Costume

Lo sconfitto e la felicità

8 Dicembre 2018

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Gianpiero Boniperti

A vincere sono sempre in tanti e a perdere è sempre uno solo (tanti singoli che però fanno una moltitudine).
Per questo più che di sconfitta intesa in senso ampio o come fenomeno o come sciagura, preferisco parlare di chi è sconfitto. Ovvero dell’essere umano che non riesce a vincere.
Esiste una differenza profonda tra chi è sconfitto e chi è perdente; proprio perché parliamo di persone, mentre se parlassimo di sistemi assoluti come la vittoria e la sconfitta non troveremmo la Perdanza (o qualcosa del genere).

Il contraltare sia degli sconfitti sia dei perdenti è il vincente.
La narrazione dominante è quella di chi ha vinto, di chi ce l’ha fatta, non importa cosa o come.
Siamo stati sommersi da frasi, motti, idee come quella di Boniperti che hanno contagiato il calcio, la società e in definitiva il nostro sistema di valori.
Così il fine non solo giustifica i mezzi ma diventa il mezzo stesso. L’avidità, la ricchezza, l’apparire sono diventati l’esaltazione del vincente, di quello che si prende tutta la posta. Agli altri un bel finanziamento a tasso zero.
E così si è creata una frattura filosofica, ideologica, forse anche democratica – il voto conta o non conta? io penso che conti e che quindi vada rispettato -, una frattura che ha generato un’enorme frustrazione tra coloro che, loro malgrado, si sono trovati privi di garanzie sociali, che hanno perso (in questo caso il verbo è quello corretto) il lavoro, la dignità. Questo nell’Italia di oggi.

Ma la sconfitta ha uno spettro di azione più ampio, così sconfitti sono i malati cancro che hanno abbandonato questa terra, sconfitti sono coloro che sono ricorsi all’eutanasia fuori dal nostro paese per avere un fine vita dignitoso, sconfitti sono coloro che si sono suicidati perché non riuscivano a pagare lo stipendio ai propri dipendenti, sconfitti sono coloro che si sono battuti per delle idee giuste (o che solo tempo dopo sono sembrate più giuste) e sono stati assassinati. Sconfitti sono quelli che si sono opposti ai regimi come Jan Palach o i monaci tibetani. Sconfitti sono tutti coloro che hanno dovuto sostenere le prove dure che la vita ha posto loro davanti. Sconfitti sono i parenti degli operai della Thyssen. Sconfitti sono i genitori di Giulio Regeni, quelli di Federico Aldrovandi, di Valeria Solesin, di Eluana Englaro, degli studenti ospiti del pensionato universitario de L’Aquila. Sconfitti sono i genovesi che erano sotto il ponte. Sconfitti sono tutti i padri e le madri delle pediatrie oncologiche che hanno dei referti e degli esiti che nessun genitore vorrebbe mai vedere. Sconfitto è chi scappa dalla fame, dalla povertà, dalla guerra, chi raccoglie pomodori a 2 euro all’ora, chi fa il fattorino con la giacca colorata, chi è in coda al Pane quotidiano. Gli sconfitti sono tantissimi e i vincenti pochi.
La sconfitta fa parte della vita ma si cerca in tutti i modi di nasconderla, di edulcorare la realtà. Di raccontare che tutto è già bello, che siamo noi che non capiamo, che non riusciamo a realizzare i nostri sogni perché sono troppo piccoli.
E così da sconfitti dalla durezza dei fatti della vita diventiamo di colpo dei perdenti, dei loosers, delle persone che non hanno saputo sfruttare le strepitose opportunità che il presente ci offre.

Sono sopravvissuto al cancro, e ho visto molti altri non farcela anche se ci credevano, i quali però hanno avuto un destino avverso. Non ho vinto niente semmai sono solo rimasto segnato per sempre nel mio intimo.
Il fatto di essere qui a scrivere queste cose è ovviamente meraviglioso, anzi doppiamente meraviglioso perché ho la consapevolezza di avere avuto una fortuna enorme. Perché, alla fine, è il culo che conta; i vincenti però non lo ammettono.
La vita, anche se difficile, è bellissima e voglio dirlo.

Chiudo con un inno di alcune cose che rendono felici e per cui non c’è bisogno di essere dei vincitori per apprezzarle:

  • Il suono malinconico di una cornamusa
  • La luce del tramonto sul Duomo di Milano
  • Il fagotto bianco con dentro tuo figlio nato da pochi minuti
  • Il bacio della persona amata quando ti svegli dopo l’anestesia
  • La sorpresa dell’abside di San Satiro meravigliosamente ingannatrice
  • L’umanità dei bimbi dell’ambulatorio di oncologia
  • La coppia di anziani, in cui uno accompagna l’altro a fare gli esami
  • Il sorriso di Osre (credo si chiami così) quando gli regalo qualche euro mentre staziona al semaforo
  • L’esito degli esami che speravi leggere
  • La serenità del tuo dottore mentre ti racconta che stai bene
  • Quando vince il Milan (come diceva E. Jannacci)
  • Il silenzio sulle colline
  • Gli amici, gli affetti
  • I diritti
  • Vivere.

 

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