fino alla vittoria…That’s entertainment!
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