Costume
Pensieri di fine agosto
In questi giorni di fine agosto sto leggendo nelle bacheche dei social, dei miei amici e di altri, un senso di profonda stanchezza e ansia. Forse mi sbaglio, ma mi sembrano diminuite le foto di vacanze allegre e spensierate. Si sta ricomponendo la famiglia, i legami più prossimi.
Un’ estate strana, con voglia di gioco (per lo più visto: gli Europei e le Olimpiadi), di dimenticanza, di rilassamento. Non so quanto tutto questo sia riuscito. In me parzialmente. Ci siamo risvegliati però bruscamente alla politica estera con la atroce situazione dell’Afghanistan, e questo rende forse un po’ più relative le nostre piccole ambasce.
Forse più che “il” mondo, è finito “un” mondo. È una constatazione banale. Con la pandemia il mondo è cambiato e non sarà più lo stesso, e con esso le abitudini, le pratiche, il grado di accettazione della realtà. È imprevedibile cosa ci porterà l’autunno, tutti stanno con fiato sospeso nell’attesa.
Alcuni si difendono con visioni apocalittiche da fine del mondo. Altri si rifugiano in nicchie religiose o mistiche. Altri leggono o ascoltano audiolibri. Quello che mi preoccupa davvero è che è aumentata la nostra dipendenza dal virtuale. Mi è appena arrivato il resoconto della settimana, dice che ho passato più di nove ore al giorno connesso. Non va affatto bene, tempo perso sicuramente. Ma non so gli altri, io non sopporto più questa solitudine forzata, e quindi cerco solo divertissement. Certo vi sono modi più produttivi per utilizzare il tempo. Ma anche la durata stessa del tempo – forse – è cambiata, sospesa. In tutto questo sicuramente anche la scuola. Penso a ragazzi che presto ritroverò in classe(!): già l’anno scorso, quei pochi momenti che li vedevo dal vivo (dopo l’inizio promettente in presenza fummo costretti a interrompere e alternarci) , notavo un disagio diffuso, un aumento dei livelli di ansia, una incapacità a staccarsi dal cellulare; per ragioni didattiche, ormai è diventato indistinguibile il suo uso in remoto da quello in presenza, e questo comporterà un notevole lavoro di presa di coscienza da parte degli adulti docenti e operatori della scuola. Dei politici, in genere si ha meno fiducia quando si occupano di scuola. In genere propongono, anzi impongono riforme dall’alto, supportati da pedagogisti engagé.
Vedremo come andranno le cose.
Quest’anno, per quanto potrò, mi andrebbe di tenere un diario pubblico, su questo blog, in presa diretta con il mio ambiente di lavoro. Forse è una di quelle promesse che si fanno a fine agosto, di cambiare stile, di impegnarsi in un progetto, di intraprendere uno studio o un’opera. Vedremo. Per ora sto cercando di imparare la consapevolezza del respiro.
«Come l’uomo singolo, così un’epoca intera può compiere grandi progressi nella conoscenza del vero, e rimanere invece molto indietro nella volontà del bene.» (Pestalozzi)
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