Costume
Tendenze, vita di coppia: due cuori e due capanne
Come si misura l’amore? Certo non con la decisione di convivere. Sono, difatti, in crescita le coppie (magari storiche) che stabiliscono di non abitare insieme o addirittura di vivere in città diverse. Complice la flessibilità, il lavoro sempre meno vincolato a luoghi ed orari e l’insofferenza galoppante che nessuno, né maschi né femmine, è più disposto a stemperare, ecco che prendono piede nuovi stili per vivere relazioni e sentimenti. Il tutto ha un nome: Living Apart Together. L.A.T. è la sigla che contraddistingue i pionieri della coabitazione intermittente, riservata ai momenti piacevoli o dettati da una scelta che si rinnova di volta in volta, che sia nello stesso palazzo o a distanza di chilometri. Il fenomeno, diffuso nell’Europa del Nord, in Gran Bretagna, in America, sta attecchendo anche nel Belpaese (4 milioni di persone), sebbene siano in molti a considerarlo una minaccia per la famiglia tradizionale. In una parola: il male, il disfacimento di valori e di tradizioni.
I L.A.T. non sono tutti uguali: ci sono quelli consapevoli e felici, pronti a decantare i lati positivi del frequentare il partner lontano dalla routine, dalle idiosincrasie, dalle sveglie, dai piatti sporchi impilati nel lavello, dalla spazzatura da portar fuori, dalla televisione accesa anche in camera da letto e dalla biancheria sporca sparsa sul pavimento. E ci sono i L.A.T. per caso, scontenti, impossibilitati a dividere il tetto con la persona del cuore per le ragioni più diverse. Tuttavia, c’è da credere che questi ultimi prima o poi invertiranno la tendenza a favore della convivenza. A far chiacchierare i sospettosi sono i L.A.T. convinti, che nel salvaguardare la loro autonomia hanno trovato la quintessenza del rapporto a due. Perché finire a sopportarsi se si può valorizzare al meglio il tempo insieme? A sentire i L.A.T. si tratterebbe di una trovata per lo più pratica, certo singolare, ma non per questo da denigrare. Roba da far invidia a coppie incartapecorite. E allora, se siete abbastanza anticonformisti e decisi a proteggere il rapporto amoroso da alterazioni e malcontenti, fate come il protagonista di Un posto nel mondo di Fabio Volo. Lui e la compagna Francesca se ne fregano dei pregiudizi, vivono separati e si amano. C’è una cosa che li galvanizza: telefonarsi a sera o scegliere di dormire insieme, a casa di uno o dell’altra, senza imposizioni. D’altronde lo diceva anche Raymond Hull: “Tutti i matrimoni sono felici. È vivere insieme dopo che crea tutti i problemi”. Perché la convivenza è una scommessa, motivo di stress e di litigi. L’avessero saputo Paul (Robert Redford) e Corie (Jane Fonda), protagonisti del celebre A piedi nudi nel parco, film del 1967 tratto dall’omonima commedia teatrale di Neil Simon. Se fossero rimasti ognuno a casa sua, non sarebbero finiti come in trincea, l’uno contro l’altro. Per non parlare di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Eppure, stare in coppia senza convivere potrebbe rivelarsi anche malinconico e triste. Dipende sul serio dal carattere e dalla propensione personale. A ciascuno la sua ricetta di coppia.
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