Costume
Maranza: chi sono i nuovi tamarri!?
Le questioni sociali sono comuni nella società odierna, probabilmente chi più chi meno è vittima di un tipo. Fenomeni sociali e psicologici che hanno un impatto negativo sul benessere umano, che spesso inconsapevolmente ascoltiamo canticchiando nei brani più trasmessi per radio, perché in questo lungo strascico d’estate estate i tormentoni della musica richiamano Sfera Ebbasta, Lazza, Ghali, Simba La Rue e sonorità tendenti al rap, genere sempre più in ascesa. L’hip hop e il rap tunisino ad esempio utilizzano la musica per portare sul palco questioni sociopolitiche, si tratta di ventenni delle realtà urbane più disagiate, artisti accomunati da un’infanzia difficile, apprezzati per i testi espliciti e coraggiosi, che parlano alle giovani generazioni di esperienze poco raccomandabili usando termini per nulla entusiasmanti. Maranza: termine ora più che mai ripetuto, con il problema dell’immigrazione incessante, dilaga nelle diverse regioni d’Italia spopolando nei social, da TikTok ad Instagram, creando un movimento coatto e raccapricciante con la specificità nello stile, l’atteggiamento e la musica favorita. L’abbigliamento “tamarro” è facilmente individuabile: tuta acetata o tech, simboli sportivi delle squadre di calcio quali Real Madrid o Paris Saint Germain, giubbotto imbottito o smanicato, cappellino con visiera o bandana. Immancabili sneakers Nike, borsello a tracolla Louis Vuitton, ciuffo sulla fronte, collane d’oro massiccio ed orologi grandi marche. Sui social impazzano perché, l’attuale contesto giovanile, ama queste bande di richiamo per la loro musica rap e trap ascoltata a tutto volume per strada, ma al contempo odia e teme questi ragazzi sempre pronti a generare disordini che rischiano di mettere a rischio l’incolumità dei teenager.
L’elemento più scabroso è rappresentato dalla strafottenza e l’arroganza dimostrata dalle baby-gang nei confronti delle istituzioni italiane e delle forze dell’ordine mentre su tutte le piattaforme social lanciano messaggi subdoli ai giovani facilmente suggestionabili, inneggiando a partecipare ad incontri in piazza con scopi violenti o minacciosi. Anche se il fenomeno delle gang etnico-giovanili viene da lontano, sempre più spesso i giovani, fomentati o meno, si atteggiano a bulletto, pronti a fare rissa. Il popolo dei giovani migranti, sebbene accolti in strutture di assistenza da Sud a Nord della nostra nazione, nonostante i piccoli Comuni mettano a disposizione piccoli alloggi aiutando all’inserimento in comunità anche dal punto di vista lavorativo, questi ragazzi rivendicano con intensità crescente i predomini territoriali, rischiano di essere oggetto di situazioni difficili, malavitose, sono gli artefici dei piccoli e grandi furti, di atti vandalici e di aggressioni ai giovani abbienti che vengono presi di mira per la loro fortuna di “non conoscere le situazioni difficili e drammatiche della vita”.
L’integrazione è un problema sempre aperto e dibattuto, accompagnare i ragazzi verso la scolarizzazione per poter essere in futuro autosufficienti e inseriti nel tessuto sociale è utopistico come credere di poter loro insegnare lingua e regole delle comunità, perché le modalità comunicative e il modus vivendi è radicato in ogni popolazione e non coincide con la collettività ospitante. La possibilità di convivere è inattuabile, farlo senza discriminazioni è illusorio maggiormente alla luce di casi di piccole o grandi violenze a scapito di giovani vittime che, non gradendo la loro partecipazione nel gruppo, sono terrorizzate e rapinate dai coetanei che fanno della strada la propria via di socializzazione. Il disagio economico e il desiderio di pareggiare i conti, con chi è nato più fortunato, è marcato: sono ragazzi di origine sudafricana fuggiti da situazioni conflittuali del proprio paese per stabilirsi, in luoghi diversi da quello di origine, abbandonati al loro destino e privi di famiglia. L’immigrazione incontrollata in Italia è un fenomeno crescente, il nostro Paese si trova a dover fronteggiare e a misurarsi con l’afflusso di uomini e donne di culture, usi e religioni diverse tra loro ma, sebbene cerchiamo di assumere sempre più le sembianze di una società multietnica, garantire l’ordine e la sicurezza pubblica non deve essere una sfida ma una necessità quotidiana per l’incolumità propria e altrui, rubare spesso per gusto o aggredire dei minori per uno sguardo sgradito, richiede misure importanti.
La Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli, stipulata a Strasburgo e ratificata in Italia nel 2003, contiene disposizioni che rafforzano la tutela dei minori stranieri ed il rispetto dei loro diritti: di non discriminazione, il diritto di protezione e di assistenza, il diritto allo sviluppo e all’unità familiare, il diritto al rispetto dell’identità culturale ed il diritto all’ascolto e alla partecipazione. Tuttavia molto spesso chi si dichiara minore, minore non è, sono “ragazzi-adulti” senza documenti che si auto-rizzano a commettere bravate perché sono i bulletti 2.0, così definiti dalle slang giovanili. Purtroppo nella realtà quotidiana paure silenziose si insinuano, superata forse la pandemia, gli occhi saltuari sulla guerra in Ucraina e il problema frequente dei femminicidi, uno degli incubi sociali per i giovani è quello di essere pullappati dai coetanei stranieri, dall’inglese pull up, cioè abbordati verbalmente o fisicamente, per incitare risse, per farsi dare soldi o spaccio, violenza e accoltellamento nei casi più gravi. Ma i giovani sono la vera prospettiva e ricchezza del Paese, non si può certo cadere in stereotipi legati a vestiti con borchie e catene, ad un genere musicale ascoltato o al linguaggio franco-algerino che mescola parole rap ad insulti, perché non determinano la morigeratezza di una persona, non è l’abito che fa il monaco, ma faticosamente bisogna ammettere che, pur essendo italiani di seconda generazione, questi ragazzi risultano fenotipicamente ed etnicamente diversi, non sempre accettati e non completamente inseriti nel contesto sociale.
Forse queste mode e costumi delle giovani generazioni o l’essere maranza scaturisce dalla rabbia e il disagio dinanzi alla difficoltà che avvertono nel sentirsi ghettizzati, e ammette quanto si debba fare ancora per l’integrazione, anche scolastica, il luogo in cui nei piccoli litigi e incomprensioni fra bambini e adolescenti si viene bollati con il termine maranza. Purtroppo queste generazioni organizzate e baby-gang manifestano in modo negativo l’identità di chi combatte o cerca di cancellare un passato che non avrebbero vissuto e un futuro che stentano a vedere. Sappiamo bene che repressione o dinieghi nella fase adolescenziale generano rabbia e reattività, le prepotenze di questi gruppi parlano chiaro nelle immagini cui assistiamo in prima persona o viste in televisione, immagini dal potere forte accompagnate solitamente da musiche di sottofondo dai testi pericolosi. Visto che i social più usati dagli adolescenti sono quelli che puntano su immagini e video, non si può correre il rischio dell’emulazione portando alla reiterazione di comportamenti sui quali non ci si deve solamente porre interrogativi senza dare risposte drastiche e concrete! E’ bene riflettere…i giovani hanno bisogno di sani esempi più che di critiche, e del divertimento della musica, Festivalbar insegna, è fondamentale porre attenzione a parole e contenuti delle canzoni che parlano e scuotono gli animi e le giovani menti immature.
Simba La Rue, giovane trapper italo-tunisino, ne è uno dei tanti casi:”
Ero diverso dai compagni di scuola
esco da una cella, paura di nessuno,
tanto di follower ne ho centomila.
Da sta scena di scemi mi dissocio
metà di loro son fake, metà di loro son froci
In un giorno spendo stipendi interi
guadagno Burberry piena di bamba
la miseria mi ha traumatizzato
ma è саmbіаtо tuttо e vоglіо рrеndеrmі іl mоndо”.
Se questo è un uomo …ai posteri l’ardua sentenza…meditate gente, meditate!
Devi fare login per commentare
Login