Costume

Superare il senso del limite: fotografia di un’Italia grottescamente spregiudicata

Abbiamo il dovere etico e sociale di ringraziare Maria Rosaria Boccia. Perché la sua effervescenza pubblica ha smascherato senza ipocrisie chi siamo diventati

23 Novembre 2024
Ricordo che qualche anno fa per prendere in giro mia nipote che vive a Chiasso e ha un accento leggermente milanese, le mandavo su whatsapp video di un fenomeno da baraccone che aveva come protagonista un bambino i cui video erano diventati, almeno a livello locale, virali. Il piccolo Lucio, soprannominato ufficialmente “‘o diabete”, che troverete digitando in rete con la canzone che lo ha reso celebre “a me me piace a nutella”, non si trattiene dal mostrare tutto il suo apprezzamento per il junkfood, dando nel frattempo mostra di doti vocali che gli hanno fatto guadagnare la nomea di nuovo Gigi D’Alessio.
Sappiamo tutti che stiamo vivendo nell’epoca d’oro del trash, e ogni giorno rendiamo grazie per questo. Il trash, lo si sa, è tanto più godibile quando viene identificato come tale: lo ascolti e lo guardi senza aspettarti nulla, e ti diverti. Questa è la strategia che, grazie alla iper-velocità della rete, può rendere dei perfetti sconosciuti, come il piccolo Lucio, delle superstar. Superstar famose almeno quanto degli artisti “reali” in cima alle classifiche. Nel nostro paese, nell’arco dell’ultimo decennio, sono state prodotte delle perle trash di incredibile bellezza, fenomeni di un’ingenuità e semplicità commovente, che hanno reso più “godereccia la nostra vita”. Fenomeni che, però, a guardarli bene e a leggere tra le righe, dicono più di quello che sembra.
Molti artisti hanno capito che fare trash è, oggi, una scala sicura per il successo. Si tratta di produrre un contenuto di qualità amatoriale, provocatorio ma anche demenziale, e di rendere questo contenuto virale. Conosciamo tutti Checco Zalone e la sua comicità sottile. In “Siamo una squadra fortissimi”, questo inno calcistico intenzionalmente sgrammaticato, Checco prende in giro la calciofilia italiana. Non manca un bel riferimento a Luciano Moggi e allo scandalo detto “Calciopoli”.
Scandalo più recente che ha riempito per un po’ i palinsesti televisivi, è quello che vede coinvolto l’ex ministro della cultura San Giuliano e l’avvenente Maria Rosaria Boccia che ha fatto precipitare il Paese in una sorta di soap opera in cui il rosa dei romanzetto harmony e il comico è stato rimpiazzato da tinte fosche e tragiche poiché, tra l’altro, ha mostrato quanto ancora sia sempre attuale la vendita e la mercificazione del corpo di una donna insieme a quelle di notizie scabrose, quanto è facile riportarci indietro di decenni, riducendo tutta la lotta per raggiungere la parità di genere a chiacchiere da femministe incallite e annoiate. Grazie, signora Boccia. Grazie per il suo post sui social in risposta alla Fagnani che, ospite di Un Giorno da Pecora, ha affermato di essere stata contatta dal suo legale per una partecipazione a “Belve” che le è stata negata. Grazia per aver affermato “che senza il gossip di bassa leva si teme di non fare ascolti o forse, probabilmente, scarseggiano i Giornalisti che non cavalcano l’onda del fango”.
Ma mi chiedo: non è troppo tardi per rendersi conto ora di quanto fango ha dato in pasto facendo volontariamente il gioco di chi di questo si alimenta e ingrassa? Non le sembra che il ruolo di ignara e ingenua donna travolta da un polverone mediatico le stia molto stretto, anzi non le se si attaglia per nulla?
Procediamo oltre.
Abbiamo il dovere etico e sociale di ringraziare Maria Rosaria Boccia. Grazie signora, davvero. Anche soltanto di esistere. Perché la sua effervescenza pubblica ha smascherato senza ipocrisie chi siamo diventati: testimoni – anzi no guardoni – di una telenovelas in cui privato e pubblico fanno a gara per dare il peggio.
Partiamo da lui, l’ ex ministro Gennaro Sangiuliano, oggi agli arresti domiciliari del proprio imbarazzo. La relazione amorosa con Lady Boccia, sfociata in tanta amarezza e altrettanti punti di sutura, é la sintesi di ciò che un membro del governo non dovrebbe fare. Cioè anteporre le debolezze del cuore, degne sempre di rispetto, alle incombenze del ruolo. Che oltre ad essere appunto incombenze, sono un sommo privilegio da onorare. Certo é difficile rispettare la regola, e i moralismi da parte di chi si erge a giudice fanno sorridere. Ma ogni lavoro, soprattutto quando pagato dai cittadini, ha un codice da rispettare, e qui il senso del limite é tracimato in farsa.
Poi c’è lei, la dirompente Boccia, protagonista di un B movie in cui si muove con agilità. Fantasticamente smargiassa, con il sorriso fisso in volto, algida nel ventilare verità indicibili che infatti non dice – perché, si sa, c’è un’inchiesta in corso – , interprete di un’Italia che pur di vincere é disposta a perdere credibilità, buon gusto, rispetto di chi non le va a genio ed è sprofondata nel cratere del grottesco e delle proprie ambizioni. Un disastro, ma illuminante per rimarcare il lato amaro del Paese, afflitto da spregiudicatezza e smania di potere.
Dopodiché tocca parlare della stampa, del web, delle televisioni, e insomma del consesso giornalistico entusiasta di continuare a esporre Boccia nelle vetrine mediatiche. Una scelta legata alla necessità di generare click e ascolti, più che il tentativo di fare degna informazione.
Archiviata l’euforia per la madonnina di Trevignano, pesi massimi e minimi delle news hanno trovato nella crush sangiulianica un valido succedaneo. Per cui eccola, lei, la guest star, la regina dei talk, la dispensatrice di frasi ambigue, l’oracolo campano di un carnevale a base di allusioni e retroscena, trionfare nei palinsesti. Un’ostensione inutile, un tripudio boccaccesco che né arriva dove dovrebbe sul versante giudiziario ( ossia stabilire se Sangiuliano abbia piegato le istituzioni alle ragioni del cuore) né intrattiene con sfumature brillanti. Piuttosto, come accennato sopra, la Boccia – story spiega chi siamo: cittadini immersi in una democrazia stanca. Protagonisti e interpreti di un reality horror gravida di volgarità e cinismo. Che non ci fa orrore come in teoria dovrebbe, ma al contrario suscita curiosità.
Dunque grazie, lady Maria Rosaria, per rimarcare la nostra decadenza. Dispiace solo preannunciare la sua scomparsa a breve dai teleschermi e taccuini, superata da altri caratteristi di questa epopea del trash.
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