Costume
Nonni
Una generazione intera sta venendo falcidiata da questo virus, da questo nemico implacabile (sì, per me la metafora bellica è senz’altro adatta; da Eraclito in poi, ma ne riparleremo, forse). Questo è accaduto maggiormente nelle regioni dove il nemico ha colpito con particolare violenza (e speriamo che si fermi). Ma è chiaro dai fatti che si accanisce sulle fasce più deboli della popolazione, gli anziani. Non si sa ancora perché (ma per fortuna!), ha risparmiato i bambini.
Loro, i vecchi, che hanno vissuto negli anni ’40, hanno fatto in tempo a vedere la guerra e poi l’inizio della ricostruzione. Ma anche quelli della generazione precedente, nati durante il fascismo e giovanissimi alla fine della guerra. Di questi erano i miei nonni, che mi hanno allevato, cresciuto, dato forza.
RSA è acronimo di residenza sanitaria assistenziale. Meglio dismettere l’eufemismo e chiamarla ospizio. Ci si va a passare gli ultimi mesi della propria vita, talora anni, quando non si può più essere tenuti dai familiari. Io so cosa vuol dire. Mio nonno ci fu messo alla fine, dopo aver ostinatamente vissuto da solo , morta nonna, per più di cinque anni; ci ha resistito, nell’ospizio, solo un mese, poi si è lasciato morire. L’ultima cosa che ha detto a me è stata : “Voglio morire a casa mia”. Non c’è stato modo. Ha smesso di mangiare e di bere, e ha avuto un blocco renale che se lo è portato via. Però abbiamo potuto seppellirlo. E, prima, almeno io, l’ho visto nella terapia subintensiva. Dormiva, come riposasse tranquillo. Poi l’ho visto nella bara aperta, come si fa nelle veglie funebri, nell’obitorio freddissimo dell’ospedale.
Capiterà a tutti di morire, ma la cosa più brutta è morire soli e non essere vegliati dai propri cari. A lui, per fortuna non è accaduto. A moltissimi nonni accaduto e sta accadendo. E’ la cosa più terribile…
Che tutto questo dolore sia il cemento civile sul quale ripartire.
Mio nonno voglio ricordarlo così, era l’8 febbraio del 1973 a Latina.
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