Costume

Osho is the new barzelletta!

15 Ottobre 2015

Ovvero di come cambiano gli usi e i costumi umoristici delle italiche genti (e non solo)

 

Provate a ricordarvi l’ultima volta che qualcuno vi ha raccontato una bella barzelletta (possibilmente non vetusta).

A meno che non abbiate qualche amico (o amica) irriducibile “barzellettaro”, immagino ci dobbiate pensare un bel po’, perché il genere non rientra nel paniere delle cose trendy ormai da un bel po’ di tempo.

 

barza

 

 

Eppure, nonostante qualche “savonarola” possa sentirsi autorizzato a ricordarci che di questi tempi “c’è poco da ridere”, mai come oggi la battuta, la spiritosaggine, il gioco di parole, lo scherzo sono pervasivi nella nostra giornata, specialmente attraverso i social network e le app di instant messaging.

Mentre la classica “barzelletta” richiede (o richiedeva) tempi e modalità narrative ben specifiche e che giungono filtrate dall’abilità di chi ve la racconta, per cui un buon raccontatore poteva rendere indimenticabile anche una barzelletta fiacca, mentre la zia Rosina, che è negata, era capace di rovinare – magari dimenticandosi il finale – anche quella più spassosa, la risata passa oggi attraverso una preponderanza dell’aspetto visuale oppure attraverso quella che una volta veniva definita “freddura” o calembour, prevalentemente applicata a questioni di attualità.

Tutte cose che “raccontate” non solo fanno molto meno ridere, ma si fa pure prima a condividerle, a inviarle su WhatsApp, a porgere lo smartphone all’amico per vederle di persona, proprio come l’ho viste io, come le vedi tu, come le hanno viste tutti, “oggettivamente esilaranti”.

 

osho

 

Perché l’ultima di Le più belle frasi di Osho, oppure di Gianni Morande, la finta news di Lercio o l’irriverente gag su Bocelli, tanto per citare qualcuna delle “serie” più gettonate, davvero a raccontarla fa schifo e vive invece in strettissima simbiosi con l’inarrestabile flusso dell’ambiente in cui nasce e si diffonde.
Non “la sai l’ultima?”, ma “hai visto l’ultima?”, in un succedersi continuo di condivisioni che dà l’impressione di cementare in modo esponenziale una potenzialmente infinita comunità di individui uniti dalla complicità intelligente di una risata e di uno sguardo ironico sul mondo.

quadri

Non se ne esce, anche perché spesso le battute di Osho (e del suo illustre predecessore Coatti insospettabili), di Lercio, di Se i quadri potessero parlare, quelle della Callas un po’ burina di Anche le dive vivono o quelle di Spinoza sono realmente fantastiche e intelligenti e costituiscono un paradigma che dà dipendenza.

Si ride del cortocircuito (l’Osho che benedice diventa il tuo compagno di calcio che chiama il cross per una rovesciata, dietro lo strabismo di venere un po’ blasé della Callas si celano i più meschini pensieri quotidiani), del contrasto, il tutto fissato dentro un’immagine.

callas
La vignetta ovviamente è sempre esistita e ha sempre ottenuto un largo consenso, ma se vi ricordate bene, non è che quella che faceva così ridere tutti se la ritagliassero dalla Settimana Enigmistica per mostrarla agli amici.

E anche la freddura – cui possiamo comparare oggi molti “titoli” di spinoza.it o di Lercio, nonché il diffondersi di pratiche di gioco di parole, più o meno seriale, negli status di Facebook o nei Tweet (chi scrive è tra le vittime di questa sindrome…) – era una volta un “genere” minore, riservato agli “inglesi” e ai più nerd, che continuavano a ghignare soddisfatti anche dopo che la ragazza cui avevano raccontato la spiritosaggine aveva al massimo inarcato il labbro in una smorfia di contenuto disgusto.

beckett

Insomma siamo tutti più spiritosi (e abbiamo un sacco di tempo da investire nella produzione e diffusione di prove a supporto di questa tesi) e non abbiamo più bisogno del momento un po’ goliardico e un po’ “sfigatello” del “ma te l’ho raccontata quella di…”

Le barzellette sono roba da anziano all’osteria, impolverate come un’immagine di Gino Bramieri o uno di quei libri di barzellette sui cornuti o i carabinieri che svernavano sugli scaffali delle edicole delle stazioni.

bramieri

Una prova ulteriore?  Di barzellette sulla tecnologia, i computer, il web, il mondo in cui viviamo immersi senza sosta insomma, non ce n’è quasi nessuna.

Io, che di barzellette ne conosco tante, ne so solo una che abbia come oggetto internet.

Fa anche molto ridere, ma ve la racconterò solo quando ci incontreremo di persona.

E, temo, se a entrambi si sarà scaricato il telefono.

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