Ambiente
Monopattino: se facessimo anche noi un referendum?
Parigi, una tra le principali capitali Europee, è stata tra le prime ad adottare i monopattini in sharing come alternativa ai soliti mezzi di trasporto. L’iniziativa, datata 2018, è stata inizialmente accolta con favore, poi con il passare del tempo l’amministrazione si è vista costretta ad applicare regole molto severe per evitare utilizzi impropri, riducendo la velocità a soli 10km orari con l’obbligo di parcheggiarli in aree appositamente dedicate. Ciò non è bastato, il 2 aprile scorso è stato indetto un referendum che ha sancito il divieto di noleggio dei monopattini a partire dal prossimo mese di settembre. Alla consultazione hanno partecipato solamente il 7% degli elettori ma l’89% si è dimostrato a favore del divieto, oltre 100.000 parigini. Da una parte l’odio per il mezzo a due ruote, dall’altra un sensibile disinteresse per un divieto che non riguarda i monopattini di proprietà ma solo i servizi di sharing.
Saranno la bellezza di 15.000 i mezzi che dovranno essere rimossi, un duro colpo per le società di noleggio che dovranno rivolgersi ad altre città per riutilizzarli.
D’accordo sulla prospettiva green (che va tanto di moda), ma il mezzo si è dimostrato una minaccia collettiva, vengono sparpagliati in ogni dove, spesso non rispettano il codice della strada e sono molto pericolosi. Sempre a Parigi in soli quattro anni si è passati da 203 a 426 feriti, tra i morti anche una trentunenne italiana, investita in centro da due ragazze in monopattino che procedeva ad altissima velocità. Sulla pericolosità del veicolo che circola in strutture non adeguate, insieme al mancato rispetto del codice della strada da parte di chi lo conduce, penso che non ci siano dubbi. Chi a bordo ospita uno o addirittura due passeggeri, chi guida con cuffie o auricolari, chi si avventura in strade provinciali, (visto con i miei occhi) chi procede al buio senza luci, chi sfreccia a 25 km orari su una pista ciclabile, chi alla guida posta messaggi sui social, il tutto su un veicolo altamente instabile, l’incidente è sempre in agguato e le vittime spesso si fanno compagnia tra chi guida e chi viene investito. Da noi in Italia non essendoci una targa che li identifica si crea una situazione di impunità pericolosa. Quanti sono coloro, magari pendolari, che usano il monopattino per evitare il traffico contro quelli che lo usano a scopo ricreativo magari in ore serali e sotto l’effetto di droghe o alcol? Le statistiche non rispecchiano sempre la realtà, perché molti sono gli incidenti che passano sotto silenzio dove, chi subisce un sinistro, non sempre si rivolge ad una struttura sanitaria perché riporta ferite leggere.
Molte altre città li hanno vietati: Monaco, San Francisco, restrizioni anche in Spagna e ora allarme anche da noi. In arrivo modifiche del codice della strada, però ancora a discrezione dei comuni, casco, limiti di età, luci, presto gli indicatori di direzione, niente animali al seguito (si perché è capitato anche questo) clacson. Il Ministro Matteo Salvini dichiara: “sono stati 3.120 i morti sulle strade italiane l’anno scorso, non è possibile; lavoreremo ad un nuovo codice della strada. Per chi usa il monopattino elettrico: casco, immatricolazione, assicurazione e buona educazione” su quest’ultima indicazione nutro forti dubbi.
All’inizio anche da noi, che da Parigi abbiamo preso spunto, era tutto rosa e fiori. Una vera figata! Non inquinano, occupano meno spazio di una bici, sono ecologici, ci fanno tornare bambini, ma allora sono meglio quelli a spinta: devi fare fatica, quindi ti tieni in forma, non puoi guidare ubriaco altrimenti ti manca la sufficiente spinta muscolare, niente telefono, perché le mani devono essere entrambe saldamente attaccate al manubrio altrimenti cadi, non puoi portare un passeggero altrimenti la fatica è doppia, animali a casa, ma soprattutto non devi ricaricare nulla tranne le tue gambe…
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