Costume
Non vogliono protestare e si fidano poco del vaccino: il Natale degli italiani
Gli italiani si dichiarano nel complesso favorevoli alle misure intraprese dal governo per la gestione della situazione attuale. Sembra provvisoriamente dissolta, a parte qualche eccezione, la rabbia e il moti di dissenso che contraddistiguevano il clima sociale anche di poce settimane fa.
C’è poca voglia di protesta e l’immobilità si dimostra una prospettiva praticabile ora e nei giorni futuri. Fino a quando non si sa, anche perché la vera canalizzazione del dissenso sembra proprio il miraggio del vaccino, a cui sempre meno si mostrano interessati.
D’altra parte poche cose sono comprensibili in un momento in cui si dichiara, come nei dati qui presentati, di affidarsi prima di tutto alla figura del medico di base, lo stesso per molti introvabile. Una delle tante contraddizioni oltre le quali è difficile distinguere le vere spaccature reali nel paese. Coperte dall’anestetico comune del Natale, con tutte le riserve e i limiti di questo 2020 senza parenti e celebrazioni.
Quello che sopravvive sembra essere un attributo dichiarato, uno stile, la tonalità emotiva del ‘buono’. Al di là di quello che significhi oggi veramente questo termine, nella notte in cui, come scrive Hegel sulla coscienza infelice, tutte le mucche sono nere. Diventa complicato anche intendersi sulle parole e soprattutto sui loro significati.
Sarà utile quindi soffermarsi soprattutto sui fatti. In questo caso di atmosfera natalizia, per i pochi acquisti che supereranno il varco della pandemia, si può osservare la netta divisione tra due mondi della distribuzione. Da una parte i ‘negozi di quartiere’, molto vicini a casa (con una leggera prevalenza al centro e negli over 55enni), dall’altra, l’altra metà, quello delle piattaforme online. Cultura locale e valori del territorio da una parte e digitalizzazione dall’altra, in un’ottica di polarizzazione inclusiva tutta ancora da studiare.
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