Costume
papà guardami…….io sono giorgia!
Che paternità e maternità siano un ruolo e non una condizione biologica lo sappiamo tutti, meglio lo sa però chi un padre o una madre l’ha avuto solo sulla carta ed essendo stato cresciuto da chi c’era, riserverà a questi la sua idea di mamma e papà.
E’ il caso della premier Giorgia Meloni, che nella sua dolorosa storia di figlia ha riassunto nella frase “faccio fatica a dire che sia una brava persona” il giudizio su un padre assente da sempre e che, lasciandola in fasce alle sole cure della madre e dei nonni, la portò a decidere all’età di soli undici anni, di non rivederlo mai più.
La favola genitoriale è bella come il mulino bianco, ma fa girare un altro tipo di pale perché in fondo siamo tutti figli di famiglie carenti, ma, consapevoli che il requisito minimo di una mamma e di un papà è quello di esserci e di accudire, crescendo capiamo che i genitori han fatto quel che potevano fare, ma soprattutto hanno avuto l’ardire di metterci al mondo, cosa che oggi, procreare per l’appunto, molti di noi non han fatto o faranno.
E sull’emergenza della crisi delle nascite si sono appena conclusi a Roma gli stati generali della natalità, kermesse che, lanciando l’allarme culle vuote, si prefigge di unire tutti i mondi italiani possibili nel raggiungimento della #quota 500mila, hashtag che campeggia sul fondale di dei vari interventi, e che , come in una raccolta fondi, invita il paese a raggiungere il mezzo milione di nascite entro il 2033.
Come per le ospitate ai tempi d’oro dei meeting di comunione e liberazione, a gli stati generali della natalità sono arrivati nientepopodimeno che il papa e la premier, entrambi di bianco vestiti sono stati introdotti da Gigi De Palo, volto della manifestazione, che parlando di semina circondato da bambini, apre la strada ai discorsi papali e meloniani.
Curioso però che l’intervento della premier risulti più moralistico e tonante di quello del papa, e se Francesco parte dai cagnolini nei passeggini, la Meloni tira fuori l’utero in affitto, dove il primo parla di egoismo la seconda parla di sussidi e quando lui suggerisce lei ruggisce a arrivando a inveire contro il mercato dei bambini che non sono prodotti da banco..
Creando un’assurda relazione tra gestazione per terzi e calo delle nascite la premier si impianta su un problema che non si pone nemmeno il papa e, sventolando agli alleati lo scalpo della vittoria sbagliata (quella che decapita giuridicamente il genitore nelle famiglie arcobaleno), perde di vista la questione.
Oggi, legittimamente, i cittadini non vedono più nella procreazione una tappa indispensabile della loro vita, quindi stato e chiesa si regolino di conseguenza, e che nessuno ovviamente resti al Palo.
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