Costume

Se vince Putin, diventiamo tutti putiniani

29 Maggio 2022

Freud (citandolo, dati i miei doveri di ortodosso freudiano…), nel 1921 pubblica un saggio sulla Psicologia delle masse ed analisi dell’Io, nel quale cerca di ipotizzare come ci sia un adeguamento collettivo all’immagine di un leader sul quale si proiettano le attese filiali collettive. Era il 1921 e sembra preconizzare quell’adesione completa, già in atto, alla figura del Capo che troverà ,12 anni dopo, la realizzazione completa in Hitler(tralasciando altri…). Ora sembra che ,in nome dei valori democratici e libertari , noi, Occidentali, si sia abbastanza immunizzati da questo pericolo. Eppure c’è qualcosa che non va. Più che un adesione completa, acritica, fideistica a questo tipo di personaggi, penso che ci sia uno scivolamento possibile e che non è solo circoscrivibile all’ambito politico (purtroppo il più importante) ma che sia ampiamente supportato da una serie di schemi di valore, anche quelli più innocenti e apparentemente innocui . Il saggio di Freud, ha il pregio secondo me, non tanto nella ricostruzione edipica di questi meccanismi( sulla quale ormai si è ampiamente discusso) ma sul richiamo ad una dinamica di base che affondando le proprie radici(discutibili anch’esse) nel periodo infantile, e si trasforma in una fenomenologia di credenze , accettazioni ed anche sopportazioni di quella funzione di indiscusso primeggiare di “chi vince”. Noi accettiamo non solo con indifferenza ma anche, spesso, con sentita partecipazione al riconoscimento che il merito (qualcuno deve anche chiarirmi cosa significa), se vincitore, ha diritto d uno status speciale di superiorità. Questo funziona dappertutto dalle banalità attraenti sportive, spettacolari, carrieristiche a quelle più, noiosamente tollerabili, serie, in campo culturale, scientifico, artistico ecc.. E questo principio del riconoscimento del vittorioso e quindi del diritto di essere superiore ad altri. E ci si stupisce se viene messa in dubbio la qualità della competitività.

E qui devo qui fare una digressione  clinica che riguarda  il nostro lavoro terapeutico,  che ha a che fare , per i pazienti con la loro vulnerabilità a tale principio della vittoria o della sconfitta  , producendo in loro l’imperversare della competitività, dell’invidia, della propria svalutazione conseguente. Che diventa una drammatica situazione permanente.

Inoltre chi si occupa dell’emancipazione femminile sottolinea come la società patriarcale diventi la fucina di tale competività. Altri hanno costruito modelli relativi alle costruzioni socio-economiche basate sul profitto o simili. In particolare questo aspetto appare legato ad una concezione di base individualistica. Nel raggiungimento di una mentalità sociale condivisa dovrebbe attenuarsi. Per ora i pochi esiti non sembrano incoraggianti.

Ma , tornando al tema del “vincitore”questo comporta anche , nello specifico campo politico, ad una delega incondizionata a chi dimostra di saper vincere. Quindi di essere il più forte. E se mi assoggetto, mi  proteggerà, mi farà ottenere qualche residuo dei suoi bottini, mi  toglierà l’onere di dover fare delle cose, di prendermi dei pesi e delle difficoltà. Insomma come fa, legittimamente il bambino nei riguardi dei genitori.

Però l’adesione a questo esito non è totale, e, a prescindere se è possibile, dalle specificità storico-sociali, ci sono sempre sacche di ribellismo che anzi sviluppano odio e contrapposizioni  alla figura del Capo vincitore. La storia delle lotte ideologiche è infinita. “E’tutta invidia” affermano i sostenitori della leadership. Può darsi , ma l’invidia non è mai da sottovalutare, alimentata da un ‘aggressività che forse ha anche origini neurofisiologiche, e può. nel bene e nel male, armare le mani.

Nella situazione politica attuale i filo-putiniani dichiarati sono abbastanza nascosti. in effetti i Russi (pur tenendo conto delle ampie responsabilità degli Ucraini, Usa ecc.), sono stati, eufemisticamente parlando, un po’ “esagerati”. Già i pacifisti (tra i quali mi annovero) sono sospettati non tanto di mala fede, quando di un’ingenuità, tale che non fa che avvantaggiare gli aggressori russi.

Ma cosa succederà quando, come ovviamente si prevede, i carri armati di Putin avranno stroncato definitivamente le velleità difensive ucraine? Oltre ad annose trattative di pace, la fine del conflitto, così desiderabile , farà assuefare le persone al nuovo (e speriamo consistente), periodo di tranquillità. E quindi anche quelle figure che oggi criminalizziamo e temiamo, incontreranno una maggiore tolleranza. E la loro capacità di vincere verrà apprezzata (sia pure con qualche riserva di facciata). E forse certe impostazioni ideologiche verranno abbastanza prese in considerazione. Le vie del revisionismo sono infinite.

 

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