Costume
Ma tu guarda… il “Socrate” in minigonna
In un primo giorno di scuola dalla temperatura pressoché estiva, una studentessa del liceo romano “Socrate” è stata ripresa da una delle vicepresidi per il suo abbigliamento “provocante”, che avrebbe esposto i professori al rischio di far “cadere l’occhio” dove non si dovrebbe (anche per via dell’assenza dei banchi, non ancora consegnati). La reazione è stata immediata: nei giorni succcessivi, le compagne della ragazza si sono presentate in minigonna o shorts e hanno diffuso via social fotografie scattate accanto al cartello: “non è colpa nostra se gli cade l’occhio!”
Si può sorridere della reprimenda un po’ suoresca della zelante vice-dirigente, oppure concordare con lei che l’ambiente scolastico ha un suo dress code, non proprio sovrapponibile a quello di una serata con gli amici. Ma l’episodio ha un risvolto tanto agghiacciante quanto, purtroppo, consueto: la dis-educazione relazionale, che questa volta è arrivata – ahinoi – da una professoressa, cioè una figura di riferimento per gli studenti del liceo.
Il messaggio sottinteso dalla battuta sull’ “occhio che casca” è infatti la solita colpevolizzazione della donna “tentatrice”: un disastro educativo, sia verso le ragazze che – ancor peggio – verso i loro compagni, indotti a convincersi che se un uomo adulto fissa lo sguardo sul corpo di un’adolescente la colpa è di quest’ultima, che avrebbe dovuto vestirsi o comportarsi diversamente. Di qui al “se l’è cercato, lo stupro“, purtroppo è un attimo…
Fa piacere che le studentesse del Socrate abbiano reagito con fermezza; farebbe ancora più piacere sentir “battere un colpo” agli uomini, studenti e docenti (e, perchè no?, assistenti scolastici), che dovrebbero ribellarsi a loro volta allo stereotipo del maschio pavloviano, incapace di controllare le sue reazioni. Un cartello con la scritta: “a noi l’occhio non ci casca!” potrebbe bastare? Almeno, sarebbe un inizio…
(immagine di GiusLipariPA daWikimedia Commons, licenza CC-BY-SA-4.0)
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