Costume
Legioni di Idioti (e qualche sparuto watchdog)
Prima dei social media, sui giornali tipo il Corriere della Sera o in televisione, su canali come Raidue potevi scrivere impunemente qualunque cazzata, al massimo qualche rompiscatole ti avrebbe inviato un messaggio di reclamo che era piuttosto facile ignorare
— Massimo Famularo (@MassimoFamularo) 29 gennaio 2019
Prima dei social media, politici, commentatori ed “esperti” potevano dire qualunque cosa in TV, sui giornali o nei libri stampati con l’unico limite del filtro critico operato da editori e redattori e entro i limiti dei paraocchi ideologici di ciascuno
Poi i social media hanno dato la parola a “legioni di imbecilli” e, pensate un pò, si è scoperto che una quantità rilevante di informazioni false, incomplete, proposte in maniera fuorviante contribuivano da tempo alla formazione della cultura del paese
Oggi non si riesce a sgarrare di uno 0,04% nella narrazione sul rapporto Deficit/PIL senza che qualche ostinato rompiscatole lo faccia notare, quindi il controllo sull’informazione che circola è sensibilmente migliorato e non lo dobbiamo a servizi pubblici pagati coi soldi dei contribuenti
Certo, c’è anche tanto rumore, perché chi prima disinformava impunemente si è adeguato ai tempi, ma almeno si può dire che grazie ai social media siamo tutti più “liberi di scegliere“
Questo ovviamente non vuol dire che sia opportuno mettere ai voti le tesi scientifiche, piuttosto è vero il contrario
La sfida quindi è cercare di discernere le fonti e gli autori attendibili da quelli che non lo sono, nonostante una parte ancora molto grande di chi si occupa di informazione in questo paese sembra non ritenere questa distinzione troppo rilevante…
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