Calcio
Ok, il prezzo è ingiusto? L’insondabile valore di un giocatore di calcio
Dopo l’ufficializzazione dell’acquisto di Neymar al Paris Saint Germain, per la cifra record di 222 milioni di euro, mi sono messo a cercare (come tanti altri) l’elenco degli acquisti più costosi della storia del calcio. Ecco qui un sunto visivo a beneficio del lettore.
Primissima nota a margine: i prezzi sono espressi a parità di potere d’acquisto e non è una questione banale perché spesso, sulla stampa, la questione viene trascurata o passata in secondo piano:
Come curiosità parallela, sono andato a vedere quanto sono costati, nel tempo, i quadri o le opere d’arte più care. Anche qui, ecco il risultato:
Ora, cosa c’entrano grandi opere d’arte e calciatori? Poco, in verità. Ma c’è qualche punto di contatto. Entrambi sono mercati particolari, in cui l’oggetto del contendere è il talento e c’è un’asta per aggiudicarsi la proprietà del quadro o il cartellino del giocatore.
Ma come si fa a dare un prezzo al talento?
Eh, diciamo subito che è uno di quei casi in cui il mercato perde un po’ la sua efficienza: genio e talento entrano in tackle nella sfera dell’incommensurabile e diventa difficile mantenere l’oggettività. Interchange di De Kooning vale 40 milioni di euro in più dei Giocatori di carte di Cèzanne? Anni fa, avevo fatto un esercizio basato sui prezzi relativi per cercare di dare un valore al David di Michelangelo: veniva fuori una stima tra i 2,1 e i 35 miliardi di euro. Inattendibile, da un lato, ma utilissima a capire che davvero nei dintorni del genio il valore è questione assai complessa.
Neymar a 25 anni vale il doppio di Cristiano Ronaldo a 24, quando fu acquistato dal Real Madrid?
È molto difficile dare una risposta, sul serio.
Innanzitutto perché sia De Kooning sia Neymar sono stati acquistati DOPO gli affari Cèzanne e Ronaldo, che erano le transazioni più care dell’epoca.
L’ancora (spesso dovendo dare delle stime di tipo numerico o dei giudizi in situazione di incertezza, si prova a ridurre l’ambiguità ancorandosi ad un punto di riferimento stabile, un valore a cui fare riferimento per il nostro giudizio) si è spostata verso l’alto, segnalando tra l’altro l’esistenza di qualcuno disposto a pagare certe cifre.
È troppo?
La risposta non può essere univoca né troppo semplice, per tanti motivi. È innegabile che il prezzo di Neymar sia significativamente più alto di quello di altri giocatori del passato ma, a ben guardare, rappresenta davvero una sorta di unicum in un mercato che, con questa sola eccezione per il momento, ha oscillato per lo più attorno al valore di 100 milioni di euro.
Quella di Neymar, tuttavia, è un’operazione particolare, una delle poche (insieme all’acquisto di Higuain da parte della Juve lo scorso anno) tra le riportate in cui il prezzo è stato stabilito da una clausola rescissoria e non da una negoziazione. Suona un po’ strano che il Barcellona parli di moralità quando è la squadra che, banalmente, ha fissato il prezzo del suo campione anni fa.
Se qualcuno mostra la WTP (willingness to pay) per acquisire i diritti alle prestazioni del signor Neymar, non c’è nulla che osti alla transazione. Certamente, 222 milioni di euro rappresentano, ora, una nuova ancora, ma non è detto che sia un prezzo in grado di trainare verso l’alto tutti gli altri: il secondo pezzo pregiato del mercato, Mbappé del Monaco, non è ancora stato venduto e, guarda caso, è sempre il Paris Saint Germain l’unico acquirente possibile per certe cifre.
Insomma, se qualcuno ha soldi da spendere e vuole pagare un giocatore, non è che ci sia molto per gridare allo scempio: tutto sommato il PSG fattura 520 milioni di euro all’anno e, per ora, ne ha spesi 238. Il Milan fa 215 milioni di ricavi e ne ha spesi 190.
E poco c’entrano anche le esternazioni del sempre mitico Kalle Rummenigge, che compara il costo di Neymar a quello dell’Allianz Arena, lo stadio del Bayern, davvero mettendo insieme mele pere. L’ex nerazzurro dovrebbe chiedersi, piuttosto, come si rapportano i 42 milioni spesi per Tolisso al prezzo di Neymar: quello è il campo da gioco su cui fare un ragionamento, se se ne avvertisse la necessità.
