Costume
ma tu guarda… i “voli senza destinazione”
In alcuni Paesi asiatici, le compagnie aeree messe in crisi dal blocco dei voli internazionali si sono inventate i “flights to nowhere” (letteralmente “voli verso nessun posto”): si tratta di “crociere aeree” che partono e arrivano nello stesso aeroporto, dopo aver compiuto un sorvolo panoramico di poche ore. Pare che la fantasiosa iniziativa abbia riscosso un enorme successo: il primo volo di questo tipo organizzato dall’australiana Qantas ha esaurito i posti in una decina di minuti.
Tutto sommato, non meraviglia che tante persone abbiano acquistato il biglietto per un “giro in tondo”: conosciamo tutti almeno un “viaggiatore compulsivo”, che inonda i suoi canali social di paesaggi esotici e per queste persone il rito di salire la scaletta di un aereo è un indispensabile surrogato della loro idea di felicità. Ciò che sorprende, è la cifra che molte di loro sono state disposte a spendere: fino a duemilacinquecento dollari per qualche ora di tragitto.
Ma, pensandoci bene, questa scelta è davvero così stravagante? O non capita a tutti noi di investire molte risorse ed energie per qualcosa che è solo una pallida imitazione di ciò che davvero vorremmo?
Sappiamo di non poter realizzare il nostro sogno, ma non siamo capaci di rinunciarvi. E allora prepariamo una valigia vuota e saliamo su un aereo che non ci porterà da nessuna parte: perchè almeno ci rimanga il ricordo struggente del viaggio, che è pur sempre qualcosa di più di un rimpianto…
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