Costume
Prostituzione, droghe leggere e i mancati introiti dello Stato
Come ogni anno, si apre il dibattitto sulla prostituzione in Italia. Da un’analisi riportata online dal Codacons, le cifre sono da capogiro. 3,9 miliardi di euro il fatturato sommerso e circa 90.000 operatori del sesso nel Belpaese. I clienti sono circa 3 milioni, numeri ovviamente al ribasso perché è molto difficile fornire una stima precisa.
Paradossale inoltre che negli anni della crisi economica, i fruitori del sesso a pagamento siano di gran lunga aumentati. Fare sesso fugace per dimenticare i problemi quotidiani? Forse, ma se un tempo la prostituzione era relegata alla strada o a qualche casa chiusa ovviamente illegale, negli ultimi tempi è il web a ritagliarsi una considerevole fetta del mercato. Complice il fatto che basta un annuncio su qualche sito ad hoc ed il gioco è fatto. Il cliente contatta la prostituta e via. Rapido, semplice e decisamente più sicuro di un approccio in strada (molti comuni infatti puniscono con ammende salate i fruitori del meretricio al chiar di luna).
Di pari passo all’affaire prostituzione, trova posto il tema delle droghe leggere. Altro mercato con numeri pazzeschi: solo per quello legale, ovvero tutti quei prodotti nei quali il principio attivo, il tetraidrocannabinolo o più comunemente chiamato thc, è inferiore ai limiti imposti dallo stato, si parla di un movimento d’affari di oltre 40 milioni di euro. Importo, quest’ultimo, che rientra già nelle maglie del paese in quanto tassato e legale.
Ma qual è il giro d’affari del mercato illegale?
Considerando che in Europa, l’Italia è seconda solo alla Francia per l’uso di marijuana e hashish illegale, in base ai dati contenuti in una delle ultime relazioni anti droga fornite dal governo (politicheantidroga.gov.it) il giro di affari è stimato intorno ai 4 miliardi di euro.
Facendo un elementare “conto della serva” sono circa 8 miliardi di euro, tra prostituzione e droghe leggere, che sfuggono allo stato. Una cifra vertiginosa se si considera che l’ultima manovra finanziaria varata dal governo giallo verde ammonta a circa 37 miliardi di euro. Ovviamente, l’importo del mercato sommerso, una volta legalizzato, andrebbe tassato, ma è innegabile che lo stato, così come tutti i cittadini, avrebbe un ritorno economico rilevante. Inoltre, considerando che la forza delle mafie è proprio la disponibilità economica, rendere legale la prostituzione ed il commercio di tutte le droghe leggere, sarebbe un duro colpo per i sodalizi criminali. Discorso demagogico? No, perché chi paga per un rapporto sessuale o chi utilizza le droghe leggere, continuerà a farlo, indipendentemente dal fattore legale.
Quindi perché non rendere legali le droghe leggere e la prostituzione?
La ricerca della motivazione non è semplice. Se da un lato vi è la religione, quindi una questione morale, dall’altro vi è una questione sociale. Legalizzare la prostituzione fa innalzare le barricate del mondo cattolico e questo si traduce in milioni di voti persi. Legalizzare le droghe leggere invece, apre una questione sociale che, tradotto, potrebbe significare un aumento della spesa pubblica nel settore sanitario. Negli Stati Uniti e più precisamente in Colorado, che insieme allo stato di Washington fu il primo a legalizzare la cannabis, i ricercatori hanno constatato che l’aumento dell’uso di marijuana ha innalzato il rischio di psicosi, depressione e schizofrenia. In otto anni si sono triplicati i ricoveri al pronto soccorso per problemi “paranoidi”. Si è parlato inoltre di un potenziale aumento degli incidenti stradali. Ma è proprio così?
Tre ricercatori del CATO Institute (www.cato.org) hanno concluso che non esiste una correlazione tra consumo di cannabis ed aumento degli incidenti stradali. Focalizzandosi su Colorado e Washington, hanno paragonato gli stati dove resta illegale il commercio delle droghe leggere. Se è vero che è aumentata la percentuale di thc nel sangue degli automobilisti sottoposti a verifica, questo non è correlato in alcun modo ad un aumento degli incidenti stradali.
Concludendo, in un ambiente illegale, i fruitori del mercato del sesso a pagamento ed i consumatori di droghe leggere continueranno a cercare di soddisfare i propri “bisogni”, anche se questi bisogni sono ritenuti fuori legge o comunque non regolamentati e “sicuri” (in Italia la prostituzione non è reato ma i clienti delle prostitute solitamente vengono puniti con sanzioni amministrative così come, più duramente, chi trae vantaggio da altri nel mestiere più antico del mondo).
Tanto vale rendere legali questi due mercati che adesso fanno guadagnare solo i criminali, a discapito dello Stato e dei cittadini. Potrebbe pure succedere che, smarrito il “brivido del proibito”, diminuirebbero sia i consumatori di droghe leggere, sia i fruitori della prostituzione ma lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.
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