Noi invece potremmo confrontare i 23 milioni di Skriniar (ottimo prospetto con all’attivo 1 stagione in serie A in una squadra di media classifica, la Sampdoria) con i 45 pagati dal Manchester per Lindelof, più o meno coetaneo dello slovacco ma con all’attivo 2 stagioni di alto livello nel Benfica, squadra tra le più forti in Portogallo, e un’esperienza internazionale importante in Champions League.
Insomma, il tasso di cambio del talento vale quel che vale in termini di attendibilità: cioè poco.
La correlazione tra la prestazione di un giocatore e il suo valore esiste, e ci sono società che, forti della miriade di dati a disposizione oggi, fanno proprio di mestiere l’Iva Zanicchi delle squadre di calcio, consigliando il prezzo giusto per un giocatore (Decision Technology, su tutte).
I parametri da considerare sono tanti: età, prestazioni passate, condizione fisica, livello di difficoltà del campionato in cui si gioca.
Eppure l’equazione non è così semplice da risolvere, di nuovo perché tornano troppi fattori in gioco: le circostanze di mercato (c’è tanta domanda per un giocatore? C’è offerta di quel giocatore? Qual è l’ancora di riferimento per i prezzi?), l’istinto o l’impulsività di direttori sportivi che, spesso e volentieri, nulla hanno a che vedere con dati e statistiche, ma sono ex giocatori poco avvezzi alla quantificazione (Sabatini, Monchi, Rummenigge, per non citarne che alcuni); un evento che gonfia momentaneamente i prezzi (Europei o Mondiali, per esempio).
Infine, un’altra considerazione: il calciomercato è veramente un tema per cui le informazioni disponibili sono attendibili?
Il dubbio viene perché pendiamo letteralmente dalle labbra di Gazzetta dello Sport o similari (con tutto il rispetto, si intende).
Ma i dati riportati dai magazine sportivi sono quelli effettivi?
Qui sta la principale differenza con le altre aste, comprese quelle per i quadri: trasparenti, fatte alla luce del sole.
È trasparente anche il meccanismo di acquisizione dei giocatori nell’NBA e nell’NFL, ma è tutto tranne che chiaro il nebuloso mondo dei giocatori di calcio.
Sono contratti di natura privatistica e, quindi, quelle riportate sono soltanto voci, attendibili o meno, del giornalista che pubblica l’informazione: sul prezzo del cartellino, sull’ingaggio del calciatore.
Per capirci, Medel è stato venduto ad un prezzo che oscilla tra i 3 e i 10 milioni di euro, con quel margine di errore del 333 per cento, rassicurante come un sondaggio sulla Clinton.
Come mai tanta discordanza tra i numeri? Azzardo l’ipotesi che dipenda da quale sia la fonte della notizia: se è vicina alla società che vende, prevale il prezzo più alto; se è legata alla squadre che acquista, vale il contrario.
Stesso discorso per gli ingaggi, a maggior ragione da quando sono stati introdotti i bonus e gli incentivi legati alla performance.
E quanti di noi stanno attenti ai diritti di immagine di un calciatore? Possono valere fino al 20 per cento di un ingaggio ma, spesso, sono esclusi dal computo (non nel caso dei 30 milioni di euro netti di Neymar al PSG, a quanto pare).
Insomma, il calciomercato rimane un divertente mistero, dove non mancano per altro le bufale acchiappa-gonzi. Valga per tutti quella in base alla quale il prezzo del cartellino di un giocatore si ripaga con la vendita delle magliette dello stesso.
Una sonora cavolata.
Adidas, Nike, Puma trattengono l’85-90% dei ricavi da vendita delle t-shirt. Questo è anche uno dei motivi per cui poi Adidas firma contratti di fornitura tecnica al Manchester United per 750 milioni di sterline in 10 anni: sono completamente scemi o, semplicemente, prevedono appunto il riconoscimento di una cifra forfettaria per la fornitura tecnica della squadra?
Proprio in virtù di questi ricchi contratti, il pagamento del 10-15% di royalties subentra tra l’altro solo dopo che di magliette ne sono state vendute un bel tot (anche sopra le 100 mila unità).
Insomma, a guadagnare dalla vendita di magliette è, comprensibilmente, chi le magliette le fa.
Ecco, ora godiamoci gli ultimi 20 giorni di mercato provando a stimare il prezzo giusto dei prossimi colpi. Il metodo scientificamente più valido è ciucciarsi il dito per vedere dove tira il vento.
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