Costume

Perché il vintage attrae così tanto?

16 Giugno 2020

Perché si resta affascinati irrimediabilmente dai richiami del passato e da tutto ciò che è ormai in disuso? Che ci si trovi di fronte a un’auto d’epoca, un indumento o un oggetto di arredamento, l’interesse e la curiosità scatenano i nostri sensi verso un immediato desiderio di possesso. Se, poi, spostiamo l’argomento sugli effetti dell’erotismo e sulla capacità di percepirne e svilupparne emozioni, il vintage diventa, anche se non per tutti, un elemento esplosivo di distinzione e identificazione. Eh, sì, perché l’eros è soprattutto il fluire lavico di un’emozione forte che avanza fino a dissolvere ogni inibizione, permeando i sensi e il corpo del calore dell’idea che va facendosi strada nella mente. E la contemplazione di una immagine di altri tempi aumenta a dismisura la forza di quell’emozione, stimolando energicamente sensibilità anestetizzate da ogni genere di comodità.

Non vi è dubbio che il fascino femminile venga esaltato molto più da una mise da primo novecento che non dall’ultimo prêt-à-porter. Perché? Cosa vedono i nostri occhi in un indumento fuori moda da tempo che un articolo moderno non ha? Come mai una gonna ben al di sotto delle ginocchia o un reggicalze lasciano profondamente intendere una sensualità che un vestito scollatissimo o un perizoma non svela in alcun caso, pur offrendo tanta nudità? Il mistero sarebbe presto svelato e si potrebbe riassumere cosi: non c’è scoperta più piacevole di quella preceduta dall’immaginazione, e, dunque, non c’è visione più deliziosa di quella bramata con fantasia. Una donna che ci appare di altri tempi stimola i nostri sensi fino a sfrenarli poiché emana uno charme che trapassa la contemporaneità, percepita da noi con fastidio e insofferenza.

Ella, pertanto, propina un fascino che sospende un tempo troppo reale e realistico per poter accedere alle più alte sfere del piacere, proponendone un altro più immediato, febbrilmente intimistico, estraneo ai minuti che passano e, quindi, completamente fuori da una ordinarietà alienante e da ogni logica di godimento percepito come semplice e piacevole distrazione, dove, infine, gli attimi da vivere sono da considerarsi parte di un’esperienza autenticamente sensoriale, non proprio in linea con le regolari e ripetute sollecitazioni emotive della quotidianità.

Si aggiunga che il vintage, nella concezione della bellezza e del fascino femminile, avvicina molto la donna all’opera d’arte. Ora, a parte l’armonia, l’equilibrio e la delicatezza delle linee di una figura, vi è l’essenza caratteriale poco scontata e tutta da intuire a rendere attraente un soggetto artistico o una persona. “O si è un’opera d’arte o la si indossa”, sosteneva O. Wilde. Alla luce dell’aforisma sarebbe auspicabile che le donne contemporanee, ogni tanto e per gioco, senza perdere la loro semplicità ed essenzialità, assumessero un’aria un po’ retrò, che non è fatta, evidentemente, soltanto di accessori, ma anche di ironia e sottile provocazione. Sì, può darsi che non ci siano più gli uomini di una volta, ma pare altrettanto vero che del tempo che fu manchino anche le donne. Naturalmente, le eccezioni sono date da chi possiede un animo universale, senza distinzioni di genere.

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