Costume

L’idea di famiglia, tra natura e cultura

31 Marzo 2019

Sono sinceramente convinto del fatto che ogni opinione meriti rispetto e che pertanto si possa e si debba avere un confronto con tutti, anche con gli autoproclamati “difensori della famiglia naturale” che tanto hanno fatto discutere negli ultimi giorni.

Mi incuriosirebbe molto, ad esempio, capire da che cosa la starebbero difendo, visto che io nemici all’orizzonte non ne vedo. Conosco persone single, divorziate, sposate ma senza figli e/o omosessuali, ma nessuna di loro mi pare abbia la minima intenzione di ledere i diritti della “famiglia naturale”. Al contrario, degli attacchi ci sono stati in direzione opposta a Verona, dove ho sentito dire che il tumore colpirebbe le donne senza figli e che i gay andrebbero curati. Poi, come molti, ho visto il video di uno che ha pensato bene di insultare gli omosessuali esibendo in pubblico il proprio sedere desnudo. Una performance che mi pare si commenti da se’.

Soprattutto c’è un equivoco lessicale che andrebbe rapidamente chiarito, perché la “famiglia naturale” non esiste. Chi sostiene questa difesa vagamente paranoica fonda le proprie ragioni sull’assunto di base che un figlio nasce dall’unione di un uomo e di una donna. Fin qui nulla da eccepire: onestamente non c’era bisogno di cotanto spirito di osservazione per accorgersene, così come non è nemmeno necessario aver letto Freud e l’abbondante letteratura in merito per comprendere come da un dato di fatto meramente biologico derivino conseguenze fondamentali per lo sviluppo psichico e sociale della persona.

Ma in questo è determinante il genitore che ci mette al mondo in senso simbolico, orientandoci nel cammino della vita, e che non sempre coincide con chi lo fa in senso letterale. Inoltre, è un errore far coincidere il modo in cui la vita ci viene donata con quello con cui dovremmo viverla. L’aspetto naturale finisce con la genesi della persona, un meccanismo che si impara nelle prime classi elementari. Il fatto che poi genitori e figli diano luogo a una famiglia è tutt’altro che naturale: è, al contrario, un elemento culturale anche relativamente recente e per nulla scontato.

Nella natura dell’essere umano c’è, semmai, il clan, uno strumento che, come il branco nelle altre specie animali, ci protegge dalla Natura con la N maiuscola, che non è sempre buona e conciliante come taluni credono. I batteri sono naturali, la penicillina no. Lo stesso dicasi dei terremoti e delle costruzioni antisismiche.

Allo stesso modo, vivere o meno in una famiglia è una scelta culturale e non un anelito iscritto nel DNA.

La famiglia è un valore nel quale personalmente mi riconosco, ma che non ha certo una declinazione univoca. La monogamia (almeno dichiarata, lasciamo perdere se praticata o meno) non è certo una scelta naturale e in alcune culture non è prevista. Altrettanto diversi sono i modi di concepire la tutela dei figli, le regole di appartenenza al gruppo e il ruolo della donna.

L’idea di famiglia cambia non solo nel tempo, ma anche nello spazio, perché anche oggi ciò che nella civiltà occidentale viene dato per scontato è totalmente privo di senso in altre parti del mondo. Ha molto più senso chiamarla famiglia tradizionale, che però è un termine dal significato opposto a naturale e chiaramente relativo ai diversi contesti.

In molti di questi gioca un ruolo determinante la figura dell’uomo, che proprio attraverso il simbolo della famiglia acquisisce un’identità sociale altrimenti dubbia, così come dubbia – in regimi di promiscuità sessuale – è la paternità, al contrario della maternità. Se la madre è semper certa, il padre è Pater Familias.

Allo stesso modo, la pretesa di oggettivare la propria idea di famiglia, seppur rispettabilissima, attribuendole l’etichetta di “naturale” corrisponde al tentativo di acquisire un vantaggio indebito su altre concezioni, altrettanto dignitose.

E’, in fin dei conti, un segnale di debolezza. Lo stesso che si manifesta quando si afferma di combattere in difesa di un fortino che nessuno sta nemmeno pensando di assaltare.

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